«Cos...» Aronui fissò Waiti, perplesso. «Ce ne andiamo? Io e te? Dove?»
«Se vuoi rimanere qua basta dirlo.» L'occhiata gelida del nauhea zittì il mokai, che scosse il capo. «Abbiamo circa tre ore prima che si rendano conto di quello che ho fatto; ho creato dei corti circuiti interni e bypassato i sensori di sorveglianza perimetrali. Ripulisciti dal sangue e seguimi, c'è una nave in partenza per il sistema esterno, un pianeta terraformato di tipo agricolo.» Waiti si avviò e, dietro di lui, Aronui strinse le labbra.
Aveva milioni di domande in mente mentre si ripuliva dalle gocce di sangue che l'avevano sporcato, sorpreso da quello che era successo.
No, non era vero, non era sorpreso, era incredulo e sconvolto.
Mai, mai l'idea che Waiti potesse in qualche modo tradire Rangatira o le leggi del suo popolo l'aveva sfiorato. Era semplicemente impossibile, o almeno era quello che avrebbe giurato fino a pochi minuti prima. Il sangue sull'armatura di Waiti venne assorbito dalla stessa, tornando pulita e in ordine: il soldato non era stato neppure sfiorato dai tre avversari e li aveva eliminati in pochi minuti, senza neppure stancarsi.
Era il miglior elemento dell'intero plotone, Aronui lo sapeva, ma la conoscenza non era bastata a prepararlo a quella vista.
«Perché?» gli sussurrò dalla posizione leggermente arretrata che stava tenendo, fissando il profilo di Waiti, impassibile come sempre.
Attese, ma non ebbe nessuna risposta.
Fu tentato di toccarlo, per vedere se magari sentiva qualcosa, ma sapeva già che per lui percepire direttamente le emozioni di un esper addestrato ed esperto era impossibile. Non aveva mai potuto percepire nulla da Rangatira, Waiti o qualunque nauhea con cui fosse stato in contatto se non vaghe impressioni e solo se in qualche modo le lasciavano trasparire. E non credeva che gli avrebbe lasciato toccare la sua hoari, non lì, almeno.
Attraversarono il palazzo usando corridoi deserti che Aronui non aveva mai visto, fino ad arrivare a uno dei piccoli approdi delle navette di servizio. Salirono in silenzio e Waiti la programmò per raggiungere la destinazione, poi aprì uno sportellino del vano laterale ed estrasse un collare, come quello che Aronui aveva già portato, ma di un colore scuro, simile a un nero opaco che verteva al blu.
«Avvicinati.»
«Non vorrai mica mettermelo, vero?»
«Serve a rendere credibili le credenziali: analizzeranno il chip di riconoscimento e confermeranno che sei un dono inviato al ministro di Aamunkoi da Rangatira e che io ti scorto.» L'umano alzò un sopracciglio.
«E di certo nessuno rintraccerà la nave, o le credenziali false, e nelle tre ore di tempo lasceremo pure il pianeta indisturbati...?» Waiti annuì senza apparentemente cogliere il sarcasmo dell'altro e Aronui sospirò. «Perché? Perché lo fai, Waiti? Hai perso tutto, così...» chiese ancora, fissando quegli occhi simili a buchi neri, immensi e profondi.
«L'ho fatto, non ti basta?»
«No, che non mi basta, cazzo!» lo sguardo violetto divenne incandescente. «Mi porti via da palazzo, non mi dai spiegazioni, rischi tutto per... per un mokai!»
«Ti ho salvato.» Waiti strinse appena le labbra, un segnale d'irritazione che per un nauhea, per lui, significava che stava davvero perdendo la pazienza.«Grazie! Tante grazie! Sono contento di non finire in quella... cosa!» Aronui si sporse in avanti, appoggiando il palmo aperto sul torace dell'altro. «Ti sono più che grato, ma questo non vuol dire che non posso farti domande, Waiti. Tu sei appena diventato un traditore, un disertore, e io non sono più un mokai. Quindi voglio una risposta... se torno indietro, dal mio adorabile matua, molto probabilmente verrei addirittura premiato. O qualcosa del genere, Rangatira ha una strana idea dei premi...» sibilò, senza distogliere lo sguardo dall'altro. «Invece tu, nel migliore dei casi, saresti ricercato e fuggitivo per il resto dei tuoi giorni. Quindi, Waiti, dammi una fottuta motivazione a questo, perché è inspiegabile!» La mano premuta sul torace di Waiti diede una leggera spinta, poi tornò a posarsi nel grembo di Aronui.
Una spiegazione.
Non la chiedeva, la pretendeva, e Waiti non poteva dargli torto, anche se vedere l'altro privo di ogni limite che il ruolo di mokai gli imponeva, libero da ogni catena, era un'esperienza nuova. Quell'atteggiamento, quelle domande, quello sguardo diretto lo stavano spiazzando.
«Non lo so.» disse dopo qualche attimo di silenzio. «Non so perché l'ho fatto, so solo che non riuscivo a sopportare l'idea di saperti nelle incubatrici. Di... vederti lì, rinchiuso e irraggiungibile. Non lo so, e non capire mi... spaventa.»
Aronui lo fissò, inclinando il capo e incrociando le braccia. Era la prima volta che il viso dell'altro era così espressivo. Era combattuto, inquieto, teso in un dilemma emotivo che non riusciva a ignorare o accantonare. Tese la mano con il palmo aperto verso l'alto.
«Dammi l'hoari.»
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Ultimo Varco
Science FictionQuando due universi paralleli si toccano sono belve che si dilaniano. Il più forte si nutre del più debole, dissanguandolo e portandolo alla morte. Nelle strade della megalopoli di Taone Nui, Aronui è famoso perché trova sempre quello per cui viene...