Capitolo 12

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I giorni successivi passarono tutti allo stesso modo: sveglia, colazione, lavori, doccia, pranzo, lavori, doccia, cena. Tutto così monotono.

Tutto così, fino alla notte del sei ottobre.

-Adrian, svegliati. Sbrigati!-

-Che ora sono?-

-Sono le tre e un quarto di notte. Ti devi alzare-

-Che cazzo è successo?-

-Zitto, Adrian. O forse dovrei dire, Achille?-

Il sangue si ghiacciò nelle mie vene.

-Come sai il mio vero nome?-

-Io ti conosco, e tu conosci me-

Lo guardai stranito. Stava mentendo, o avevo ragione su di lui?

-Non credo di, di star comprendendo. Tu mi conosci?

-Sì-

-E io conosco te?-

-Sì-

-Stai scherzando, non ti ho mai visto prima di ora-

-Ti sbagli. Non mi hai visto in quest'epoca, ma in un'altra sì-

-Non sta ancora capendo-

-Ok, non mi stupisce questa cosa. L'intelligenza non è mai stata il tuo forte-

-Oh, come cazzo ti permetti?-

-Ok, scusa, ma è la verità. Vediamo un po', se ti dicessi, che sono il figlio di Laerte? Ricordi qualcosa?-

Iniziai a pensare, guardando il pavimento, poi lo guardai con gli occhi spalancati e una mano sulla bocca. Era Odisseo.

-Odisseo, sei tu?-

-Finalmente ce l'hai fatta!-

Lo abbracciai.

-Tutti questi tatuaggi?-

-Copertura. ma parlando di te, seriamente hai scelto Adrian come nome?-

-Che dovevo fare?-

Scoppiammo a ridere. Non era cambiato per niente, così come non era cambiata la sua mente, geniale come sempre.

-Allora che ci fai qui?- gli chiesi.

-Zeus mi ha mandato per aiutarti a uscire da questa situazione. Ma che sta succedendo? Non mi ha spiegato nulla e vorrei sapere perché sei rinchiuso in un cercare in Croazia piuttosto che sull'Olimpo. Zeus si è degnato di dirmi che ora vivi con loro-

E raccontai di nuovo tutto, dalla profezia all'arresto.

-Sei nei guai fino al collo, amico mio- constatò Ulisse, non apenna finii di parlare – ma ora ci penso io a tirarti fuori di qui-

-E come?-

-Ho pensato già a tutto. All'inizio volevo tagliare le sbarre della finestra per poi calarci giù con una corda e scappare, ma all'altezza di cinque metri, credo che sia difficile uscire vivi dato che la corda è lunga solo due metri e mezzo. Perciò passiamo al piano B, più complesso. Ti ricordi come si fa un combattimento corpo a corpo, sì?-

-Ne ho affrontati due prima di arrivare qui e sono vivo, quindi sì, me lo ricordo ancora-

-Ottimo. Prima di passare all'azione, iniziare a bere queste due bottigliette d'acqua, nel mentre ti spiego il piano-

Presi le bottiglie e iniziai a berne una.

-Ok, quando avrai finito, dovrai bere questo liquido rosso. È sciroppo di ipecacuana: nel giro di trenta minuti ti farà vomitare. Fingeremo, quindi, un tuo malore. Io chiamerò le guardie che verranno a controllare la situazione, e cercherò di stordirle, – se riesci dovrai darmi una mano; non dovresti avere effetti collaterali- dopo ciò, prendiamo le loro pistole e le munizioni e usciamo. Che dici?-

Rivolta dal TartaroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora