-14- Kiuma

71 6 1
                                    


Panuku tam'Hakate osservava con inquietudine i risultati che l'intelligenza artificiale del laboratorio aveva finalmente consegnato.

Il lavoro di Hine era stato inserito in un programma che aveva impiegato varie settimane a trovare la conclusione a cui, probabilmente, la scienziata era già arrivata. Aveva cercato di occultare il suo lavoro, ma nella fretta di abbandonare il pianeta aveva lasciato delle tracce che i loro tecnici avevano usato per ricostruire il tutto e scovare i file criptati.
Il nauhea sospirò, fissando quello che poteva essere la più grande scoperta mai effettuata da chiunque, in qualunque parte del cosmo.
Materia ed energia oscura, erano loro che componevano la gran parte dell'universo senza essere davvero comprese e che sfuggivano alla maggior parte delle sperimentazioni, perché non direttamente osservabili.
Eppure erano uno dei mattoni fondamentali del creato, l'ombra proiettata dalla luce del cosmo, la connessione tra tutte le cose.
Sapevano che i varchi dimensionali erano causati da anomalie riconducibili alla materia oscura ed erano in grado di calcolare il loro aprirsi, anche se non capivano ancora come mai quelli che riuscivano a prevedere si affacciavano solamente su quell'universo specifico. Alcuni sostenevano che fosse a causa della vicinanza dei loro due universi, della sovrapposizione di quella realtà alla loro, ma altri sostenevano che quello fosse l'unico altro universo parallelo esistente.
Riuscivano a innescare quelle anomalie, in alcuni casi, ma la realtà che la propaganda nauhea celava accuratamente era che, quelli che nella maggior parte dei casi sembravano varchi creati da loro, erano semplicemente ampliati da anomalie già esistenti, perfettamente previsti. Non c'erano varchi aperti da loro senza la presenza di un qualcosa, anche solo di una minima anomalia già esistente: non erano davvero capaci di aprirli dal nulla. Quelle fluttuazioni anomale potevano essere spinte all'estremo, manipolate, ma non create dal nulla; non potevano manipolare l'energia oscura fino a quel punto.
Hine aveva elaborato una teoria su quei dati che avrebbe potuto portare al vero, totale e assoluto controllo di quei portali: era più che interessante, era di così enorme portata che le avrebbe assicurato l'immortalità scientifica e il suo nome ricordato in eterno, se solo avesse potuto dimostrarla. E l'unico modo che aveva per farlo era studiare AR-0109 e questo spiegava la sua scomparsa, anzi fuga, dal pianeta madre.
Era stato diramato un avviso in cui Hine risultava ricercata per sottrazione di materiale scientifico, in cui si richiedeva la sua cattura, ma Panuku temeva che la cosa non bastasse e che la scienziata riuscisse ad arrivare esattamente dove voleva.
Con un movimento fluido e controllato l'uomo si alzò e uscì dal suo laboratorio, dirigendosi verso le capsule per potersi recare a palazzo. L'imperatore lo aveva convocato con l'ordine di portargli sia gli studi di Hine che un suo rapporto, e sapeva che quello che aveva da dire non sarebbe stato gradito.
Il tragitto fu tragicamente breve sotto certi aspetti, mentre gli ultimi passi che lo dividevano dallo studio del sovrano scomparivano sotto il suo incedere veloce. La porta si aprì davanti a lui e fece un passo avanti, sentendo il lieve sibilo della stessa che si chiudeva alle sue spalle.
«Mio signore.»
Panuku posò un ginocchio a terra, brevemente, per poi rialzarsi e osservare Rangatira seduto sul massiccio scranno coperto di rampicanti neuro-bioconnettitori. Gli occhi scarlatti dell'imperatore lo guardarono, soppesandolo con gelida calma.
«Ho letto i risultati del lavoro che Hine tam'Noun voleva nascondere. Li ho trovati interessanti, molto, e confermano alcune idee che mi ero fatto. Ora vorrei sentire il tuo parere personale, Panuku.»
Il nauhea si prese un istante prima di iniziare a esporre il suo pensiero. Mentire, o nascondere qualcosa, era fuori discussione. Davanti a lui c'era il suo signore, la legge incarnata, e l'idea di omettere qualcosa non gli sfiorava neppure la mente.
«Dai dati che le ho mandato, si nota come le teorie di confine di Hine diventino non solo plausibili, ma probabili. L'energia e la materia oscura compongono la maggior parte del nostro universo, eppure ci sfuggono quasi completamente» uno schema quantico apparve tra i due e Panuko sfiorò alcune parti, ingrandendole e ruotandole. «I varchi si aprono in concomitanza di anomale fluttuazioni di energia oscura, non sappiamo perché esse avvengano, ma abbiamo imparato a riconoscere i segni, così da prevederle e calcolarne durata e stabilità. Quando abbiamo registrato i dati della chiusura del varco, abbiamo notato una sincronicità nella variabile della fluttuazione ondulatoria tra quella del varco e quelle generate dall'uso della psicometria del soggetto. Dagli studi, e dai risultati, la mia ipotesi è che Hine abbia trovato la relazione effettiva tra le due cose e forse la causa scatenante di quella sincronicità. Da un ultimo appunto sembrerebbe legata alla traccia di empatia che il soggetto ha sviluppato.»
«Questo è chiaro, vorrei conoscere il resto dei pensieri che vagano caotici nella tua mente.» Alla richiesta, lo scienziato si sentì a disagio.
Erano pensieri che neppure si era permesso davvero di esprimere neppure a se stesso, forme embrionali di dubbi che aveva represso, eppure il suo signore aveva percepito lo stesso qualcosa e ora chiedeva spiegazioni, obbligandolo a portarli in superficie e dare loro una forma.
«Mio signore, non capisco perché la ricerca del mokai e del traditore siano così...» la parola adatta sembrava sfuggire all'uomo, che si inceppò per un istante nel formulare la frase. «Mi sembra non siate davvero interessato alla loro cattura, e non ne capisco il motivo.»
«Continua, Panuku.» un sottile rametto, verde e flessuoso, sembrò accarezzare le labbra di Rangatira mentre parlava, un tocco delicato che scese lungo il collo dell'imperatore.
«Mio signore, sono solo pensieri indegni, che so essere certamente errati; frutto di una presunzione che mai avrebbe dovuto esistere...»
«Ti ho detto di continuare.»
Lo scienziato deglutì, la calma assoluta del sovrano, quasi distratta mentre le mani nere d'innesti sfioravano quei viticci in parte senzienti, sapeva essere più spaventosa della furia di un qualunque altro essere.
«L'idea che abbiate voluto voi che Waiti tam'Rawa e AR-0109 fuggissero mi ha sfiorato. Così come penso che abbiate spinto Hine a fuggire da Whenua» sentì distintamente il tocco della mente del sovrano sulla sua, quasi una carezza. «Mi avete incaricato, tempo fa, di inserire dei codici negli innesti del soldato tam'Rawa, non ho avuto l'ardire di disobbedire e non li ho analizzati, ma erano instabili. Credo stiate giocando con qualcosa che trascende la scienza, mio signore... vi chiedo di fermarvi, prima di mettere a rischio l'intero popolo.» Tremava, mentre un'emozione primordiale scavalcava e abbatteva ogni barriera: la paura era una chiave per la sopravvivenza e in quel momento urlava alla mente dello scienziato di fuggire.
Ma ormai era tardi.
La presa sulla sua mente era troppo forte e un dolore straziante si fece largo in lui mentre un sottile rivolo di sangue scuro, quasi nero, iniziava a colare dalle orbite simile a lacrime.
Un gemito disumano esplose sonoro, mentre una mente veniva fata a pezzi e assorbita.
Rangatira si era alzato e le mani nere, percorse da linee di luce brillante e azzurrina, erano state posate sulle tempie dello scienziato e pulsavano al ritmo calmo del cuore del sovrano.
Come una pianta che assorbe nutrimento dal terreno, attraverso quel contatto l'intera mente dello scienziato si unì con quella del sovrano.
Ogni sua esperienza, ogni sua conoscenza, tutto divenne parte di Rangatira, si fuse con lui: venne assimilato, fagocitato e smantellato in una digestione cannibale di menti.
Un lievissimo incresparsi delle labbra segnò appena il volto del nauhea mentre stringeva il cranio dell'altro con sempre più forza.
Ogni stilla di sapere era ormai sua e una bava schiumosa, colante da narici e orecchie, di un grigio malsano e putrido, era tutto quello che rimaneva del cervello dell'altro.
Panuku era giunto troppo vicino alla verità, aveva assorbito la sua mente per essere certo che quelle ipotesi non fossero state condivise, ma non solo: era uno dei più brillanti scienziati dell'intera galassia, sarebbe stato uno spreco eliminarlo e basta.
Diede un'ultima stretta e il cranio gli esplose tra le mani, riversando in uno schizzo di ossa e sangue gli ultimi residui di quella schiuma, tutto quello che rimaneva della genialità dello scienziato.

Ultimo VarcoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora