Ci risvegliammo tempo dopo, adagiati contro un muro di un piccolo monolocale, privo di qualunque mobile o oggetto, tranne per una lampadina, che pendeva dal soffitto e che illuminava a fatica l'ambiente. Le pareti erano bianche, ma in alcune parti mancava l'intonaco, lasciando scoperta la struttura originaria in mattoni; davanti a noi, era presenta una porta in legno di mogano.
-Benvenuti!-
I nostri sguardi furono rivolti verso quella voce profonda, proveniente da un uomo, all'incirca sui trent'anni, che stava in piedi, dinanzi a noi: i suoi occhi erano scuri e i suoi capelli castani erano pettinati all'indietro e un po' di barba definiva le mascelle poco sporgenti.
Mi alzai in piedi e mi posizionai davanti all'uomo.
-Chi sei e cosa vuoi. Non mi pare di averti visto prima d'ora-
-Tu dovresti essere Achille, è un privilegio incontrarti-
-Rispondi senza divagare-
-Chirone, tu sai bene chi sono, o forse no, con questo aspetto ti sto mettendo in difficoltà-
Io e Chirone ci guardammo un istante per poi tornare da quell'individuo. Lo osservai meglio: ad attirare la mia attenzione furono i peli sulle braccia, che si prolungavano fino a metà dorso della mano e i denti, in particolar modo i canini, quasi quadrati.
-Te lo ripeterò. Chi sei, e cosa vuoi da noi-
-Io dal centauro niente, non vedo come possa servirmi; mi interessi tu, invece. Voglio il tuo sangue, sulle mie mani-
L'uomo indietreggiò di qualche passo per scomparire e poi, al suo posto apparve il Minotauro. Mi sovrastava di mezzo metro buono e i miei capelli si spostavano a ogni suo respiro. Nello stesso modo in cui si muovevano quando eravamo nel bosco. Sul petto muscoloso era ancora presenta una cicatrice verticale, la vecchia ferita inflitta da Teseo nel Labirinto.
Indietreggiai, recuperando la mia spada, con gli occhi fissi sulla creatura, ma nel fare ciò, il Minotauro mi afferrò per la gamba destra e sentii le sue unghie penetrarmi nella carne assieme allo scricchiolio delle mie ossa che andavano in frantumi come cristalli. Aprii la mia spada e trafissi il suo braccio per liberarmi da quella morsa. Il mostro ruggì, mollando la presa e io aprii la porta per scappare fuori.
Se lo avessi saputo prima, non avrei mai fatto ciò che avevo fatto.
Il monolocale si affacciava su una piazza traboccante di gente, non c'era un solo punto vuoto. Le persone iniziarono a voltarsi verso di me, vedendo le condizione della mia gamba. Il sudore mi attraversò la schiena. E ora? Caddi in avanti, spinto dal Minotauro. Mi stesi sulla schiena. Tentai di colpirlo con un fendente al fianco, ma il Minotauro si spostò all'ultimo istante e poi un altro alla gola, ma il Minotauro, nell'abbassarsi, mi afferrò dai fianchi con le sue mani e finii qualche metro più lontano, finendo addosso a delle persone, le quali si spostarono urlando e piangendo dal terrore. Il Minotauro si trovò di nuovo sopra di me: il dolore alla gamba stava diventando insopportabile, però mi alzai e trafissi la gamba del mostro e poi lo vidi scomparire dalla mia vista. Non era più lì, c'era attorno a me solo la folla e qualche persona che si avvicinava per chiedermi se avessi bisogno di un ambulanza.
"No, non può essere scappato così. È ancora qui, per forza."
Iniziai a ruotare con lentezza su me stesso, controllando ogni singolo angolo di quella piazza, poi sentii di nuovo quel respiro sui miei capelli. Avevo ragione. Non ebbi neanche il tempo di reagire che vidi un suo corno trapassarmi da parte a parte e un fiume di sangue macchiare il suolo. Urlai assieme alle persone che assistevano a quella scena surreale, aggravata dall'invisibilità del Minotauro: io ero sospeso davanti a loro con un foro sull'addome creatosi dal nulla.
Avvertii il sangue arrivarmi alla gola per essere espulso dalla bocca.
Vidi le persone presenti chiamare la polizia e un'ambulanza, svenire o fissarmi con gli occhi stravolti e colmi di lacrime e altre filmarmi con telefono.
Nella mia testa era presente un unico pensiero: "È finita".
Il Minotauro sfilò il suo corno dal mio corpo e io caddi a terra, mentre la mia spada schizzò qualche metrò più lontano da me. Avevo perso l'arma e le forze stavano venendo meno, così come anche la vista, che si stava appannando sempre di più, al contrario delle fitte di dolore, che aumentavano ogni secondo di più.
Mi stesi a pancia in su, poggiando sui gomiti che tremavano per lo sforzo: il Minotauro mi osservava soddisfatto con il corno sporco del mio sangue che brillava al sole, che si stava gustando i miei ultimi attimi di vita prima di infliggermi quell'ultimo colpo che mi avrebbe ucciso.
Poi vidi l'espressione del suo volto cambiare: i suoi occhi si sbarrarono di colpo e dalla sua bocca uscì un debole muggito, come se stesse piangendo.
Posai lo sguardo sul suo addome. La mia spada era lì.
E, ad impugnarla, era Chirone.
Mi aveva salvato.
Il centauro estrasse la spada dal corpo e poi percepii le sue mani sollevarmi per adagiarmi sul suo dorso e partire il più lontano possibile.
Strinsi le mie braccia sull'addome di Chirone per evitare di cadere, chiusi gli occhi e mi addormentai, o forse svenni, lasciandomi cullare dall'andatura del centauro.

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Rivolta dal Tartaro
FantasyIn un mondo contemporaneo, gli dei si trovano a dover affrontare un problema che credevano risolto da tempo: Ade e i Titani vogliono scatenare una nuova rivolta per salire al potere. Gli Olimpi, però, hanno un'arma, il Dilitìrio, un veleno custodito...