Capitolo 12

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Chuuya era seduto sulle gambe di Dazai, questo lo stringeva a sé mantenendolo per i fianchi, altrettanto il rosso lo avvolgeva con il suo corpo, abbracciandolo con le mani dietro la nuca, e con le dita si divertiva ad attorcigliargli le brune ciocche di capelli. Tra le loro lingue pareva accendersi qualcosa, iniziavano a baciarsi più intensamente. Chuuya si premeva al moro in un bacio focoso e più famelico, gli mordicchiava le labbra, le loro lingue parevano danzargli nelle bocche, mentre le mani di Dazai gli scivolavano sul corpo, alzandogli leggermente la maglia. Il rosso si staccò lasciando Dazai con le labbra socchiuse. Il suo volto contro luce pareva ancora più bello, Chuuya si fondeva con essa, come un lupo selvaggio che ulula alla luna. Il rosso toccò le labbra semiaperte del moro con l'indice lasciando scivolare le dita affusolate lungo il mento per poi riportarle a se, nei suoi occhi c'era un qualcosa di incredibilmente seducente, tanto da assorbire completamente Dazai che ormai si era già perso da un po'. Si avviò verso la moto ed il moro lo seguì come un cagnolino.
Al bordo di quella rossa Dazai si avvolse ai fianchi del compagno, così fini, e li tastava gentilmente, si sfregava sulla sua spalla e gli baciava il dolce collo, mentre Chuuya correva come non mai nella direzione di casa sua.

Era arrivato alla fine, ci era riuscito, Dazai voleva scappare, gli mancava solo un tassello ed era il più pesante di tutto il puzzle. Non si sentiva le gambe, era debole ed il corpo pareva non rispondere al cervello. Abbandonato a quella panchina si mise ad osservare il mare, tanto ormai stava impazzendo e non sapeva che fare. Le onde si muovevano in direzioni contrastanti verso la riva e più in largo in direzione differente seguendo la corrente, il vento gli si muoveva tra i bruni capelli strappando qualche foglia dall'albero, l'odore dell'acqua, della salsedine, gli ricordava quasi l'inizio del viaggio. Rifletteva sul suo sguardo quieto, aveva iniziato innamorato di quel ricordo, spensierato, ed ora che era arrivato alla fine, avrebbe desiderato solo scappare, fuggire era l' unica cosa che infondo sapesse fare. La sua intera vita si era basata sullo scappare, aveva tentato di scappare dal dolore, dalla sua stessa esistenza più e più volte, era scappato da Chuuya, dall'amore, era scappato dalla mafia, ed ora? Sarebbe scappato di nuovo? Per quanto gli sembrasse di star bene più fuggiva e più si ricordava del passato che non lo abbandonava. Avrebbe sopportato un altro errore? Infondo lui era ovunque, sentiva ancora l'odore dei suoi capelli rossi appiccicato sulla pelle. No non sarebbe riuscito a liberarsi di lui, se ci fosse stato Oda probabilmente lo avrebbe incoraggiato ad andare incontro a ciò che provava, ma era così difficile, gli pareva impossibile. Il rosso lo odiava, e non aveva torto, come avrebbe fatto ad incontrarlo, come poteva incrociare quegli occhi blu dopo quello che aveva fatto? In quel momento sentiva il fallimento scivolargli lungo la schiena, non aveva più forza, non percepiva più i suoi muscoli, quel fallimento lo faceva star male, lo teneva in ansia, piangeva solo all'idea, eppure era inevitabile. Forse era meglio fermarsi, ubriacarsi come sempre alle 4 del mattino, soli nel dolore. Svegliarsi come uno zombie ed andare a lavorare sorridendo è scherzando come se non fosse nulla, indossando la solita maschera da pagliaccio, quando invece dentro di sé avrebbe voluto solamente urlare. Mordersi le guance prima di parlare per non sbagliare le parole, tornare in quella casa vuota senza nessuno, gettarsi sul futon e finire subito la giornata nell'attesa straziante della notte orribile e di rinziare il ciclo. Si sentiva pietrificato, delle mine stavano esplodendo dentro di lui, stava diventando insopportabile, voleva scappare, dimenticare, ma tutto gli ricordava lui, stava impazzendo, vedeva nel mare i suoi occhi, lo vedeva vicino a sé a fargli compagnia sulla fredda panchina, sentiva il suo profumo, lo stava perseguitando. Più pensava di fuggire e più il compagno gli ricordava di non farlo, si chiese se un po' l'avesse desiderato, sentiva il dolore di Chuuya unirsi al suo, chissà per quanto tempo l'aveva aspettato, quel giorno nudo coperto solo da lenzuola sottili forse l'aveva atteso, forse per caso anche lui lo aveva pensato, e si era dato mille schiaffi per dimenticarlo. La vita era strana, era da molto che Dazai si chiedeva il perché bisognasse sopportare sempre il dolore, da quando era nato aveva conosciuto solo quello. Quell'aria gli faceva troppo male, il vento gli finiva nei polmoni pundengolo come mille aghi, non riusciva più a sopportare. Si alzò sperando che le scarpe lo portassero a casa e da nessun'altra parte gli ricordasse quei folti capelli rossi. Voleva solo gettarsi sul futon e bere, bere tutto lo scotch che aveva in dispensa, magari avrebbe provato ad uccidersi ingoiando tutti i medicinali di casa sua, ma in quel momento non gli importava. Le sue scarpe camminavano, il cielo ormai si era fatto completamente blu, il sole gli scottava leggermente dietro al collo, ed il vocío delle persone correre avanti ed indietro non faceva che snervarlo di più. Passò davanti all'agenzia ricordandosi di aver saltato il lavoro, non ci aveva proprio fatto caso, era così assopito dai ricordi che si stava dimenticando del suo presente, Aumentò velocemente il passo nascondendosi dietro le siepi e gli alberi per paura che qualcuno potesse notarlo, stranamente Dazai si vergognava di aver marinato il lavoro, l'aveva fatto anche altre volte, eppure solo in quel momento aveva sentito il peso delle sue responsabilità. Guardava le scarpe attentamente, ormai non si fidava nemmeno più di loro che cercavano solo il passato, alzava la testa per controllare di prendere la strada giusta, per poi ritornare con lo sguardo fisso all'asfalto. Continuò a camminare fino ad arrivare ad un porticato. Casa sua da fuori non era poi così male, non ci aveva mai fatto caso, era sempre distratto dalla tristezza dell'ingresso. C'era un piccolo giardino con l'erba abbastanza curata per essere la casa di Dazai, su questa c'era qualche pietra levigata qua e là che delineavano un sentiero, ai lati della casetta c'erano degli alberelli molto esili che si tenevano in piedi quasi per scommessa, erano alberi di ulivo. Li aveva piantati il suo collega felino come regalo, erano simbolo di rinascita, una rinascita nella quale tanto sperava e che mai arrivava. Seguí il percorso salendo due gradini in pietra, ma arrivato nell'atrio rimase quasi immobilizzato, la porta era sbarrata.

Sullo zerbino, rannicchiato dormendo quietamente, c'era il giovane Atsushi, probabilmente l'aveva aspettato e si era addormentato nell'attesa. Dazai si stese al suo fianco facendo scivolare lentamente il corpo lungo il muro. Con la mano accarezzava i capelli argentei del compagno, si era dimenticato anche di lui. Rimasero così per un quarto d'ora, forse di più, ed il moro non si staccò dal coccolare quel ragazzino steso davanti alla sua porta. La tigre aprí delicatamente gli occhi stropiciando il naso e sbadigliando a bocca scoperta.
<< Ti sei svegliato finalmente>> Gli disse Dazai, i suoi occhi erano dolci e rassicuranti e sorridevano insieme alle labbra, l'aveva imparato da Oda. Il ragazzino sobbalzò per lo spavento strisciando goffamente verso gli scalini.
<< Dazai-San! I-i-io.. >> Il ragazzino girava la testa a destra e a sinistra come se volesse assicurarsi di non star ancora sognando, ed il moro ne rise genuinamente. Si chinò, prese le chiavi da sotto il ruvido zerbino ed aprí la porta.
<< Entra, mi spiegherai dopo. >> Atsushi annuí con la testa e si alzò verso in compagno che lo incoraggiava ad entrare spingendolo con una mano sulla spalla. Poi chiuse bruscamente la porta, causando la caduta di qualche fogliolina secca che morente si poggiò all'ingresso.

Note dell'autrice
Ecco anche il capitolo 12 :).
Non ho avuto il tempo di rileggerlo quindi (come sempre dopotutto) scusate per eventuali errori.
È un capitolo di passaggio ma spero possa piacervi ugualmente <3
Se si ricordate di cliccare la 🌟 seguirmi e condividere la storia ad altre fan della soukoku. Noto che non siamo tanto lontani dalle 100 visualizzazioni e per me sarebbe un gran piacere. Non siamo tanti ma per me anche solo essere riuscita a scrivere questa storia è davvero incredibile.
Al prossimo capitolo
Bye bye
-Yres

𝑴𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒆𝒔 𝒊𝒏 𝒘𝒊𝒏𝒆 // 𝒔𝒐𝒖𝒌𝒐𝒌𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora