John's POV
Il tempo scorreva a macchinetta.
Era novembre.
Avevamo saputo che la guerra era arrivata fino in Mesopotamia e che i russi avevano avviato una grande spedizione nella regione polacca della Slesia.
Vivevamo nelle trincee.
Erano dei buchi fatti nel terreno in cui dovevamo mangiare, dormire e persino fare i nostri bisogni.
Non eravamo più uomini, in soli quattro mesi di guerra eravamo macchine che non avevano più né anima né dignità.
Non si poteva avere un dialogo con un compagno senza pensare al fatto che il giorno dopo uno dei due sarebbe morto.
Eravamo psicologicamente distrutti e il freddo ci penetrava fin dentro le ossa.
L'unica cosa che mi spingeva a voler rimanere vivo era la mia principessa.
La mia bellissima principessa dagli occhioni scuri e magnetici.
Pensavo a lei prima di addormentarmi ogni sera; guardavo il cielo e la immaginavo accanto a me, nel nostro letto nella casa di Ullswater.
Mi immaginavo perso in lei.
Immaginavo lei sotto di me.
Immaginavo di poterla stringere e sentire i suoi ansimi.
Immaginavo le sue braccia che cercavano di stringermi e le sue labbra che cercavano disperatamente le mie.
Immaginavo di vedere il suo sorriso, quello che sin dal primo momento mi aveva rapito il cuore.
Immaginavo di vederla arrossire, come faceva sempre dopo una mia battuta sconcia.
Immaginavo di poter sentire il suono della sua risata. Quel suono che era diventato la colonna sonora del mio cuore.
"Soldati, c'è posta!" annunciò il generale Wordsworth
Non avevo ancora ricevuto niente, non tutti sapevano che le lettere potevano essere mandate alla caserma di Londra e che un ragazzo una volta alla settimana avrebbe portato qui tutto quello che ci serviva, lettere incluse.
Quando Thomas mi porse una lettera sorrisi.
Sapevo già di chi fosse. La sua grafia era inconfondibile.
La mia principessa mi aveva scritto.
Con ansia e le mani tremanti aprii la busta e iniziai a leggere.
Man mano che leggevo i miei occhi diventavano sempre più umidi.
A farmi piangere definitivamente come un bambino fu la parte finale della lettera:
"Volevo dirti che sei l'amore più puro che esista.
Che sei quell'amore totalizzante, quello che si ramifica in ogni parte del proprio essere.
Volevo dirti che non sei come i protagonisti dei romanzi rosa che tanto amo leggere, ma che sei di più.
Ho sempre immaginato di trovare un ragazzo come quelli dei miei romanzi, ma mai avrei immaginato di trovarne uno che quei standard... li superasse tutti.
Non ti dirò quindi che mi fai provare l'amore di cui parlano i libri perché sarebbe riduttivo.
Ti dirò che sei un qualcosa che va completamente al di là di tutto questo: al di là dell'immaginabile, al di là del cuore e di qualsiasi prospettiva.
Non ti dirò dunque che sei il mio principe azzurro, ma ti dirò che sei semplicemente il mio oltre."
Piansi come un bambino e paradossalmente un sorriso grande iniziò a nascere sul mio volto.
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Across the distance ||John Shelby||
FanfictionL'amore è sempre stato un sentimento descritto con l'aggettivo: "forte". È sempre stato descritto come un qualcosa che può far fronte a tutte le altre. Come un qualcosa che può sconfiggere tutto. Come un qualcosa che non si pone limiti, e che se v...