.Capitolo 3.

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<<hey ciao....emh........>> non sapevo che dirle, sinceramente non credevo neanche mi avrebbe risposto. Ero uscito dal garage, in macchina, sono perchè la pioggia sul parabrezza mi rilassava un pochino.
Potevo sentire la sua sorpresa nel silenzio che mi regalò subito dopo il mio saluto, ma anche la profonda indecisione che la traviava: non l'avevo trattata bene, non le avevo cose carine nè mi ero fatto risentire: aveva provato a chiamarmi e a mandarmi dei messaggi, certo, ma io non avevo risposto, probabilmente perchè ero svenuto sul pavimento del bagno, intossicato e con la vita in bilico.
<<Sirio........buonasera...>> il suo tono freddo, distaccato e atono mi fece salire le lacrime, non sapevo neanche io perchè. Era lo stesso freddo che sentivo nella mia stanza in orfanotrofio, familiare solo perchè ormai mi è entrata nelle ossa....
<<....non pensavo tu......insomma....spero tutto bene. È successo qualcosa?>> mi domandò con fare inquisitorio, ma mantendo quella distanza con le sue parole.
<<beh....sì, è successo qualcosa...> le svelai.

<<ah ecco....>> disse sbuffando. Quelle parole mi fecero più male del dovuto, era scocciata e sentii la sua voce ancora più fredda e lontana dopo quello:<< a che ti servo?>> rispose. Sospirai per non scoppiare a piangere, era l'ultima persona che il mio povero cuore ancora amava profondamente, in quello spazio minuscolo non contaminato dal marcio del mio stato d'animo e mentale. Che io odiassi ammetterlo con tutto me stesso, ma lei per me era ancora ma mia mamma!
<<Agnese ascolta....... mi ....>> appoggiai la testa al volante della macchina, cominciavo a sentire il mio corpo cedere definitivamente:<<..... mi dispiace per quello che è successo. Non puoi capire quanto io mi penta di averti detto quelle cose, ma in quel periodo un'altra disgrazia mi era appena capitata, e la faccenda degli stupri a Sarajevo collegata al mio passato da militare, era l'ultima cosa che avrei voluto mi capitasse sul luogo di lavoro, ma soprattutto con te. Io ero lì, in mezzo a quella guerra, il fatto che sia risaltata fuori ad anni di distanza, ha toccato alcuni punti dolenti del mio animo e deboli della mia mente, e ti ripeto, già non stavo in un bel posto con la testa per altri motivi. Senti, se non vuoi neanche vedermi lo capisco, non sono stato per niente educato e....>> la voce si spezzava, sotto una crescente pressione, tradendomi.

Ripresi fiato, con la consapevolezza che le parole non mi avrebbero salvato, forse non questa volta. <<ho provato a cercarti, a chiamarti....>> mi rispose solo Agnese, con una freddezza che mi fece capire perchè a scuola era chiamata "la signora di Ghiaccio". Le dissi la verità:<< non stavo bene.... non ci sono stato per nessuno, forse neanche per me stesso.>>
<<e i ragazzi?>> domandò sarcastica, cominciando ad arrabbiarsi, forse credendo che stessi mentendo riguardo al mio stato, come se con loro ci avessi passato le vacanze!
<<hanno detto...che non mi volevano più vedere, che con me non stavano bene e si sentivamo a disagio e se ne sono andati via forse una settimana prima che la faccenda degli stupri esplodesse al consiglio docenti
....>> dissi, con voce rotta e sconsolata.
Agnese si riprese subito, tornando per una frazione di secondo quella di sempre:<< Fermo un attimo, quindi tu sei stato per tutto questo tempo da solo? 5 mesi? I ragazzi non c'erano>> mi chiese preoccupata.
Rimasi stupito, ma la vocina nera che mi sussurrava tutti i giorni di ammazzarmi mi disse: "non cascarci, sta fingendo, non le interessa veramente di te"

<<si, ero da solo.>> le dissi senza emozioni. <<aspetta quindi tu...Natale, Capodanno? Eri .....>> cercò di formulare, ma io persi un pò la pazienza, faceva male dire quelle cose a voce alta, così arrabbiandomi mi tradii da solo:<< si Agnese lì ho passati da solo! Solo e soletto io, l'alcol e i farmaci!!! Non ti preoccupare, non mi è mancata l'aria natalizia, non sono proprio uscito di casa per godermi festoni e lucine sai?>>le ringhiai, senza rendermi conto che avevo lasciato trapelare in quale situazione mentale orribile mi trovavo.
Agnese infatti non tardò a capire che non stavo bene, ma conoscendomi, tirò subito fuori la sua furbizia maturata dall'esperienza, e iniziò ad interrogarmi senza farmi capire cosa stesse facendo:<< oh, mi dispiace!>> disse sorpresa:<<chissà dove saranno finiti quei due ragazzini....poveri....sembrava andare tutto bene....>> disse cauta, apposta per farmi incazzare, sapendo che avrei parlato come un grammofono se solo avessi abboccato e mi fossi lasciato andare alla rabbia.

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora