40- Ritorni...

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-y/n pov-

Mi svegliai dopo ore, mi avevano iniettato il siero e mi sentivo diversa, avevo mal di testa e la vista annebbiata. 

"Ti avevo avvisata" disse una voce famigliare da dietro "Non sempre avere lo stesso sangue ti fa sentire parte della famiglia"

"Mikael..." espirai. 

"Ciao piccola y/n" mi salutò

"Non puoi essere qui, devi andare" lo avvertii cercando di alzarmi, ma l'uomo scosse la testa in segno di disaccordo

"Non vado da nessuna parte, ora tu hai il siero che scorre nelle tue vene, devi andare via tu! Scappa y/n o non potrai più tornare indietro"

"Di che stai parlando?"

"La simulazione è opera mia, potevano ignettarti il siero subito, ma non gliel'ho permesso"

"Dovrei ringraziarti?" dissi portandomi la mano alla tempia sinistra. L'uomo sorrise e mi aprì un portale

"Dove porta?" chiesi informazioni

"Dove tu desideri"

Dopo averlo ringraziato entrai nel portale e una luce abbagliante mi accecò, finito di attraversare la porta mi ritrovai in uno dei posti dove non avrei mai immaginato di trovarmi. 

"Ma che diavolo" sussurrai

Ero al compound degli Avengers... se loro avrebbero scoperto che gli avevo mentito per tutto questo tempo... dannazione. Perché mi stavo preoccupando della loro reazione, dovevo uscire di lì. Immediatamente. Iniziai a camminare per raggiungere il garage e rubare una macchina.

"Hey tu!" mi richiamò una voce femminile che potevo riconoscere tra centinaia

"Chi sei?" mi domandò avevo il cappuccio della felpa alzato e dallo specchietto della macchina riuscii a vederla. Natasha. Esattamente non so cosa mi prese, ma mi abbassai il cappuccio e mi voltai verso di lei.

"Bello il nuovo taglio, ti fa risaltare gli occhi" mi complimentai con lei notando i suoi capelli biondi con il caschetto. A primo impatto non mi riconobbe o forse non voleva o forse ero veramente cambiata.

"Non è possibile..." iniziò a borbottare tra se e se

"So che è difficile da accettare, ma devi lasciarmi andare"

"No... tu-" delle lacrime iniziarono a rigarle il viso, così mi fiondai tra le sue braccia

"Sono qui, sto bene" provai a rassicurarla

"Tu eri m-morta... i-io" balbettò mentre piangeva tra le mie braccia

"Shh, calma"

"Vengo con te" disse tirandosi su il naso

"No"

"Me lo devi" 

"Dannazione Romanoff" roteai gli occhi "Entra" lei fece come le dissi.

In macchina iniziò a parlare lei, io ero concentrata a guidare

"Cosa ti è successo y/n? Sei cambiata..." 

"Beh, sono successe molte cose"

"Racconta" mi invitò lei, ma non riuscii a dire una parola... così deviai il suo sguardo

"y/n... dimmi solo una cosa" feci cenno di continuare "stai bene?" mi domandò. No. Certo che non stavo bene.

"Natasha... non mi va di parlare di quello che mi è successo"

"Appena vorrai parlare con qualcuno sai dove trovarmi"

"Perché?" le domandai

"Cosa?" 

"Perché ci tieni a me? Perché continui a volermi aiutare?"

"Perché sei mia amica, mi sei mancata" rispose

"La tua amica è morta Nat, nello stesso momento in cui ha scoperto che l'avevate tradita"

"Tradita?" ripetè 

"Si, tu sapevi che Elia era mio padre?" 

"y/n..." provò a cambiare argomento, così fermai l'auto

"Rispondimi!" le urlai contro, il suo sguardo era terrorizzato. Aveva paura di me. 

"Si lo sapevo..." ammise

"hai paura?" le domandai

"No... mi hai solo spaventata"

"Scusa..."


Angels could be bad // Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora