Cap 25

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Non avendo nessuna intenzione di incontrare Iliakòs per il resto della giornata, troppo imbarazzata per ciò che era successo e ancora incapace di darmi io stessa una vera spiegazione, decisi di esplorare il bunker, familiarizzare con i corridoi, i piani, gli spazi comuni. Mi resi subito conto che era un posto immenso, con camminamenti sospesi su più piani, corridoi illuminati dai leds, aule gigantesche con soffitti altissimi.

Cominciai ad avere fame, ma per nulla al mondo sarei andata a mensa, se questo poteva significare imbattermi nel tenente. Fui invece attratta da un enorme androne, da dove proveniva un rumore insopportabile, sembrava di essere in guerra. Incuriosita, seguii i colpi assordanti, fino a che non superai un'alta porta a due battenti e mi ritrovai in quello che rassomigliava molto ad uno stadio. Era una conca circolare, interamente in pietra, ma al posto dei sedili c'erano rocce, di varie altezze e grandezze: sembrava un cratere, dove al centro, sulle pareti, tra le rocce, dentro i tunnel scavati nelle pietre, si stava svolgendo una durissima battaglia, con colpi di armi da fuoco varie, fucili, bombe, pistole, archi elettrici, diffusori laser...

Un soldato mi si avvicinò da destra, disarmato, ma la sua divisa era completamente attrezzata. Aveva l'aria divertita e curiosa:

"Tu devi essere la piccola Jewel, non è così?" mi apostrofò, studiandomi. Annuii, già sulla difensiva.

"Ti va di provare?" offrì.

"Provare cosa?" fui costretta a chiedergli delucidazioni.

"Questo è il nostro campo di addestramento. Le armi sono caricate a salve, emettono solo fasci di luce che i sensori recepiscono. Un gioco per bambini, in realtà, ma a noi serve per imparare a muoverci a squadre, a comportarci in mezzo al fuoco nemico..." sembrava entusiasta.

"Credi che io abbia il permesso di partecipare?" volli sapere, sempre più interessata.

"Aspetta..." mi ordinò e andò a parlare all'interno di un gabbiotto di vetro poco lontano. Lo vidi chiamare qualcuno e poi ritornare sorridente.

"Il luogotenente Carale sta arrivando. Si occuperà lui di te" fu la sua risposta, poi inchinò leggermente la testa e sparì dietro una porta secondaria.

Analizzando il bacino con più attenzione, iniziai a far caso come nessun soldato venisse in realtà ferito o rimanesse a terra. Le battaglie duravano pochi minuti e c'era alla fine sempre qualcuno che esultava, mentre altri venivano denigrati. Era un gioco, ma nella mia situazione, poteva risultare un gioco molto utile.

"Allora signorina, hai voglia di buttarti nella mischia. Vuoi dimostrare che sai difenderti da sola o cosa?" mi prese alla sprovvista Carale.

Lo guardai sorridente: "Potrebbe dimostrarsi vantaggioso, un giorno..." rimasi vaga.

Il Ryut però aveva l'occhio lungo: "Un giorno, quando non dovrai più sopportare la nostra presenza?" Lo osservai in silenzio, poi decisi di essere onesta, in fondo era un membro della squadra di Iliakòs: "Quanti anni hai Carale?"

"Ventuno" rispose interrogativo.

"Quando ne avrai passati almeno due a nasconderti, allora capirai perché questo gioco mi interessa!" confessai tagliente. Mi fissò serio. Infine annuì e mi fece cenno di seguirlo. Entrammo in un corridoio in discesa, con enormi vetrate che permettevano la visuale della battaglia. Arrivati ad una porta di ferro, digitò un codice sullo schermo e mi spinse dentro un immenso spogliatoio. Si avvicinò al muro poco vicino a noi e passò la mano sulla parete, che in un istante scricchiolò e poi si aprì in avanti, mostrando un alto cestello pieno di armi appese.

"Scegli" mi incoraggiò.

Cercai un'arma simile a quella che avevo in camera, quella che Iliakòs aveva lasciato a casa mia, ma non ce n'erano, allora ne tenni in mano due o tre, per saggiarne la pesantezza, infine ne scelsi una con la canna non troppo corta, l'impugnatura rivestita di uno strano materiale plastico che si plasmava al mio palmo, completamente nera, tranne per una serie di luci azzurre, che si illuminarono quando Carale mi mostrò come si accendeva.

Come artigli sul vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora