I passi di Ybris battevano sul pavimento da più di un quarto d'ora. L'attesa lo stava lacerando. Camminava avanti e indietro nella zona di Larvis riservata alle Bambole, aspettando di essere ricevuto dalla padrona.
Attorno a lui, le altre Bambole badavano ai fatti propri: Nemesis, seduta su una sedia di plastica, pettinava i suoi lunghi capelli ondulati e neri dai riflessi violacei; Lyssa, in un angolo, si allenava picchiando un manichino appeso a un filo. Solo Herse mancava all'appello, impegnata in chissà quale incarico.
«Quanto ci mette a ricevermi...» borbottò Ybris, fissando il pavimento a scacchi bianchi e neri. Quel giorno Eris aveva deciso di essere più sfuggente del solito.
«La mancanza di pazienza è sempre stato uno dei tuoi difetti peggiori» commentò Nemesis. Dopo essersi data un'ultima occhiata allo specchio di fronte a sé, posò la spazzola e aggiustò la sua divisa: aderente e di un viola talmente scuro da risultare nero, con dei ricami lilla alle spalle, alla cintura e alle ginocchia.
«È da troppo tempo che aspetto qui come un idiota» ribatté Ybris. Era vero, non aveva mai avuto la capacità di aspettare come la Vendetta: lei riusciva a mantenere la calma e il controllo per lunghissimi periodi, ma ciò era sinonimo di pericolo. Significava che stesse progettando, in silenzio, qualcosa di terribile.
«L'ultima volta mi ha fatto aspettare tre ore» si intromise Lyssa, i capelli corti e rosso fuoco che ondeggiavano mentre si allenava. «Quindi non lamentarti».
La Rabbia diede un pugno talmente potente da rompere il manichino. Frustrato, diede un calcio a quell'ammasso di plastica non più utilizzabile e si coprì il petto nudo e muscoloso con la parte superiore della divisa, rossa dai ricami elaborati e gialli.
«Bene, ora questo coso è inutile» mugugnò.
«Ce n'è quanto ti pare, scegline un altro e non fare storie».
La voce di Herse echeggiò nell'ambiente, acida e severa. Lanciò un'ochiataccia a Lyssa, il quale si ridimensionò, e a Ybris.«Finalmente sei arrivata» disse Nemesis, ancora appollaiata sulla sedia. «Vuoi dire all'Orgoglio che non si merita un trattamento speciale?».
Alla presenza di Herse, Ybris si irrigidì. Quella Bambola lo aveva sempre ostacolato, parlando male di lui con Eris, e non lo aveva mai sostenuto durante le missioni. Era talmente cieca da pensare che la volontà di Eris fosse l'unica ad avere importanza.
«Con quale coraggio osi presentarti qui?» sputò Herse, rivolta a lui. I suoi occhi verde smeraldo si incontrarono con i suoi, rivelando una potente riluttanza.
«Non pensavo di doverti chiedere il permesso per vedere la mia padrona» rispose Ybris.
Le altre due paia di iridi - viola quelle di Nemesis, quasi arancioni quelle di Lyssa - si fissarono sull'Invidia e sull'Orgoglio, aspettando di assistere a uno dei loro soliti litigi.«Non hai seguito neanche uno degli ordini che ci sono stati dati!» esclamò Herse, «E adesso pretendi di essere ricevuto subito, come se Eris fosse a tua disposizione!».
«Lo pretendo. Devo parlarle di una questione urgente» spiegò Ybris, rimanendo vago.
«Ah sì?» Herse incrociò le braccia al petto. «E quale sarebbe questa questione?».
Ybris stava per perdere la calma, ma non diede ulteriori informazioni. «Non ti riguarda» disse. Poi alzò lo sguardo anche verso le altre Bambole.
«Non riguarda nessuno di voi. Rimanete pure qui a ciondolarvi tra spazzole e manichini, a seguire ogni ordine di Eris e a essere i suoi giocattoli!» esclamò. «E tu, Herse, forse non sei rispettata dalla padrona perché non ti protrai abbastanza ai suoi piedi!».
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Cage of Dolls
FantasyQuando Monia si risveglia in un mondo che non riconosce, il suo obiettivo primario diventa quello di sopravvivere. Non sa ancora di essere finita ne La Gabbia, luogo magico e inquietante popolato dalle Proiezioni, e non sa ancora che la padrona di q...