Strinse le lenzuola del letto, nel posto accanto a sé, e si accorse che lei non c'era. Quando se n'era andata? Si era svegliata prima di lui? O aveva dormito da un'altra parte?
Eduar si mise a sedere e sospirò. Le immagini della notte precedente si susseguirono nella sua testa e gli ricordarono quanto fosse stato impulsivo. Il suo corpo si era mosso da solo. Era rimasto lì con lei, era stato sincero, l'aveva consolata e l'aveva stretta a sé perché per la prima volta gli era sembrato di capirla un po' di più. Eppure ora si trovava da solo in quella camera, in preda ai dubbi e ai ripensamenti. Da quanto tempo sentiva il desiderio di avvicinarsi a lei? Da quando lo aveva salvato dall'incantesimo di Lycoris? Da quando aveva infranto il tabù al posto suo? O ancor prima, quando le aveva sentito dire di voler fuggire da La Gabbia, rinchiusa in quella cella di Siderous? Non aveva mai notato questa sensazione che, latente, si era trasformata in rifiuto e a causa di Somnium stava salendo in superficie.
Nel suo modo di allontanarsi dagli altri, di reprimere i propri sentimenti, di mentire su come fosse davvero, probabilmente Eduar rivedeva sé stesso e per questo motivo credeva di non sopportarla. Aveva da subito intuito che lei portasse una maschera, perciò ebbe paura di essere scoperto a sua volta: chi si nasconde capisce se qualcun altro si nasconde.
Tuttavia, una parte di sé credeva di aver fatto la cosa giusta, di aver finalmente visto qualcosa oltre quella maschera da "sono forte, non ho bisogno di niente e so benissimo ciò che devo fare". Allora perché se n'era andata? Non si era forse aperta con lui, piangendo sul suo petto? Se n'era pentita?
Si alzò e, tornato in camera sua, si cambiò, indossando la divisa da Guardiano. Poi si diresse al piano di sopra, da cui provenivano dei rumori. Dovevano essere tutti svegli.
Shyla e Lilah lavavano delle stoviglie; lo salutarono. Discorrevano delle provviste che erano rimaste ai tre viaggiatori. Lilah si offrì di fare la spesa per loro, affinché avessero lo zaino pieno prima di lasciare Somnium tra qualche giorno.
Monia aiutava Vik a preparare la cartella per la scuola. Curiosa, sfogliava i libri di testo e poi li passava al ragazzino. Quando notò la presenza di Eduar, si irrigidì. I loro sguardi si incontrarono per pochi secondi, ma Monia scostò il suo immediatamente. A Eduar quella parve una risposta molto chiara che scioglieva i dubbi che lo avevano accompagnato al risveglio: Monia non voleva avvicinarsi. Forse ciò che era accaduto quella notte era dovuto all'effetto di Somnium, nulla di più. Entrambi avevano vissuto un momento di fragilità e bisognava lasciarselo alle spalle, dimenticarlo. Questo era ciò che voleva fargli capire?
Quindi tu mi odi ancora?
Ma certo. Credo davvero che qualcuno voglia avvicinarsi a me, dopo tutti gli errori che ho commesso? Quanto mi sono indebolito per illudermi così?
«Sei pronto?». La voce di Shyla lo destò dai suoi pensieri. Aveva terminato di dare una mano a Lilah e adesso, di fronte a lui, lo fissava con leggero disagio. Annuì e la seguì all'ingresso.
«Aspettate» esclamò Monia. «Dove andate? Portatemi con voi».
Shyla sistemò la lancia, nella sua forma base di coltellino, sulla cinghia alla caviglia. Proprio come Eduar, indossava la sua vecchia divisa da Guardiana. «È meglio di no. Lilah tornerà subito dopo aver accompagnato Vik e noi non appena saremo riusciti a procuraci una nave. Devi difendere Lilah qualora qualcuno ci scoprisse e venisse qui». Le diede il pugnale. Lo stesso con cui Monia aveva ucciso Clara. «Tieni. Per precauzione».
Monia guardò prima l'arma, poi Eduar. Lui si sentì trafiggere per il dolore che contenevano quegli occhi.
«Come avete intenzione di procurarvi la nave?» chiese l'umana.
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Cage of Dolls
FantasyQuando Monia si risveglia in un mondo che non riconosce, il suo obiettivo primario diventa quello di sopravvivere. Non sa ancora di essere finita ne La Gabbia, luogo magico e inquietante popolato dalle Proiezioni, e non sa ancora che la padrona di q...