Capitolo 2

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La mattina seguente la sveglia suonò in modo assordante di un fastidio da rompere i timpani. Dazai non voleva svegliarsi e non solo per il sonno, nel tepore di quelle coperte ricordò i pensieri della notte prima. Purtroppo però doveva lavorare, si vestì il più velocemente possibile, si buttò molta acqua fredda sul viso, non riusciva a svegliarsi, dopodiché si avviò a lavoro. Quella mattina tirava una bella aria fresca, le strade erano vuote vista l'ora e le serrande dei negozi iniziavano man mano ad aprirsi mentre il sole splendeva sul mare. Dazai non era solito a notare quelle cose, ma stranamente quel giorno era diverso, l'avevano perfino fatto sorridere. Era arrivato in anticipo e ne approfittò per fare colazione al bar nella quale solitamente si recava con i suoi colleghi, e con la scusa di un caffè si dedicò alla corte della cameriera alla quale da tempo chiedeva un suicidio di coppia, ma questa non pareva voler partecipare, eppure tentar non nuoce. Arreso per il momento, portò il caffè caldo alla bocca quando dalla vetrina del bar notò kunikida essere già arrivato come al solito precisissimo, posò il caffè promettendo come al solito di pagarlo poi e si diresse dal collega iniziando  la sua giornata lavorativa. Al lavoro però era distratto quei pensieri non lo facevamo concentrare tanto da venir più volte richiamato da Kunikida che come sempre cercava di seguire la sua tabella di marcia. Nonostante questo non riusciva ad eseguire i suoi doveri e aveva sempre la testa tra le nuvole. L'orologio continuava a tichettare, i  minuti sembravano eterni e quel rumore delle lancette rimbombava insopportabile nella testa di dazai. Spesso si girava a guardare quel pendolo che gli pareva quasi bloccato mentre per altri suoi colleghi pareva correre come il vento. Posò la testa sul palmo della mano aspettando stanco che il tempo facesse il suo corso. I colleghi tra cui soprattutto un ragazzino dai capelli bianchi si chiesero cosa gli stesse succedendo. Non era infatti il solito Dazai, il moro era abituato a sentire la distanza tra un ora e l'altra infinita, eppure i compagni notavano in lui qualcosa di diverso. Era vero che Dazai spesso si perdeva nei suoi pensieri ma questa volta aveva le labbra stirate in un sorriso sincero e delicato. Sembrava quieto a differenza del solito, aveva perso sia la sua  attenzione ad ogni singolo dettaglio che lo distingueva nella sua eccelsa astuzia sia i suoi tristissimi pensieri. Il suo sorriso diveniva  quasi ipnotico, così rilassato e profondo che aveva attirato a sé tutti i suoi colleghi.

Nonostante sembrasse impossibile per il moro il tempo passò ed i colleghi come sempre si riunirono al bar per la pausa pranzo, ma Dazai non venne. Il giovane infatti si fermò al porto ad osservare il mare. Lì il suo sorriso si fece sempre più nitido e socchiuse gli occhi mentre seduto veniva rifrescato dalla brezza del mare. Il mare lo rilassava ancor di più con il dolce rumore delle onde che lo cullavano, veniva immerso in una grande serenità tra il profumo della salsedine e l'odore fresco, piacevole, di acqua e delle creature che portava dentro sé. Tra quelle piacevoli sensazioni posato al terreno si ricordò di quegli occhi. Come quelli nel mondo ne esistevano tanti, ma per lui erano unici, erano i suoi occhi, gli occhi nella quale ti perdi, gli occhi indimenticabili che incoraggiano a battere il cuore. Come i suoi occhi solo il mare. Azzurro era anche il cielo e le preziose pietre che regnavano questa terra ma quegli occhi potevano essere solo come il mare. Affascinanti e pericolosi allo stesso tempo, quegli occhi non erano fatti di sfarzo o profondi come la vastità del cielo, ma davano le sensazioni di piacere come solo il mare sa fare. Immerso nei suoi pensieri sentì una voce. Vedeva ancora quel misterioso ricordo davanti agli occhi, sentiva ancora tra le mani la sua pelle nuda, così morbida al tatto, quel calore, ogni suo respiro,eppure non riusciva ad andare più affondo. Perché ci stava pensando così intensamente? Aveva bisogno di risolvere quel mistero, infondo non sapeva neanche se i suoi pensieri dicessero il vero, eppure sentiva come se qualcosa dentro di sé lo spingesse a voler scoprire la verità. La voce nel mentre si fece ancora più intensa ma non la ascoltava, sapeva benissimo di non essersela immaginata, lo stavano chiamando, aveva sentito la presenza di un altro dietro di sé, ed il rumore dei suoi passi, nonostante i pensieri, Dazai rimaneva sempre Dazai.
<<Dazai-San?>> lo chiamò con  voce tremolante il povero atsushi, l'unico che era andato a cercarlo, ma nonostante questo gli rimaneva davanti quasi come se avesse paura di disturbarlo.
<< Atsushi-kun! >> gli rispose dazai sorridente questa volta con un sorriso più scherzoso rispetto a prima.
<< Che ci fai qui?>> gli chiese posandoci una mano sulla spalla
<<Io.... Io.. Dobbiamo ritornare all'agenzia c'è del lavoro da sbrigare >>
<<Capisco, Kunikida ti avrà mandato qui per cercarmi>> il ragazzo non rispose ma iniziò a toccarsi dietro la nuca sorridendo cercando di far finta di non sapere.
<<Andiamo allora>> disse il moro toccandosi il mento con l'indice ed il pollice celando i suoi loschi pensieri
<< Lo farà arrabbiare vero? >> rispose il ragazzino conoscendo l'amore di Dazai per far andare su tutte le furie il povero Kunikida che per causa sua non riusciva a rispettare il programma che ossessivamente seguiva.
<< Non ci penserei mai!! >> rispose dazai sorridendo. Poi con la mano sulla spalla del ragazzino lo spinse in avanti iniziando ad incamminarsi verso l'agenzia. Nel girarsi notò però un albero vicino al mare. Non era particolarmente grade e robusto ma spiccava ugualmente. Era estate e per questo era particolarmente rigoglioso ma non era questo che lo colpiva. Sull'albero vi era una  profonda incisione ed il tutto gli pareva familiare. Quell'incisione più simile ad un buco essendo abbastanza piccola gli tornò subito in mente. Dazai fu quasi travolto da un ricordo tanto che rimase paralizzato davanti ad esso attirando l'attenzione di atsushi che non trovando nulla nella pianta, cercava di chiamarlo, ma ormai Dazai era completamente assolto nei ricordi. Doveva essere una sera di 4 anni fa quando il ragazzo si trovava ancora nella mafia. Stava camminando con il suo rosso collega ed entrambi avevano i vestiti sporchi di sangue, erano appena tornanti da una missione. Erano stati  accerchiati da un gruppo di uomini armati, tutti vestiti di nero con sui giubbotti un logo di un organizzazione nemica della mafia. Non era particolarmente grande e nemmeno pericolosa ma la mafia aveva ucciso un suo componente durante una sparatoria conquistandosi una grandissima sete di vendetta da parte dei nemici. Non rispecchiavano una minaccia ma a lungo andare sarebbero potuti diventare un problema, quindi il boss aveva deciso di annientare la minaccia vantandosi del suo asso nella manica, il temutissimo "Doppio nero" che come un tornado distruggeva tutto ciò gli venisse incontro e come pianificato così fu. Dei soldati nemici non rimasero che corpi abbandonati ed i due li avevano lasciati come se niente fosse.
<<Chuuya-kun se mi avessi ascoltato subito adesso starei già nella mia stanza con un cappio al collo! >> disse il moro pulendosi i vestiti scuotendosi con la mano.
<< Se non ti stai zitto ti strozzo io con le mie mani! >> gli rispose Chuuya e con gran velocità gli lancio un pugnale contro che si conficcò nell'albero dietro Dazai mancandolo per il rotto della cuffia. Dazai ritirò il pugnale dall'albero guardandolo per qualche secondo
<< non ti permettere di suicidarti con il mio pugnale!! >> gli urlò contro Chuuya
<< uff che gran peccato>> gli rispose lui toccando con il dito la lama del pugnale.
Camminarono così tra passi e battibecchi per qualche minuto fino a che non si avvicinarono ad un vicolo.
<< Chuuya-kuun che ne dici di bere qualcosa per festeggiare? >> disse Dazai sorridendo.
Chuuya sbuffò e si avviò davanti a lui senza rivolgergli parola, Dazai invece gli venne subito dietro, era un sì. Non c'era un vero bisogno di festeggiare era più una scusa per entrambi di bere qualcosa come spesso facevano dopo una missione.
<< Dazai-San.. Dazai-San! >>
Tutto ad un tratto Dazai tornò alla realtà, parve quasi di svegliarsi da un sogno mentre il povero Atsushi al suo fianco lo chiamava preoccupato.
<< Andiamo Atsushi >> gli disse il moro girandosi come se nulla fosse successo mentre il ragazzino rimase a guardare l'albero perplesso in cerca di qualche risposta. Camminarono per dei minuti in completo silenzio, Dazai non faceva che pensare e Atsushi non aveva il coraggio di intromettersi. Camminarono fianco a fianco senza guardarsi, solo Atsushi ogni tanto si girava verso il collega studiandolo, l'altro invece aveva lo sguardo altrove e nonostante notasse di essere guardato continuava ad ignorare completamente la cosa. Non sapeva perché quei pensieri gli stessero tornando in mente solo ora, ma aveva bisogno di finire il puzzle. Quella giornata dopo l'accaduto passò ancora più lentamente fino a quando la luna salí al cielo e dazai non tornò nel calore del suo futon continuando a pensare a quei strani ricordi. Questa volta però era diverso, non aveva più uno sguardo quieto e sorridente, ma bensì cercò di analizzarli a fondo in ogni loro singolo dettaglio, che fossero veri o no l'avrebbe di certo scoperto.

Nota dell'autrice
Questa è la mia prima storia,
spero possa piacervi ed intrattenervi.
Nel caso contrario non leggetela.
Grazie e al prossimo capitolo <3
- Yres

𝑴𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒆𝒔 𝒊𝒏 𝒘𝒊𝒏𝒆 // 𝒔𝒐𝒖𝒌𝒐𝒌𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora