Cosa provava per Chuuya?
Rivolto con lo sguardo al cielo, gli pareva quasi di vederlo nel buio della notte. Risplendeva più della luna, incavolato come sempre. Il moro alzò la mano bendata a quella immensità. Era così lontano.
Dazai non riusciva a rispondersi ma sapeva di desiderarlo. Desiderava la sua presenza, i suoi occhi color mare, la sua voce che gli inveiva contro, ma più di tutto, voleva consumare con lui la sua lussuria. Voleva sentire quel sapore di vino sulle labbra, risentire quella carne alla quale si era concesso. Quel nome era capace anche solo se pronunciato di fargli battere il cuore fino a sentirlo in gola, ma ciò nonostante non riusciva a capirne il perché. Si stese sul marciapiede con le mani dietro alla nuca continuando a pensare. Ripensava a quando Chuuya gli stringeva la mano trascinandolo con forza con sé. Perché quella scena gli piaceva così tanto? Perché sentiva al tatto la sua mano ferma? Si morse il labbro e con la lingua si bagnò le labbra pensando al nudo corpo del compagno che poco ricordava. Lo immaginava a torso scoperto, di una divina bellezza. Nonostante il suo lavoro egli aveva infatti un corpo curato, macchiato solo da alcune cicatrici che non facevano altro che impreziosirlo ancor di più. Dazai chiuse gli occhi, immaginava mentre le sue mani gli sbottonavano la fine camicia che gli nascondeva il petto. Il rosso aveva un fisico scolpito. Si allenava spesso fortificandosi per svolgere il suo lavoro al meglio, e il suo corpo ne portava i frutti. Sembrava quasi una statua creata dalle mani più abili, così bello da riuscire ad eccitarlo senza problemi. Dazai lo vedeva nella sua testa, riuscendo quasi a sentirlo. Erano entrambi sudati, e gocce gli scivolavano sulla pelle come cristalli, bagnando i loro corpi. Il moro non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi muscoli come il marmo e ormai le sagome nei pantaloni di entrambi crescevano. Si desideravano a vicenda con passione, erano assetati di quella passione, bruciavano dalla voglia che avevano di loro. Pensava ai suoi capelli folti e morbidi che gli scendevano sulle spalle e sul volto, risaltando la pelle chiara e quel suo sorriso irriverente, seducente, in quel sorriso c'era il fascino del pericolo, non era il sorriso da angelo, ma un sorriso tentatore che penetrava in Dazai richiamandolo a se. Sentiva il suo respiro caldo e affannato sul suo collo, si toccavano a vicenda, si baciavano il corpo. Dazai posava la sua mano sul volto del rosso che la assaporava con tutto se stesso, bagnandola con la sua lingua, immergendosi nel suo profumo, come fosse un lupo che si sfregava amorevolmente ad un compagno. Ormai erano finiti in un mondo tutto loro. Chuuya si mise sopra di lui, entrambi stesi, si guardarono intensamente negli occhi, il loro respiro risuonava in quel silenzio, il rosso toccava il viso del compagno continuando a guardare quei enigmatici occhi profondi la quale iride nell'eccitazione si dilatava. Dazai invece si perdeva in quel blu, sentiva quasi il loro cuore battere in quegli occhi, si sentiva risucchiato da quel mare, sentiva la tempesta dentro quel ragazzo ed il suo viso divenne rosso come quei dolci capelli, mentre vampate di calore lo avvolgevano e come mani lo toccavano ovunque riscaldandogli la pelle. Chuuya si avvicinò al suo viso, la distanza era quasi nulla, le punte dei loro nasi si toccavano ed i capelli rossi sfioravano il volto di Dazai. Il rosso stava giocando con lui, Dazai lo guardava immobile e nelle sue iridi batteva il suo cuore, il rosso sfregò la sua morbida pelle al suo viso, le punte dei loro nasi si massagiavano dolcemente. Chuuya gli sfiorava velocemente le labbra, che si incollavano per pochi secondi staccandosi a fatica, stava tentando sempre di più Dazai che lo aspettava con ansia. Si fermò a guardare quelle pupille ingrandirsi dal emozione per l'ultima volta e lo baciò ardentemente. Quel bacio rovente e appassionato fece battere il cuore del moro a mille, era proprio il bacio di un dio che prendeva possesso del suo corpo. Preso dall'eccitazione Dazai prolungò il bacio aggiungendoci ancora più passione e violenza di come lo avesse fatto Chuuya, ospitando con desiderio la sua lingua, queste si sfregavano vivamente e le labbra divennero una cosa sola. Dazai si sentiva quasi immerso in quel sapore di vino, si umidificò nuovamente le labbra, sentiva la sua saliva dentro se e ritornò a fantasticare. Il moro strinse le mani attorno al compagno, mentre Chuuya continuava a baciarlo con grande intensità. Ormai Dazai era suo, era la sua preda. Si erano persi nelle fiamme, e neanche l'inferno poteva staccarli, ma purtroppo quelle fiamme erano nulla confronto a quelle che bruciavano l'animo di dazai. Il suo dolce "sogno" fu interrotto da un altro pensiero che gli ronzava in testa, che come una voce lo perseguitava portandolo ad aprire gli occhi. Fin da ragazzino aveva provato un attrazione per il compagno, ma non era mai riuscito a intenderlo come amore e nemmeno a parlane così anche in quel momento nella quale cercava disperatamente i suoi ricordi. Infondo Dazai non sapeva neanche cosa fosse l'amore, era un termine così lontano da sé, come poteva sapere un ragazzo che bramava solo la morte di un sentimento così legato alla vita? Una sensazione per la quale una persona diventa più importante di qualsiasi altra cosa, una sensazione nella quale nel sole, nel mare, in una folla piena di gente vedrai sempre gli stessi occhi più luminosi di qualsiasi stella. La sua conoscienza in materia era come quella di un bambino, forse se l'avesse saputo il vino non gli sarebbe servito. La voce insopportabile della coscienza continuava a parlargli ricordando che forse era meglio che quell'atto che aveva rammentato non fosse vero. Dazai non sapeva che sperare. Cosa provava per Chuuya non lo sapeva, ma se quel ricordo fosse vero aveva giocato con il suo corpo per abbandonarlo subito dopo. A quel pensiero il moro ebbe l'impulso di tirarsi i capelli spalancando gli occhi in maniera folle. Le mani che prima sentivano coccolare il compagno ora le stringeva tra i suoi capelli e le labbra che assaporavano il vino ora stringevano i denti. Si sentí profondamente in colpa. Sapeva che quella disperata ricerca del ricordo l'avrebbe portato di nuovo da lui. E poi cosa avrebbe fatto? Probabilmente avrebbe causato altro dolore, ma malgrado questo Dazai non riusciva ad abbandonare le sue ricerche. Ne aveva bisogno, magari avrebbe voluto anche solamente guardarlo negli occhi, l'uno di fronte a l'altro, stringergli le mani e chiedergli semplicemente scusa. Scusa per averlo usato, per essere scappato via, ma anche solamente per essere esistito. Perché era sicuro che se non fosse esistito avrebbe risparmiato il dolore del povero rosso, la quale unico peccato era stato trovare la persona sbagliata, ma avrebbe aiutato anche se stesso che ormai odiava da sempre ed adesso era dannoso anche per gli altri. Respirando lentamente il moro si calmò ristendendosi su quel marciapiede che adesso gli pareva freddo come il ghiaccio.
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𝑴𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒆𝒔 𝒊𝒏 𝒘𝒊𝒏𝒆 // 𝒔𝒐𝒖𝒌𝒐𝒌𝒖
FanfictionDazai stava pensando al suicidio, come al solito, fino a quando non notó una bottiglia di vino tra gli alcolici. Decise di prenderla e berne un po', nonostante non gli piacesse, ma non lo avrebbe mai fatto se avesse saputo cosa gli avrebbe ricordato...