Capitolo 1

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La notte pare sempre infinita, quando si è immersi nei pensieri fino a restarne soffocati. Dazai girava e rigirava nel suo morbido futon come se gli mancasse il respiro, i pensieri orribili lo tormentavano tanto da voler urlare e squarciare il silenzio notturno. Si alzò, gironzolava per la stanza mentre si graffiava con le sue mani bendate il viso. Tutto era buio ed in quel buio lui sentiva il forte desiderio di morte, avrebbe pregato il mietitore di bussare alla sua porta, ma questo pareva desiderasse solo la sua sofferenza. Si muoveva avanti ed indietro sfrenatamente poi si fermava con la testa tra le mani, si mordeva per non urlare dal dolore, si piegava al pavimento e dopo tante urla senza voce finiva per piangere, le lacrime gli arrosavano gli occhi e la notte distruggeva sempre di più il suo essere. Rimase molto tempo accasciato al pavimento, fermo come un bimbo quando ha paura, premendo le mani alle orecchie per non sentire quella voce che lo perseguitava ricordandogli la pace eterna. Dopo ore passate così, ritornò in piedi, era debole, tremava, le sue gambe sembravano gelatina e non lo volevano sostenere, privo di forze raggiunse a passo lento uno dei mobili della sua cucina, quello che perennemente rimaneva chiuso se non in situazioni come queste. Spalancò con forza le ante, all'interno di quegli scomparti polverosi vi erano molti alcolici, l'unico modo per mettere fine a quella nera notte. Ne bevve come un assetato che non vedeva acqua da giorni, si affogava con quel liquido sforzandosi di mandare giù quanto più riuscisse, questo gli scendeva dalla bocca gocciolando sul mobile mentre egli sfrenatamente continuava a bere. Svuotò l'intera bottiglia, non ne rimaneva più nulla e miseramente cercava di bagnarsi la lingua con le ultime gocce rimaste, fece un respiro profondo, a cosa gli era servito tutto questo? con il pollice si pulí la bocca e dalla mensola prese un'altra bottiglia, ormai non gli importava più nulla. Non ebbe però il tempo di stapparla che in quel trambusto qualcosa gli saltò all'occhio lasciandolo quasi pietrificato. Tra tutti quegli alcolici vi era una vecchia bottiglia di vino, dalla forma semplice, con il vetro di un verde intenso che quasi nella notte pareva scintillare. Si chiese perché fosse lì, era incomprensibile visto l'odio di Dazai per questa bevanda. Prese la bottiglia verde analizzandola a fondo, gli parve familiare, troppo familiare. Nonostante non gli piacesse prese un calice e si versò quel vino rosso che pareva sangue, lo portò alle labbra e ve le bagno. Lo sorseggiò, non gli piaceva eppure aveva qualcosa di particolare, gli ricordava qualcosa, qualcosa con i capelli rossi, con gli occhi blu come il mare ed il cielo. Erano passati 4 anni da quando aveva lasciato la mafia, eppure così in una notte come quella gli ritornavano questi ricordi. Continuava a bagnare le labbra in quel rosso, e sentiva il calore di altre labbra sulle sue. Come uno strano flashback gli tornò alla mente un ricordo confuso. Le sue labbra si premevano su quelle di un altro che sapeva di vino e lui disperatamente le cercava. Buttò giù un altro sorso che pareva più buono. Una mano coperta da un guanto nero gli toccava la pelle, le sue bende erano scoperte ma non se ne vergognava. Bagnò nuovamente la lingua nella bevanda, iniziava a sudare e con la mano stringeva il ripiano del mobile sopra di sé, ma continuava a bere.
Le labbra si spostarono sul suo collo e la lingua della figura lo bagnò completamente, le sue mani intanto scendevano verso la cintura e con forza la tirarono via. Dazai strinse il piano con ancora più forza, si tolse la maglia per il forte calore che sentiva, ma nonostante questo non riusciva a staccarsi da quel bicchiere ed il ricordo sembrava sempre più vivido. Le mani del compagno scesero lungo il suo corpo, gli abbassarono il pantalone che gli scivolava sulle gambe, poi volò sul pavimento mentre le mani lentamente gli levarono anche le mutande lasciando il membro del ragazzo completamente scoperto. Chuuya lo prese delicatamente in mano ed iniziò a massaggiarlo aumentando man mano la velocità. Dazai sentiva il calore del suo respiro scendere lungo il suo corpo fino a ritrovarsi all'altezza del membro, il rosso lo baciò delicatamente con le sue labbra al vino e poi annullò quel sapore succhiando il suo pene. Ricordava solo questo, solo quell'attimo in cui aveva amato il vino. Dazai posò il bicchiere e con entrambe le mani strinse il piano alzando la testa poi scese la sua mano destra lungo il suo corpo e gemette. Gli occhi iniziarono ad inumidirsi fino a far scendere dal suo viso delle lacrime che cadendo bagnavano il piano. Non conosceva il motivo di quelle lacrime cadute dai suoi occhi con tanta naturalezza, tanto da farlo sembrare quasi un bambino. Dopo tutto quello che prima aveva vissuto forse questo rappresentava un pezzetto di felicità? Oppure era solo malinconia, ma di che cosa? Non sapeva nemmeno se quella notte fosse veramente esistita e perché dopo 4 anni era ritornata da lui. Quel sapore di vino ora gli si imprimeva sulle labbra proprio come nel pensiero. Con quel ricordo si posò sul futon e cercò di dormire, anche se non era semplice, aveva bisogno di sapere di più, doveva cercare quelle labbra, quel ricordo che per quattro anni era stato dimenticato. Si addormentò ricordando il suo profumo. Erano le 4 e il giorno seguente avrebbe dovuto lavorare, non era la prima volta in cui Dazai passava la notte in bianco, anzi ci aveva fatto l'abitudine.

𝑴𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒆𝒔 𝒊𝒏 𝒘𝒊𝒏𝒆 // 𝒔𝒐𝒖𝒌𝒐𝒌𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora