Cap 27

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Nonostante il momento drammatico, pensai che era così bello, con il suo viso colmo di tristezza e i suoi occhi incapaci di trattenere le lacrime. Ebbi la sensazione di avere il suo cuore in mano e mi meravigliai di quanto importante io fossi diventata per lui in così poco tempo. Non fu la sua espressione a colpirmi però, fu il dolore lancinante in mezzo al petto, fu il ruggito isterico in fondo all'anima, come se tutto il mio essere si rifiutasse di lasciarlo andare. Che cosa potevo essere io senza di lui? Una stupida umana, ma questo lo ero sempre. Sì, avevo una vita alternativa da vivere, forse, ma mi ci sarei ritrovata in quei panni? Quegli abbracci, quei tocchi caldi erano davvero ciò che volevo? Oppure avrei sempre desiderato e rimpianto le dita fresche di quel Ryut; il suo corpo che mi creava brividi di piacere anche senza toccarmi; i suoi artigli sulla mia pelle, come avrei mai potuto cancellarli dalla memoria?

La mia mano si allungò ad asciugare le lacrime sulla sua guancia, non potevo sopportare di vederlo piangere per colpa mia. Doveva esserci un'altra soluzione, anche se questo avrebbe significato morire per lui...

Sentii come uno sparo in testa, un'esplosione debordante e capii che avevo preso la mia decisione irrevocabile. Come avevo potuto pensare a cambiare il mio futuro, sostituendo Iliakòs con Damian? Dov'era il fuoco in quella vita di riserva che avevo immaginato? Ero stata una stupida! Mentre i suoi occhi scandagliavano i miei alla ricerca di una speranza, mi sentii una vigliacca. Avevo promesso a Lir't che avrei accettato tutto, anche la morte, per il bene di Iliakòs, quindi perché tirarmi indietro proprio in quel momento, in cui era in ballo il nostro futuro? Morire per dargli un figlio sarebbe stato per me il culmine della mia esistenza insignificante, perché finalmente gli avrei dato un senso.

"Ho una sola condizione..." iniziai e mentre pronunciavo quelle parole, vidi lo sguardo di Iliakòs illuminarsi: gli stavo dando uno spiraglio.

"Tutto quello che vuoi!" si affrettò a promettere, ma io negai con la testa. Prima gli conveniva ascoltarmi.

"Non voglio limiti al nostro rapporto e se dovessi rimanere incinta, tu farai di tutto per salvare il nostro bambino e non me."

La sua testa scattò all'indietro come se lo avessi schiaffeggiato. "Sei impazzita?" rispose stizzito "Non lo permetterò mai! Per cosa poi? Per dare piacere a me? Ero già pronto a rinunciarci, perché dovresti mettere a rischio la tua vita per una faccenda così stupida?" si alzò e iniziò a fare lunghi passi per la stanza, mentre le sue mani si muovevano furibonde ad ogni domanda che poneva ad entrambi, come se me le volesse lanciare contro.

"Smir't spiegale tu che cosa succede alle donne umane, se restano incinte di un Ryut!" chiese aiuto alla nostra protettrice.

"E' suo diritto scegliere..." fu la risposta già rassegnata dell'essere.

"Ma che dici? Così la condannerei a morte!" tornò a guardarmi negli occhi "No! Preferisco perderti!" fu la sua conclusione.

"Allora vattene..." lo ammonii.

Prese in considerazione di uscire dalla stanza, arrabbiato com'era, ma quando la porta scivolò silenziosa sui cardini e intravide il corridoio, si rese conto di ciò che avrebbe significato andarsene e i suoi piedi si bloccarono. Vidi le sue spalle tremare e i suoi artigli stringersi fino a conficcarsi nei suoi palmi, come mai lo avevo visto fare, poi, con uno scatto di rabbia, alzò il braccio e con gli artigli della mano destra distrusse tutto ciò che si trovava sul tavolinetto accanto alla porta, mentre un ruggito assordante uscì dalla sua gola.

Si voltò verso di me, sconvolto: "Non voglio andarmene..." Respirava a fatica, mentre lacrime ghiacciate scivolavano sulle sue guance "Per favore, non farmi questo. Io non voglio perderti, non posso più vivere lontano da te!"

"Neanch'io posso" il dolore quasi mi fece strozzare "...ma una cosa è vivere cercando di essere felici, una cosa è condannarci consapevolmente ad un futuro spezzato. Io non voglio essere la causa della tua frustrazione, mi odieresti..." gli confessai a cuore aperto. Ero disarmata, non trovando soluzioni a quell'impasse.

Come artigli sul vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora