Papà

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Freya's POV

Se avessi potuto descrivere il 1917 con una sola parola avrei usato l'aggettivo incerto.

Perdevo e trovavo le mie certezze a vista d'occhio.
Non riuscivo ad essere prettamente sicura.
Un minuto prima volevo rimanere in America e quello dopo sentivo una mancanza assurda dell'Inghilterra.

Volevo tornare a casa.
Per quanto lì la situazione non fosse florida ne avevo bisogno.

Ero partita lasciando le cose in sospeso.
Volevo smettere di scappare, di nascondermi, di allontanarmi, di dover chiudere rapporti con le persone che amavo facendo finta che non esistessero solo per non soffrire.

L'America mi aveva resa appagata e per certi versi tranquilla, ero cresciuta, avevo ragionato su molte cose ed ero giunta alla conclusione che sarei tornata a casa, affrontando tutto ciò che c'era da affrontare.

Ero stufa di essere la vittima.
Volevo cacciare fuori le unghie e i denti.
La mia vita era soltanto mia e non dovevo nascondermi o scappare per ciò che avevo fatto.

Quante ragazze come me avevano consumato prima di sposarsi?
Quante ne erano rimaste incinte?
Non ero l'unica.
Io non avevo colpe.
Avevo amato un ragazzo fino ad averci un bambino, o quasi.
Il mio non era un crimine, questo lo avevo capito da sempre.

Erano sempre stati gli altri a volte, a farmi pensare che forse tutto ciò che di brutto mi era capitato, era stato a causa delle mie azioni.

Non avevo colpe.
L'amore non era mai un crimine.

Non lo era stata la mia storia con John.
Non lo era stato fare l'amore con lui senza una fede al dito.
Non lo era stato Alexander.

Da quel momento in poi promisi a me stessa che avrei lottato.
Che non avrei permesso a nessuno di farmi sentire sbagliata o debole.

Volevo tornare a casa e lo feci per davvero.
Dopo due anni ritornai nella mia Inghilterra, anche se lasciare l'America era stato doloroso.

Dopo due settimane di viaggio fu quasi un sollievo mettere piede sul suolo inglese.
Casa mia mi era mancata.

Non avevo avvisato nessuno, volevo fare una sorpresa.
Passai a casa di Polly e Ada, a quella che una volta era anche casa mia.

Quando Ada aprì la porta rimase di sasso.

"Che cazzo ci fai qui? Non ci posso credere!" urlò abbracciandomi

"Sono felice anch'io di vederti" risi stringendola

"Mi sei mancata da morire Freya!" rise

"Ada! Chi è alla porta?" chiese Polly arrivando e bloccandosi all'ingresso

"Una fuggitiva tornata dall'America" sorrisi abbracciando anche lei

"Tesoro mio!" sorrise con voce tremante

"Sono tornata a casa e... questa volta per restare Polly. Sono stufa di scappare e di nascondermi come una ladra" dissi e lei sciolse l'abbraccio e mi accarezzò le guance

"Ti vedo diversa. Sei felice?" chiese mentre ci dirigevamo verso il salotto

"Sono appagata, l'America è stata un toccasana. Ho riflettuto su molte cose e ho deciso di reagire.
Per la felicità ci sto lavorando... John mi manca e al momento è l'unica cosa che non riesco a controllare, ma ci riuscirò" dissi mordendomi il labbro

"Gli hai scritto?" chiese Polly e scossi la testa

"Sono due anni che non gli scrivo e che lui non scrive a me" ammisi

Across the distance ||John Shelby||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora