Pronta a esplodere

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Pronte a giocare con i demoni del passato?🦋

«Montante destro, gancio sinistro, dritto destro sinistro e ripeti» urla il mio allenatore mentre continuo a colpire i guanti da passata.

Se riuscissi a scaricare almeno un quarto della mia rabbia in questo momento mi sentirei soddisfatta.

«Non sei lucida, Rose!» esclama mentre non schivo alla perfezione il suo gancio che si schianta contro la mia mascella.

«Porca puttana, Ray!» mugolo frustrata colpendolo a mia volta.

Sono lenta e intorpidita rispetto al solito, visto l'ennesima notte in bianco dovuta ai miei incubi, ma continuerò ad ometterlo. Sono stanca di dover rassicurare le persone e di sentirmi in colpa a causa della loro preoccupazione, vorrei essere semplicemente normale.

«Hai intenzione di farti prendere a calci in culo sul ring ai mondiali?!» sbotta ad un centimetro dal mio viso e sento i miei muscoli irrigidirsi per la rabbia.

«Ho intenzione di prendere te a calci in culo se non la smetti di fare lo stronzo» ringhio incazzata, la pazienza è una virtù che non mi appartiene.

Ha ragione, non sono all'altezza del titolo che voglio raggiungere in questo momento, ma ho bisogno di continuare a fare del mio meglio per andare avanti.

«Cinque minuti di pausa» tuona lasciandomi da sola con i miei pensieri.

«Cinque minuti senza che mi rompi il cazzo, un grande traguardo» sussurro lanciando i guantoni in un angolo.

«Pumba, tutto bene?» chiede il mio migliore amico raggiungendomi mentre bevo un po' d'acqua dalla borraccia.

«No, ma non voglio parlarne» scuoto la testa e mi allontano per andare a scaricarmi contro il sacco.

Daniel o meglio Timon, compare sempre nei momenti meno indicati. È il mio migliore amico da tutta la vita, lo sento nelle vene come se fosse mio fratello. Ci conosciamo fin da bambini e siamo sempre stati inseparabili, oltre che compagni di banco e di stronzate.

«Sono tuo fratello, non puoi ignorarmi!» mi urla dietro mentre lo faccio finta di non averlo sentito, ma so che non mi libererò di lui tanto facilmente.

Quando abbiamo fatto domanda alla Cornell, non pensavamo che saremmo stati entrambi ammessi, ma la fortuna ha voluto che lui ricevesse una borsa di studio per l'hockey. Perciò eccoci qua, Timon e Pumba, insieme ancora una volta per un'altra avventura.

«Puoi smetterla di far finta che io non esista?» domanda affiancandomi e percepisco il suo fastidio come se fosse il mio.

«Dio, ma come mai ci sono tutte queste zanzare? È novembre!» esclamo prendendo le fasce per i polsi.

«Che stronza» commenta dandomi uno schiaffetto sul braccio e lo ignoro nuovamente, solo per infastidirlo.

«Se mi dai un altro schiaffo ti frantumo il cranio» puntualizzo quando lo vedo alzare di nuovo la mano.

«Sapevo che mi avresti parlato!» ridacchia compiaciuto, «dimmi cosa ti passa per la testa»

Se non parlerò non mi lascerà mai in pace e questa cosa finirà per esasperarmi.

«Incubi» dico concisa, perché basta questa parola per farlo irrigidire.

Non devo entrare nei dettagli, lui sa già tutto e il senso di colpa si fa strada dentro di me quando lo vedo stringere i denti per non esplodere.

«Stanotte vengo a dormire a casa tua» mi informa allarmato ed era proprio questo che volevo evitare.

Quello sguardo, l'impotenza nei loro occhi.

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