Mio

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Freya's POV

Ritornare alla normalità fu complicato.

Molti ragazzi erano rimasti traumatizzati da ciò che per quattro anni avevano visto.

Erano sopravvissuti fisicamente, ma mentalmente erano distrutti.

Anche John, Arthur e Thomas si portavano quei segni addosso.

Arthur aveva cominciato a bere.

Thomas ad essere sempre più chiuso con tutti e a perdere il sorriso.

John aveva gli incubi.

Di notte si svegliava urlando e tremando.

Urlava implorando di non essere ucciso.

Si calmava soltanto quando lo rassicuravo e lo stringevo forte.

Era diventata una prassi di notte ormai, ma non volevo fare altro che stargli accanto e allontanare i mostri che la guerra aveva insinuato nella sua testa.

Dal canto mio mi sentivo tremendamente in colpa; magari se non fossi partita per l'America magari non avrebbe avuto di questi problemi.

Polly mi rassicurava dicendo che gli incubi sarebbero arrivati comunque perché una guerra così non l'aveva mai vista nessuno e non l'aveva mai affrontata nessuno, ma dentro di me il senso di colpa non diminuiva. Quando lo vedevo soffrire mi si spezzava il cuore e mi sentivo impotente, speravo di continuo che il mio aiuto, il mio amore, la mia vicinanza potessero bastare, anche se cercavo di essere molto presente, di non abbandonarlo mai e di tranquillizzarlo. Non era un peso per me farlo, non era il forte senso di colpa che mi spingeva a stargli accanto, o meglio non era il motivo principale; lo facevo per amore, perché lo amavo e volevo viverlo ogni istante della giornata.

Amarsi voleva dire anche curarsi le ferite a vicenda, e mentre lui inconsapevolmente curava le mie amandomi e standomi accanto, io cercavo di curare le sue in ogni modo che potevo.

Non era tutto rose e fiori ma cercavo di fare qualsiasi cosa perché funzionasse. Non mancavano i litigi e gli affronti ma cercavo di non farmi toccare da essi. Per stargli accanto ancora di più gli avevo chiesto di venire a vivere con me.

Vivevamo insieme e stavamo provando ad essere felici insieme. Passo dopo passo.

"Buongiorno" sorrise lievemente mentre si sedeva al tavolo della cucina

"Buongiorno a te dormiglione" sorrisi posando davanti a lui una tazza di tè e prendendo una di caffè per me

Non era un amante del caffè, io invece, ne ero quasi dipendente.

Gli baciai una guancia e mi sedetti accanto a lui.

"Come stai oggi?" chiesi

Lui annuì e fece un sorso di tè.

"Oggi sono felice" sorrise

"E posso chiedere come mai?" sorrisi istintivamente

"Non voglio sprecare il mio tempo ad essere triste e a piangere per i segni della guerra Freya, mi sono alzato con l'intenzione di ricominciare. Sono settimane che ti svegli di notte per i miei incubi, sono settimane che piango per ore e ne sono stanco. Voglio vivere, voglio ricominciare da zero e devo pensare di non essere da solo. Non posso crogiolarmi nel dolore, devo pensare anche alla tua di felicità e voglio che tu sia felice insieme a me e che non ti penta di avermi accanto" spiegò

"John a me non interessa quante settimane sono che soffri. Non conto il tempo. A me interessa soltanto che tu ti riprenda pian piano. Di notte potrai svegliarti quante volte vorrai, io non mi pentirò mai di averti accanto, non potrò mai pentirmi di te. Saremo felici insieme, anche se a me basta averti accanto per esserlo. Dopo quattro anni di alti e bassi siamo insieme, conviviamo e finalmente sei parte della mia quotidianità, cosa potrei volere di meglio?" dissi

Across the distance ||John Shelby||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora