Arrivai nel carcere di Zagabria il tre ottobre, verso le 14:30.
Durante la perquisizione non sentirono la spada richiusa che avevo infilato delle mutande e non ricorsero all'uso del metal detector poiché era rotto.
"Gli altri non si sono dimenticati di me. Sicuro non è un caso questo" pensai, mentre due guardie mi stavano guidando lungo un corridoio.
Mi fu assegnata una cella con un altro prigioniero, un uomo sulla trentina, pelato, muscoloso e con dei tatuaggi sul braccio e dei piercing sul viso. Guardava solo il vuoto davanti a sé e quando entrai mi lanciò un'occhiata che mi ha fatto venire la pelle d'oca.
"Ok" pensai "meglio che mi faccio gli affari miei, se voglio rivedere la luce del sole".
Quell'uomo mi incuriosiva, chissà cove aveva fatto per ritrovarsi lì.
Il pomeriggio lo passammo a pulire i bagni, le stanze (anche se lo sporco era incrostato da decenni forse) e il cortile esterno. Ottimo metodo per non pagare altre persone per pulire il carcere.
La sera, ci dirigemmo tutti verso la mensa e mangiammo della carne e delle verdure bollite. Sembravano fatte di gomma. Non so come sono riuscito a mandarle giù. Durante la cena, sentimmo uno sparo, seguito da un urlo. Un uomo era stato colpito con un proiettile al sale sul collo, si stava rifiutando di mangiare (non lo biasimo).
-Ehi- sussurrò il mio compagno di cella, che era seduto di fianco a me. Era la prima volta che mi rivolgeva la parola da quando ero arrivato.
Lo guardai.
-Impara fin da subito. O fai quel che ti dicono, o non esiteranno a spararti, anche se vedo che hai imparato subito, dato che hai finito tutto, sei un bravo ragazzo.-
-Beh, devo ammettere che fa schifo, ma meglio di niente-
L'altro sorrise e poi mi porse la mano –Dimitri, piacere-
Ricambiai il gesto e dissi a mia volta il mio nome. Adrian.
Una volta che tutti finirono la cena, rientrammo nelle nostre stanze per la notte.
-Allora, come sei finito qui?- domandò Dimitri.
La domanda mi colse di sorpresa.
-Droga, tu?-
-Anche io, colto in flagrante. Brutta bestia la droga. Quando entri nel cerchio, non sai più se ne esci vivo o morto-
-Già-
Da quella frase, nessuno più parlò: ognuno restò a fissare l'altro, in attesa che qualcuno attaccasse bottone.
Io, però, più guardavo quell'uomo, e più mi sembrava di conoscerlo. La sua faccia non mi era nuova, ma non riuscivo a capire come avrei potuto conoscerlo. Anche il suo sguardo stava diventando più affettuoso, come se sapesse chi fossi veramente, o forse semplicemente aveva trovato in me qualcuno con cui parlare, che ne so.
All'improvviso l'uomo mi augurò di dormire tranquillo, poi si girò sul fianco e si addormentò e io feci lo stesso, ancora con i pensieri che occupavano la mia mente.
"Dimitri, chi sei veramente?"
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Rivolta dal Tartaro
FantasyIn un mondo contemporaneo, gli dei si trovano a dover affrontare un problema che credevano risolto da tempo: Ade e i Titani vogliono scatenare una nuova rivolta per salire al potere. Gli Olimpi, però, hanno un'arma, il Dilitìrio, un veleno custodito...