Capitolo 7

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Quando mi risvegliai, poco tempo dopo, vidi Chirone in ginocchio al mio fianco, intento a curare il mio braccio. Mi alzai di scatto, tossendo in modo convulso e senza controllo per forse un minuto, mentre il centauro mi passava la mano sulla schiena, per poi riprendere a respirare quasi con regolarità.

-Come va ora?-

Mi limitai a scuotere la testa per accennare a un no, mentre cercavo di stendermi nuovamente a terra.

-Dove ti fa male?-

-La schiena ... -

-Mh, infatti ho visto che ti sei rotto tre vertebre nella zona dorsale, bevi questo, dovrebbe aiutarti a rimarginare velocemente la frattura- e il centauro mi porse un'ampolla di vetro contenete un liquido rosso abbastanza viscoso, simile a uno sciroppo. Bevvi tutto d'un fiato e mi stesi, aspettando che iniziasse a far effetto. Dopo qualche minuto, sentii il dolore affievolirsi e mi rimisi seduto.

-Vedo che già sta facendo effetto.- constatò Chirone sorridendo -Vorrei chiederti una cosa, come sei finito in mezzo a un cerchio di fiamme assieme alla Chimera, o meglio alla sua carcassa? -

Raccontai tutto dall'inizio: dal sogno, al serpente moribondo fino allo scontro con la Chimera dove ero scampato alla morte per un pelo.

-E la spada? Non è la tua solita e poi non mi sembra prodotta da Efesto- sentenziò il centauro, mentre afferrava la mia spada e la maneggiava tra le mani, osservandone i dettagli. E anche lì mi vidi costretto a raccontare di mio padre anche se avrei preferito evitare l'argomento in tutti i modi. Per me, quell'Alexis non era mio padre. Peleo era mio padre.

-Quindi, non sei figlio di Peleo e tu non hai idea di che faccia ha il tuo vero padre dopo tremila anni?-

Annuii. Chirone distolse un attimo lo sguardo da me e notai i suoi occhi sgranarsi, come se avesse fatto un collegamento, per poi riguardarmi facendo finta di niente. Cosa sapeva di più Chirone?

–In compenso, questa spada è meravigliosa, ed è arrivata anche nel momento giusto-

La strappai dalle mani di Chirone e la osservai meglio: era in ferro con l'elsa in cuoio intarsiato di gemme e dettagli oro. Effettivamente non avevo mai visto una spada del genere, realizzata con così tanta cura e precisione. Era un capolavoro. In quel momento, presi dalla tasca dei pantaloni quel bigliettino trovato sull'arma e lo lessi:

Achille, spero che questa spada possa esserti d'aiuto per il tragitto.

Sull'elsa è presente una gemma bianca, se la premi, la tua spada si richiuderà.

Tuo, Alexis

Nel leggere quel bigliettino, provai rabbia insieme a felicità: ero felice che finalmente si fosse reso conto della mia esistenza, ma mi urtava il fatto che si fosse fatto vivo solo in quel momento: mi ricordava mia madre. E questa cosa la odiavo.

-Dobbiamo andare, il tempo stringe- dissi, alzando e prendendo lo zaino. Richiusi la spada così come mi era stato detto nel bigliettino e me la infilai in tasca.

La prossima meta era il Kosovo, a circa due giorni di distanza dalla Macedonia. Per la notte raggiungemmo una zona montana, non molto distante da un fiume, dove ebbi modo di lavarmi, dato che avevo ancora il sangue incrostato dal duello con la Chimera. Non cenai neanche quella sera, la fame era l'ultimo dei pensieri. Mi stesi per terra e appena toccai il suolo mi addormentai: ero stremato dal viaggio e pregavo di passare una notte più tranquilla di quella in Macedonia.

Non fu così.

Quella notte ebbi un altro sogno completamente diverso da quello precedente: c'era un uomo che correva nel vuoto e si stava avvicinando a me. Era Ermes, aveva un messaggio per me. Quando arrivò davanti a me, prese una pergamena dalla sua sacca e, dopo averla srotolata, lesse:

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