Capitolo 3

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Rientrai quando la domestica mi venne a cercare in giardino per avvertirmi che la cena fosse pronta; l'atmosfera all'interno era strana, particolarmente tesa, soprattutto sul volto di mia madre. La sua espressione era familiare, era la stessa che comparse sul suo volto fui chiamato per combattere la guerra di Troia; quegli stessi sentimenti si stavano rimescolando nella sua iride. Tuttavia aspettai a chiederle cosa stesse succedendo, sarebbe arrivato il momento giusto per parlarmi.

Cenammo nella grande sala da pranzo, posta dopo il soggiorno: durante il pasto, nessuno parlò ed era evidente che ci fosse sotto qualcosa di grosso e preoccupante, ma nessuno osava parlare, tutti erano concentrati sul loro piatto, chi con preoccupazione, chi senza comprendere cosa stesse succedendo. Solo una volta conclusa la cena, Zeus ci chiese di prestare la nostra attenzione su ciò che stava per dire e tutti obbedimmo, guardando con preoccupazione la divinità, che tentava di restare sicuro di sé e a mantenere i nervi saldi, con un discreto successo.

-Allora, - sospirò, cercando le parole giuste per iniziare il discorso -sarò diretto: non credevo che sarebbe ricapitato di nuovo, ma, a quanto sembra, Ade e i Titani hanno dichiarato nuovamente guerra-

Quelle parole generarono il panico all'interno di quella stanza: chi rimaneva incredulo, chi lasciava scorrere delle lacrime sul volto, chi aveva lo sguardo terrorizzato e chi, invece, come Era o Poseidone, osservava tutto in silenzio, come se sapessero già quella notizia.

Io guardavo tutto ciò senza comprendere: come una guerra? Perché avevano dichiarato guerra? E poi quel "nuovamente". Se era già successo, perché tutta questa preoccupazione? Voglio dire, se mi trovavo lì, avevano sconfitto già i Titani, e allora perché era esplosa tutta questa tensione?

Mi alzai in piedi e chiesi a Zeus una spiegazione più dettagliata su quel che stava succedendo e fu così che tutti si ammutolirono, lasciando come unico suono la voce di Zeus, che scavava nei suoi ricordi:

-Vedi Achille, c'è già stato un conflitto tra noi e i Titani, come avrai già capito, e questo avvenne molto prima che tu nascessi, tua madre era ancora una ragazzina. Prima di arrivare a questo, dobbiamo tornare all' inizio: i Titani, come avrai già sentito anche in vita, furono sconfitti e poi spediti nel Tartaro, la zona più remota degli Inferi, controllati dall'Ade. Qualche secolo dopo, Ade e i Titani ci fecero una bella sorpresa e ci attaccarono, con la speranza di riprendere il dominio perduto, contando sull'aiuto di Ade che non ha esitato ad affiancarli. Ovviamente non eravamo preparati a questo, tuttavia combattemmo lo stesso: la resa non era contemplabile, dato che ciò voleva dire cedere tutto a loro. Fu uno scontro duro e intenso, ma riuscimmo a vincere contro di loro, anche se questa vittoria ci portò via Leto, la madre di Apollo ed Artemide e...-

-Fermi un attimo- interruppi-una di noi è morta? Noi siamo immortali, o quantomeno voi, io ho ancora il mio problema con il tallone. Com'è possibile che sia morta?-

-Hai ragione, noi siamo immortali, ma Crono ha una cosa che noi non abbiamo: lui è libero di comandare il Fato, trascendendo dalla regola base di quest'ultimo, tramite un accordo con le Parche. Grazie a questo lui è in grado di uccidere anche noi divinità, trasformando il nostro filo in uno uguale a quello di un qualunque mortale. Loro hanno un'arma cruciale tra le loro mani.-

-E se hanno questo potere, perché non usarlo subito? Insomma potremo morire anche tra qualche istante, no?-

-Lo riterrebbero troppo facile e noioso, a loro piace l'azione-

Effettivamente, su questo punto, i Titani avevano ragione, un po' di sangue ci vuole sempre.

-Dopo questo scontro- continuò la divinità- creammo un veleno mortale, il Dilitìrio, nascosto ad Atlantide, città che è molto difficile da raggiungere, e uno di noi deve recuperarlo; quella rappresenta la nostra unica speranza di salvezza certa, altrimenti, non credo che riusciremo a scamparla come l'altra volta-

-Ok, e si è deciso chi è il prescelto?- chiese Apollo, con gli occhi lucidi, forse al pensiero della madre o per il terrore di fare la sua stessa fine.

-Oh, ma non possiamo risolvere con un fottuto bicchiere di vino?- sbottò Dioniso, sbronzo.

-Magari, saremmo tutti più contenti se potessimo fare così- rispose Ares

-Tornando a noi, il compito è stato già assegnato.- rispose Era, con tono di rimprovero verso Dioniso e Ares e riportando l'attenzione all'argomento originale -Achille, il compito è tuo-.

-COSA?!-

-Puoi opporti se vuoi-

-Teti, smettila, ne abbiamo già parlato- commentò Poseidone fulminando con lo sguardo mia madre.

-Perché proprio io?-

- Tu sei l'unico che non ha poteri. Se dovessero arrivare e uno di noi fosse in viaggio, avremo una risorsa in meno da sfruttare. Non è per sminuirti, è solo un dato oggettivo- puntualizzò Efesto, che fino a quel momento non aveva parlato.

-Effettivamente è la scelta migliore ... quanto tempo ho a disposizione?-

-Prima di questo, ti avverto che non potrai usare i mezzi di trasporto attuali, sono troppo affollati e gli scagnozzi di Ade potrebbero nascondersi tra la folla, attaccarti e poi avremo un sacco di problemi con la legalità, anche se non posso escludere che avranno architettato qualcosa per infilarti lo stesso nei guai nonostante questa premura -

Sospirai.

-Immaginavo ... quindi, quanti giorni ho?-

-Considerando che partirai domani, quaranta giorni-

-Solo?-

-Ade ci ha dato una scadenza-

-Cazzo-

-Dato che non potrai disporre di telefoni che ti guidino durante il viaggio, sarai affiancato da Chirone, sarà lui a guidarti-

Annuii. Ero contento di sapere di avere lui al mio fianco, mi avrebbe aiutato molto la sua presenza, me lo sentivo.

-Quindi Achille, hai deciso?- domandò mia madre, ancora con la speranza di ritirarmi da quel compito.

-Partirò. È questo che devo fare, e se non vi dispiace, mi congedo, devo preparare il necessario per il viaggio-

Gli altri annuirono e, mentre mi recavo nella mia stanza, sentivo i loro sguardi addosso.

Rivolta dal TartaroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora