Se le Proiezioni di Siderous erano l'emblema dell'omologazione, tanti puntini grigi uguali su un foglio di ferro, Shyla era il puntino rosso, quello che in genere si nota subito perché spicca tra tutti gli altri. I suoi capelli, raccolti in una lunga treccia laterale, erano di un rosso ciliegia molto intenso. Di una sfumatura più scura rispetto agli occhi cremisi di Eduar, ma ugualmente stupendi. I suoi occhi, che mi scrutavano con attenzione, erano invece di un blu imperlato di leggeri puntini gialli: due lapislazzuli incorporati nelle sue iridi. Il viso, piccolo e a cuore, era roseo e decorato da delicate lentiggini sul naso e sulle guance. Il fisico minuto ma muscoloso era avvolto da una salopette verde scura su cui vi erano disegnati dei segni a me incomprensibili. Rimasi stupefatta alla vista di quella ragazza così particolare, che appariva tanto delicata quanto temibile.
«Tu devi essere Monia» disse, guardandomi da capo a piedi. «Un nome abbastanza insolito». Lasciò la mia mano e andò a poggiare lo zaino da viaggio sul divano al centro del soggiorno. Notai che lo sguardo di Eduar seguiva tutti i suoi movimenti.
«Anche il tuo nome è particolare» risposi, non sapendo cosa dire. Poi la squadrai anch'io, sotto i suoi occhi. «E qualcosa mi dice che non sei di Siderous, non è così?»
«L'hai già istruita per bene» commentò lei, rivolta a Eduar, il tono pregno di ironia. Si avvicinò a lui. «Pensavo che mi avresti aspettata».
Mi sembrò che Eduar si fosse irrigidito per la sua vicinanza. Il modo in cui la guardava era diverso rispetto al solito gelo a cui ero abituata io: davanti a Shyla quel cremisi tanto spaventoso sembrava assumere sfumature gentili e malinconiche.
«Non le ho ancora spiegato nulla. Ma anche un alieno capirebbe che non sei di Siderous, basta guardarti» ribatté Eduar. Lei gli rivolse un ghigno consapevole che non riuscii a decifrare né a capire, poi la sua attenzione venne catturata dai punti che formavano la cicatrice causata dal proiettile.
La afferrò debolmente. «Che hai combinato sul braccio?» chiese, ma senza preoccupazione nella voce, come se cose del genere fossero all'ordine del giorno. Eduar si scostò dal suo tocco e mi lanciò un'occhiata, per poi dire: «Un incidente di percorso. Adesso sbrighiamoci».
Non potei fare a meno di sentirmi di troppo, nonostante si fossero rivolti appena la parola. Era palese che si conoscessero già, e non solo perché Eduar avesse conservato la divisa di Shyla per poi darla a me, come con un riciclaggio. Questo pensiero mi fece solo venir voglia di strapparmi quella divisa di dosso e riconsegnarla alla proprietaria, ma contenni quell'impulso che non avrebbe risolto nulla e li seguii, sedendomi al tavolo del soggiorno. Eduar aveva buttato le bende e lo aveva pulito, probabilmente mentre mi cambiavo. Inoltre, su di esso campeggiavano due libri e una pergamena.
Seduti, tutti e tre, rimanemmo in silenzio per qualche secondo. Shyla ed Eduar si guardavano come per decidere chi dovesse iniziare a parlare, mentre io li fissavo nervosa, a braccia incrociate.
Fu Shyla a rompere il silenzio, con la sua voce melodiosa. «Immagino che tu non sappia proprio niente del nostro mondo» esordì, poggiando i gomiti nudi sul tavolo, «quindi cercheremo di riassumerti le conoscenze basilari». Prese la pergamena e la srotolò, posandola davanti ai miei occhi confusi. Poi, in un tono serissimo, annunciò: «Questa è La Gabbia».
Osservai senza fiato il grande disegno della pergamena: esso raffigurava un mondo a forma di gabbia diviso in diverse parti, partendo dal basso verso l'alto. Ogni parte aveva un nome preciso e delle caratteristiche diverse, come tanti mondi racchiusi in un mondo unico. Queste parti erano sette: Siderous, Lycoris, Somnium, Biblion, Cerasus, Lunae e Larvis. La pergamena indicava una mappa, su cui erano segnati le principali caratteristiche di ogni parte.
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Cage of Dolls
FantasyQuando Monia si risveglia in un mondo che non riconosce, il suo obiettivo primario diventa quello di sopravvivere. Non sa ancora di essere finita ne La Gabbia, luogo magico e inquietante popolato dalle Proiezioni, e non sa ancora che la padrona di q...