Crudelia

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Pronte a giocare con i demoni del passato?🦋

Odio terribilmente essere in ritardo e di conseguenza odio i ritardatari, motivo per cui non posso tardare all'appuntamento con la professoressa Thomson, la mia insegnante di patologia veterinaria. Cammino velocemente per il campus a testa bassa, con il cappuccio infilato, mentre scivolo tra la folla con indifferenza proprio perché non voglio perdermi in chiacchiere con qualche fan curioso.

Sarebbe stato più facile passare inosservata se solo un deficiente non mi avesse fatta cadere come un sacco di patate a causa di uno spintone improvviso.

«Porca puttana» ringhio quando attutisco il colpo per non farmi male alla schiena. Non mi serve un infortunio in questo momento, sarebbe la fine della mia carriera.

«Stai bene?» domanda preoccupato un ragazzo porgendomi una mano per rialzarmi.

«Stavo meglio prima di incontrarti» rispondo glaciale negandomi il suo aiuto.

Non afferrerò nessuna mano, mi rialzerò da sola. Oggi e sempre.

«Sei crudelmente onesta, mi piace» ridacchia compiaciuto dalla mia risposta priva di tatto.

Non sai quanto.

«Mi dispiace averti colpito, stavamo giocando e non mi ero accorto della tua presenza» si scusa e finalmente lo guardo.

Moro, occhi verdi, sorriso perfetto, alto fin troppo e una roccia di muscoli. Niente male per essere uno stronzo che non si preoccupa di guardarsi intorno perché è troppo impegnato a sentirsi il Dio del campus.

«Era quello l'obiettivo» borbotto rimettendomi la borsa in spalla. Passare inosservata, non essere fermata e fotografata.

«Richy! Smettila di perdere tempo con quella e vieni qua» gli urla una ragazza mora decisamente pronta a marciare il territorio.

Stai serena amore, l'unica che gli piscerà addosso come una cagna sarai tu.

«Sei sicura di stare bene?» domanda nuovamente ignorando la voce stridula che continua a lamentarsi della sua assenza.

Non sembra importargli, è concentrato solo su di me e la cosa non mi piace, mi rende esposta.

«Sto bene, Richy» lo schernisco rimarcando il suo soprannome, «ma se osi sfiorarmi un'altra volta ti farò passare la voglia di giocare con quella palla del cazzo».

Non aspetto la sua risposta, mi allontano e recupero tutta la pazienza che riesco a racimolare dopo essere stata placcata da uno sbruffone sudato.

Guardo l'orologio e impreco, sono in ritardo di quattro minuti e ne mancano almeno altri dieci per arrivare al dipartimento dove ci sono i laboratori sperimentali.

«Stupido energumeno pieno di muscoli» impreco falcata dopo falcata.

Entro nell'edificio e sgattaiolo davanti l'ufficio della professoressa e tiro un respiro di sollievo quando vedo che non c'è nessuno nei paraggi.

«Peters! Non è da lei arrivare in ritardo, è successo qualcosa?» domanda, dopo avermi dato il permesso di entrare.

«Mi scuso per il ritardo, purtroppo ho avuto un contrattempo e non sono riuscita ad arrivare in tempo come avevo previsto» la informo dispiaciuta, ma soprattutto mortificata.

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