-5- Waiti

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Salve a tutti, qualcuno la legge? :D

Apprezzate? In caso qualche stellina fa sempre piacere!

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Con un gemito rauco Aronui aprì gli occhi.

Le iridi violette faticarono a mettere a fuoco il soffitto, l'emicrania che rischiava di ucciderlo tanto era forte.

Lentamente rimise assieme i pezzi e il senso di smarrimento e confusione si placò.

«Jako?» chiamò piano, la voce gracchiante che gli raspava dolorosamente la gola «Fottuto stronzo, liberami da questi affari!» il tono era arrabbiato, ma così debole da ricordare l'irato miagolio di un gattino.

«Devi dare il tempo al medicinale di agire.» la voce dell'uomo arrivò dalla sua sinistra e Aronui voltò lo sguardo il più possibile, il corpo che non rispondeva ai suoi comandi per colpa dello spinotto cervicale, ancora connesso ai cavi che spuntavano dalla poltrona. Ne vedeva il riflesso sul monitor più vicino, su cui stavano passando i suoi dati vitali.

Frequenza cardiaca, sinaptica, respiratoria e tutti gli altri dati che l'intelligenza artificiale gestiva e monitorava.

«Quanto tempo mi hai tenuto così?» chiese dopo diversi minuti in cui la lucidità tornò lentamente a cancellare la confusione, nonostante il dolore dell'emicrania non scemasse minimamente.

«Quattro giorni, dieci anni di memoria sono tanti da scaricare e vagliare.» l'uomo rimase silenzioso poi si mosse e il suo viso comparve nel campo visivo di Aronui, «Sei una fottuta banca! Con i dati che hai in testa posso vivere come un re!» il sorriso dell'uomo era soddisfatto e stanco e il giovane lo fissò, pieno d'odio.

«E chi ti dice che vivrai abbastanza da goderteli?» gli disse, astioso.

«Mi ucciderai tu?» il tono, carico di beffa, strappò un ringhio ad Aronui. «Hai una matrice di controllo in testa, te lo sei scordato?» lo sguardo del ragazzo riuscì a inquietarlo, era freddo come il ghiaccio e pieno d'un freddo odio calcolatore.

«Mi sono liberato di Rangatira, me ne sono andato dal bordello, credi davvero che non possa trovare una via d'uscita a tutto questo?» sibilò senza smettere di puntargli contro quello sguardo. Poi riprese, con un tono falsamente dolce: Aronui sembrava quasi fare le fusa nel parlare all'altro. «E tranquillo... vuoi che non trovi il modo di fartela pagare?» disse sorridendogli come un lupo che mostrava le zanne. «Posso aspettare, sai, Jako? Tu non puoi uccidermi, ci sono troppe cose nella mia testa, e vivo valgo davvero troppo, vero? Prima o poi avrò l'occasione, e allora ti strapperò i pezzi piano piano, bastardo. Ti guarderò mentre muori.»

«Mi fai venire voglia di scoparti se mi parli così, bel faccino. Solo che adesso non ho tempo, purtroppo.» Jako sogghignò e scomparve dalla sua vista, mentre il sibilo della porta che si apriva e chiudeva gli fece capire di essere rimasto solo.

Aronui chiuse gli occhi mentre sentiva gli effetti di quello che gli veniva pompato nelle vene, qualunque cosa fosse, rimetterlo in sesto almeno in parte.

Non poteva fare assolutamente nulla al momento, lo sapeva benissimo, ma non per questo evitava di riflettere sulle sue possibilità che, per quanto vicine allo zero assoluto, non erano inesistenti. E tanto gli bastava.

***

La scienziata osservava i grafici con occhio attento, concentrata. Infine schioccò le labbra.

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