Capitolo 4- Chi è davvero Yeratisis? [-]

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Ero ancora lì a sfogliare quel libro, a cercare di capire chi fosse veramente... Arrivai a pagina cinquantasette, lì c'era un titolo incomprensibile in grassetto, marcato da inchiostro rosso, o almeno... Sembrava quello... Scendendo a leggere però, trovai queste righe:
-Yeratisis, Signore di Atasis e delle Arti Magiche, colui che tutto sa e che tutto riesce a governare, carattere indefinito, giovane e bello;
sotto, appunto, c'era una sua immagine, rimasi a bocca aperta, per quanto era bello quell'uomo alla sola vista, col suo sorriso misterioso ti invogliava a chiedergli cose che neanche ti saresti chiesta... Continuando, si trovavano varie testimonianze che gli umani lasciavano dopo averlo evocato. Scorrendo ancora le pagine, trovai la sua evocazione, la sua richiesta per soddisfarlo a mostrarsi... Le parole erano queste:
-Dominum Atatis vocate, Qui quodcumque petis a te feret, Laudat te Yeratisis, Te laudat Harabim...-
In latino erano scritte ma io sapevo varie lingue, me le aveva insegnate Molly nel corso degli anni, significava ciò:
-Evoca il Signore di Atatis, Colui che porterà da te qualsiasi cosa tu chieda, lode a te Yeratisis, lode a te Harabim-
Ma cosa significava Harabim? Era forse una sua forma? Un suo secondo nome? Non lo avrei mai saputo, se non lo avessi evocato. La richiesta, invece, chiedeva del proprio sangue, ma in una notte di Luna Sanguinosa, se così si poteva dire... Guarda caso, soltanto qualche giorno dopo essa era prevista, forse Yeratisis stesso mi aveva condotto al libro su di sé, su ciò che è davvero. Mi sentii chiamare, era Charlotte che voleva parlarmi, quindi mi affrettai a uscire di lì e richiudere il passaggio, per poi aprirle la porta della camera e dirle:
"Scusami se non ti ho aperto subito, è che ti devo dire delle cose importanti, ma non qui."
Le dissi con tono serio, poi sussurrandole:
"Ci sentirebbero, loro ci spiano..."
Le indicai lì vicino un quadro, perché notai qualcosa di strano, un movimento insolito dagli occhi del personaggio dipinto: il Duca di Rariles, grande guerriero vampiresco, ai tempi... Charlotte mi annuì semplicemente, ma facendo finta di nulla, come se avesse avuto soltanto un fastidio al capo, perché fece finta di grattarsi la nuca, poi dicendomi:
"Che ne dici di uscire sole sorella mia? Andremo in un posto chiamato: -Caverna della Pace-. Andiamo a distrarci dai!"
Disse entusiasta, con io, Elatris, che ci stavo pensando ma poi dissi fra me e me che ci sarei andata per distrarmi da tutto ciò che stava accadendo così velocemente nei vari luoghi, nella mia mente e perché, tutto ciò è capitato a me... Intanto la mia sorellina mi portò fuori dal castello ma rimasi stupita quando a lei sbucarono un paio di ali piumate abbastanza grandi e nere che lei aprì totalmente; fece cenno a me di fare lo stesso ma non sapevo come, quando Charlotte arrossì, per l'imbarazzo, mi disse:
"Scusami sorellona, sono proprio sbadata... Concentra le tue energie, pulisci la mente da qualsiasi pensiero e crea attorno a te una sorta di proiezione delle tue ali, quelle che desideri davvero esse di conseguenza appariranno. Mi raccomando nella scelta di esse, perché davvero... Dopo non puoi più cambiarle!"
Allora la stetti ad ascoltare, concentrandomi e dopo un po', con le mie ali che apparvero: erano due paia con delle piume che già dall'apparenza sembravano di una morbidezza assoluta, erano piume miste, tutte del colore della galassia, ma a ogni punta di esse c'era la forma di alcune spirali rosse, erano semplicemente... Stupende. Le aprii, spaccando il volo senza alcun pensiero. Mi sentivo fiera di ciò, orgogliosa, sentivo come se stessi a mezz'aria, come se il mio corpo non avesse peso... Era una sensazione nuova per me, una di quelle che vivi una volta ma buona. Mia sorella mi seguì nel volo, sorridendomi in modo piuttosto gioioso ma andò avanti, per farmi vedere dove eravamo dirette, quando, dopo qualche minuto di volo, spiccò in discesa verso una grotta, muovendosi leggiadramente e con agilità fra le frasche e i massi, entrando poi in una caverna, dove io, seguii i suoi passi alla perfezione. Era qualcosa di stupendo: era tutto così antico e luminoso, mi sentivo a casa appena entrata lì e notai che al centro della caverna c'era un altare fatto di quarzo, mentre ai lati c'era come un piccolo appartamento, munito di tutto; ci sedemmo su un divanetto, con me che mi semidistesi, rilassandomi talmente tanto da addormentarmi, così che Charlotte, premurosamente, mi mise una coperta addosso, mi prese in braccio e mi stese sul letto, con lei che si mise al mio fianco, riposandosi anche lei. Io ero nettamente crollata per la stanchezza dei giorni precedenti, non avevo minimamente dormito e ne avevo bisogno. Ci svegliammo solo il giorno dopo, tardi, erano circa le diciassette, quando lei per prima si stiracchiò sbadigliando e svegliando anche me, dicendomi:
"Sorellona! Dai sono le diciassette, è ora di "Alzarsi! Abbiamo dormito abbastanza, è ora di tornare al castello."
Assonnata, le risposi:
"Uh, va bene, se proprio dobbiamo..."
Aprii nuovamente le mie ali, e stranamente tutto tornò come prima: tutto il disordine creatosi nelle lenzuola e sul divano si era come riordinato da solo. Nessuna delle due disse niente, e semplicemente tornammo al castello. I nostri genitori ci stavano aspettando fuori con sguardo preoccupato, e ci dissero:
"Ragazze! Ma dove siete state? Ci eravamo preoccupati un casino..."
Risposi io, senza dare la possibilità a Charlotte di parlare:
"Mamma, papà, siamo state a svagarci. Avevamo bisogno di stare un po' tra noi, dopo tanto tempo. Scusateci se non vi abbiamo avvertite, vi vogliamo tanto bene."
Loro sospirarono, ma ci avevano creduto. dopotutto abbracciando entrambe per poi tornare dov'erano. Anche noi tornammo nelle nostre camere e io avevo ciò che Yeratisis voleva. Solo la sera successiva l'avrei potuto finalmente evocare e sapevo anche dove, nel luogo perfetto.

L'Occhio dell'anima [Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora