Sonniferi

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Freya's POV

Marzo 1915.

Settimo mese di gravidanza.
Poche settimane da donna sposata.

La cosa positiva? Adrian tornava di sera tardi e io ero sempre da sola.
La cosa negativa? Tornava molto spesso ubriaco e voleva avermi a tutti i costi.
Io dal mio canto cosa potevo fare se non cedere? Se non avessi ceduto John sarebbe morto.

Stringevo i denti.
Ogni giorno che passava lo odiavo sempre di più.
Era un ninfomane.
Mi faceva schifo soltanto a guardarlo.
Usava le maniere forti nonostante il lasciapassare che aveva, perché sentirmi urlare di dolore, piangere e le mie implorazioni di smetterla lo eccitavano.
Avevo persino i segni della sua cintura sulla schiena... la usava quando mi lamentavo o piangevo troppo.

Ogni volta però, nonostante il dolore lo lasciavo fare e piangevo in silenzio pregando che finisse presto. Quando lo sentivo uscire dal mio corpo e andare a lavarsi io correvo nel bagno della servitù, riempivo la vasca e strofinavo così tanto la spugna sulla pelle che mi ero provocata una grave irritazione. Non avevo scelta.
Ogni volta era un'impresa togliere il suo profumo, i suoi segni e persino il suo seme dal mio corpo.
Ogni volta piangevo.
Ogni volta sentivo il cuore spezzarsi e la gola stringere forte.
Ogni volta mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo.

Vedevo i miei occhi completamente spenti, la pelle rovinata del petto, del collo, delle braccia e di qualsiasi altra parte del mio corpo.

L'unica cosa bella era e che amavo del mio corpo era il mio pancione; il posto in cui avrei fatto rimanere mio figlio per sempre perché sarebbe stato al sicuro lì dentro.

Passavo la gran parte delle mie giornate a leggere, a fare delle passeggiate in giardino e a suonare il piano.

Ero sempre da sola.
Oltre la servitù e ad Adrian non vedevo nessuno.
Mi rifiutavo di vedere la mia famiglia e poche volte avevo visto Polly.

Ada era ancora arrabbiata con me e non voleva vedermi, la capivo.

Mi sentivo come anestetizzata.
Mi sentivo vuota.
Non mi sentivo più me stessa.
Avevo smesso persino di mangiare.

Mi accontentavo di cenare, ero obbligata a cenare con mio marito, altrimenti il pericolo sarebbe stato sempre quello: o John o il bambino.

Stavo vivendo un incubo ad occhi aperti e non sapevo come svegliarmi. Non conoscevo un modo per mettere fine a tutta quella storia.
Gli attacchi di panico erano peggiorati, non riuscivo a dormire se non con i sonniferi e gli ansiolitici.
Il mio unico contatto con John erano gli aggiornamenti radio sulla guerra.

Li ascoltavo ogni mattina. La voce di Murray era l'unica a risuonare tra quelle mura.
Il 13 marzo però fu sostituita da quella del generale Haig.

"I nostri valorosi soldati sono riusciti a sfondare il fronte tedesco a Neuve-Chapelle! Nonostante le perdite numerose, sono fiero dei miei uomini, sia di quelli sopravvissuti che dei 7000 che hanno dato la vita per l'Inghilterra e il loro re! Sono fiero soprattutto del coraggio di alcuni militari inesperti, militari che davanti al pericolo non si tirano mai indietro e colgo l'occasione per urlare a tutta l'Inghilterra che cinque ragazzi del mio battaglione passeranno al grado di tenente! I loro nomi sono Arthur Shelby, Thomas Shelby, John Shelby, Freddy Thorne e Daniel Whizz-Bang, sono estremamente fiero di loro per la loro tenacia e la loro prontezza!"

Sorrisi mentre le lacrime mi rigavano le guance.

John era vivo, era in Francia!
Murray lo aveva fatto ritornare in Europa!
Stava bene e in più era diventato tenente!

Across the distance ||John Shelby||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora