L'alloggio di Waiti era esattamente come Aronui lo ricordava. Due stanze quasi spoglie e anonime nell'ala del palazzo riservata al plotone makau, che era composto da cinquanta soldati tra i migliori dell'intero esercito: i più forti, svegli e fedeli. A volte Aronui si era chiesto se veramente Waiti fosse così fedele a Rangatira, senza mai però trovare nulla per confermare quella vaga sensazione che aveva sempre tenuto per sé. La stanza di Waiti era particolarmente piena di tecnologia anti esper, schermata a tal punto che, in passato, stare più giorni lì dentro lo faceva sempre stare male. Il lato positivo, per Aronui, era poter toccare gli oggetti senza essere assalito dalla psicometria.
Nel varcare quella soglia, gli smorzatori ESP gli fecero formicolare la pelle, una sensazione fugace accompagnata da un certo sollievo, subito cancellato dalle mani di Waiti che premevano sul suo viso.
«In questi cinque anni mi sei mancato», sussurrò sulle labbra di Aronui, sfiorandole con le proprie «sei sempre stato il più bello tra i mokai dell'imperatore...»
Le spalle di Aronui si irrigidirono, mentre sfiorava con le proprie mani quelle del nauhea. Chiuse gli occhi, cercando di calmare quella furia che gli vagava come una belva nell'anima, e rispose al bacio di Waiti con delicatezza. Il soldato si spogliò della tuta rinforzata, scoprendo la propria pelle di quel grigio perlaceo, dove qua e là spuntava qualche cicatrice. Innesti di rinforzo disegnavano arabeschi neri vagamente geometrici sulle spalle, sulle anche e attorno ai diversi punti vitali. Come fiori della vita in sottile rilievo sbocciavano, espressioni geometriche della perfezione dell'universo.
Le mani di Waiti vagavano delicatamente lungo il corpo di Aronui, esplorandolo con tocchi leggeri. Il soldato era stato uno dei pochi ad avere una certa leggerezza, con lui; a non limitarsi a usarlo, imparando nel tempo che la conversazione con quel mokai valeva quanto, e a volte anche più, del sesso.
«Sei un petalo candido, bellissimo.»
Quelle parole misero a disagio Aronui.
Waiti era sincero, ma lui non poteva più accettare di essere solo quello: un desiderabile e pregevole oggetto con cui era possibile anche scambiare qualche parola. Aveva vissuto in libertà per cinque anni, dentro di lui l'aveva riconosciuta e amata... tornare a essere solo uno schiavo, il bello ed esotico mokai dell'imperatore Rangatira, lo nauseava e infuriava.
Era tornato sul pianeta da meno di un giorno, la oni che ancora scorreva con qualche residuo in lui e il sangue di Jako che fino a poco prima lo macchiava ancora. Eppure gli sembrava che il tempo trascorso a Taone Nui non fosse mai avvenuto, che fosse solo un sogno, ma non voleva dimenticare quello che aveva amato: la libertà.
Le mani dell'altro sfiorarono il suo innesto sulla schiena e lui si inarcò di colpo, gemendo e spalancando gli occhi, ora lucidi di desiderio.
Con uno sforzo di volontà enorme si mosse e afferrò i polsi del soldato, che lo lasciò fare, incerto, lasciando che li scostasse.
«No...!» disse con notevole difficoltà, la voce a stento sotto controllo. «Waiti, non toccarlo, per favore...»
«Perché?» sinceramente perplesso, il nauhea lo fissò.
«Lascia che sia io, io davvero... ti prego!» deglutì, recuperando in una lotta selvaggia la padronanza delle sue sensazioni. «Quando tocchi gli innesti non sono davvero io, non posso scegliere. Non farlo, non farmi questo, non oggi...» Aronui non riusciva a respirare, quasi, tanto era agitato. Mille emozioni si scontravano in lotta dentro di lui: paura per quella specie di ribellione e le sue possibili conseguenze, furia per la situazione in cui nuovamente si trovava, tristezza, ansia e disgusto per come desiderasse, con solo quel delicato tocco, l'altro. «Ti prego, lascia che sia io a farlo, a darti piacere, consapevolmente. Non come un mokai, ma per mia scelta.» Il soldato guardò per un lungo istante Aronui, lo sguardo combattuto. «Ti piace quando sono con te, vero?» insistette l'umano.
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Ultimo Varco
Science FictionQuando due universi paralleli si toccano sono belve che si dilaniano. Il più forte si nutre del più debole, dissanguandolo e portandolo alla morte. Nelle strade della megalopoli di Taone Nui, Aronui è famoso perché trova sempre quello per cui viene...