Sentivo la testa pesante quando battei le palpebre e le Proiezioni sfocate, di fronte a me, iniziarono a prendere forma.
«Si sta svegliando» disse la voce ovattata di Shyla, che sembrò percorrere strade tortuose prima di arrivare alle mie orecchie. Il dolore attraversava gran parte del mio corpo, ferito da quel folle di Ybris. Misi a fuoco una lanterna che pendeva dal tetto e delle pareti blu-violacee, fatte di hidrakon. Al di fuori di una piccola finestra circolare l'orizzonte del mare si confondeva con il cielo. Un uomo sulla trentina, basso e dai capelli biondi, stava terminando la medicazione alle braccia, coprendo i fori dei morsi di Ybris con delle bende pulite. Eduar e Shyla si erano avvicinati al mio letto.
Con le poche forze recuperate, strappai le bende, ma una fitta mi attraversò il fianco.
«Non muoverti» disse dolcemente l'uomo, «o i punti della ferita si riapriranno». Non capivo perché, ma non potevo sopportare la vista di quelle bende sulle braccia.
«Va bene, ma toglimi queste» furono le prime parole che dissi, mentre continuai a strappare le bende. Per poco non mi graffiai le braccia. Una strana rabbia stava prendendo il sopravvento.
«Ma non ho ancora finito di medicarti...».
«Toglile!» esclamai, interrompendo l'uomo. In fondo alla stanza, una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi cremisi, appoggiata al muro e con le braccia incrociate al petto, mi fissava con sospetto misto a curiosità.
«Monia, non agitarti. Hai perso molto sangue» disse Eduar.
«Dove sono? Chi sono queste persone?».
«Lui è il dottor Xal, il medico della mia squadra» rispose la ragazza. «Io sono Nailee. È grazie alle mie risorse se sei ancora viva».
Lentamente, mi sollevai e appoggiai le spalle alla testiera per osservarla meglio. Il corpo era fasciato dalla divisa nera dei Guardiani, e i ricami color oro indicavano che fosse il comandante. Quel suo sguardo tagliente metteva a dura prova la mia pazienza.
«Che sta succedendo?» chiesi a Shyla ed Eduar. La prima mi prese per mano. «Non hai nulla di cui preoccuparti. Nailee ha deciso di aiutarci per salvarti e affrontare l'Oneiro. Siamo in buone mani».
Perché i Guardiani avrebbero voluto aiutare i tre ribelli che avevano osato sfidare il mondo di Eris? La situazione non mi convinceva affatto. Qualcosa, guardando Nailee, risvegliava il mio istinto omicida. Mi diceva di tagliarle la gola e buttarla in mare.
Scossi la testa per calmarmi. Ero troppo confusa. Prima gli incubi, poi Ybris, questo dolore lancinante in tutto il corpo... formavano un bel calderone che mi rendeva nervosa.
Xal sollevò con delicatezza la maglia beige, ormai strappata. «Non va bene...» commentò. Nonostante avesse chiuso la ferita, questa si era riaperta da un lato, macchiando la benda. Attorno alla ferita causata dalla coltellata di Ybris, la pelle era verdastra per quel livido di vari giorni prima che aveva faticato a guarire. Insomma, non era un bel vedere e il dolore mi sembrava raddoppiato. Bastò che Xal la sfiorasse soltanto, per lanciare un gemito.
«Così le fai male» sibilò Eduar.
«Devo richiuderla, altrimenti si trasformerà in un'infezione».
«In quanto tempo guarirà?» chiese Nailee, anche se dal tono della voce non mostrava una reale apprensione per la mia salute.
«Dato quanto il corpo sia affaticato, dovrebbe rimanere a riposo per almeno una settimana. La ferita avrebbe bisogno di almeno tre giorni per cominciare a cicatrizzarsi» rispose Xal.
«Non è possibile» ribatté lei, stizzita, «arriveremo alla zona sacra entro l'alba». Si staccò dal muro e, dopo aver rovistato in un cassetto, prese una boccetta con un liquido rosso al suo interno. «Useremo il farmaco».
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Cage of Dolls
FantasyQuando Monia si risveglia in un mondo che non riconosce, il suo obiettivo primario diventa quello di sopravvivere. Non sa ancora di essere finita ne La Gabbia, luogo magico e inquietante popolato dalle Proiezioni, e non sa ancora che la padrona di q...