Passò forse mezz'ora da quell'urlo assordante.
Non ero più uscito dalla stanza per controllare come stesse procedendo il combattimento, ma ero rimasto seduto su una sedia a controllare Artemide e Apollo, stesi e immobili sui loro piccoli letti. La mia mente era intenta a immaginare il combattimento, preoccupandosi anche per Achille, di cui non avevo idea di cosa stesse facendo. Quel pessimo presentimento ancora persisteva dentro di me, anzi, forse era anche aumentato: da quando era iniziato lo scontro, in realtà, percepivo che non sarebbe andata a buon fine. Non ho idea del perché di questo, ma il mio sesto senso non ha mai sbagliato in tutto questo tempo. Da tremila anni, ormai.
Altri due urli mi distrassero dai miei pensieri. Venivano da quella stanza.
Erano Artemide e Apollo. La loro schiena era inarcata mentre liberavano i polmoni di tutta l'aria che contenevano. Mi avvicinai a loro, cercando di rimetterli giù, invano: dei loro occhi vedevo soltanto la sclera, piena di sangue, mentre le iridi erano rivolte verso l'interno.
Poi il loro corpo iniziò a sgretolarsi a poco a poco, partendo dai capelli, come se fosse un unico blocco di gesso stretto in una mano, aumentando l'urlo di intensità. I frammenti non cadevano a terra: prima che potessero toccare il suolo scomparivano, senza lasciare alcuna traccia.
Retrocedetti di qualche passo, senza distogliere lo sguardo. Stavano morendo davanti a me.
Quando toccò al petto, da esso uscì una luce così forte da abbagliarmi e da obbligarmi a coprire gli occhi con un braccio. Il tutto durò qualche secondo. Quando la luce scomparve, vidi che si era portata con sé i due ragazzi. Il loro dolore era finito assieme alla loro vita.
La rivolta si era conclusa. Avevamo perso.
Uscii subito fuori dalla stanza, non abbastanza consapevole di ciò che avrei trovato oltre quella porta.
La mia visuale era coperta da fumo verde, che entrava nella mia gola, mandandola quasi in fiamme; iniziai a tossire, mentre mi abbassavo al suolo, cercando aria pulita.
Al di sotto della mia visuale, vidi solo gli dei, in ginocchio, tutti con una mano al petto, ansimando disperati: gli occhi di tutti erano spalancati e colmi di un misto tra terrore e dolore. Fu quando vidi Zeus accasciarsi completamente al suolo che realizzai pienamente dell'effettiva vittoria dei Titani. Dal suo corpo notai sollevarsi la sua anima che, inespressiva, attraversava il pavimento, per raggiungere l'Ade. Man mano, tutti gli dei subirono la stessa sorte, e con loro anche io: io mio corpo iniziò ad avvicinarsi al pavimento e dentro il petto il mio cuore si fermava, anche lui stava perdendo tutte le sue energie.
L'ultima immagine che vidi prima di chiudere gli occhi per sempre, fu quella di due anime, lontane rispetto agli altri che scendevano nell'Ade. Una portava in braccio l'altra, sfinita e immobile.
Quando riaprii gli occhi, l'unica cosa che riuscii a vedere fu l'oscurità che mi avvolgeva. Sollevi la testa, mentre mi mettevo in piedi e vidi solo un piccolo punto di luce, l'ingresso del Tartaro. Pensando alle descrizioni che avevo letto di Esiodo, dovevo ammettere che quel mortale aveva visto lungo. Mi sedetti di nuovo a terra, pieno di sconforto.
Chissà se Achille era lì e se lo stesse cercando. Quel luogo poteva essere minuscolo come enorme, il buio lasciava il privilegio del dubbio. Perché non ha usato subito il Dilitìrio, perché si è fatto dire tutta quella storia? O perché non lo ha usato subito dopo quel veleno? Vorrei che fosse lì con me, per spiegarmelo.
Una voce titubante mi chiamò dentro quell'oscurità.
-Chi è che mi chiama?-
-Zeus, sono alla tua destra-
-Non ti vedo lo stesso con questo buio-
-E pensare che lo abbiamo creato noi questo posto. Non pensavo che ci saremmo finiti prima o poi. Mi devo ricredere, mi sembra ancora tutto così surreale ... -
-Alla fine sei riuscito nel tuo piano? Quello ... hai capito, no?-
-Sì, sono riuscito-
-Dove si trova?-
-Con Apollo e Artemide, non so dove-
-Non ho capito una cosa, perché l'hai fatto? Me lo sono chiesto da quando me lo hai rivelato mentre attendevo Achille in Croazia. Perché?-
-Ade è un falso, ma sa mentire bene. È un manipolatore con i fiocchi. Ciò che ha fatto non merita di essere perdonato-
-A giudicare da quel che ha detto, sei tu quello che ... -
-Ha saltato un bel pezzo nel suo racconto. Ma ormai non conta più, ormai siamo tutti qui, rinchiusi-
-Anche Achille è qui?-
-No, Ade l'ha portato via con sé, ora non so dove sia, sicuro in posto migliore di questo. Quel ragazzo nella sfortuna, ci riguadagna sempre, incredibile-
Annuii leggermente, chiudendo così la conversazione.
Tornai a osservare quel piccolo spiraglio di luce in alto, sognando di poter tornare a vedere la luce. Tuttavia, nella mia testa, sapevo che avrei sperato invano.

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Rivolta dal Tartaro
FantasyIn un mondo contemporaneo, gli dei si trovano a dover affrontare un problema che credevano risolto da tempo: Ade e i Titani vogliono scatenare una nuova rivolta per salire al potere. Gli Olimpi, però, hanno un'arma, il Dilitìrio, un veleno custodito...