FEEL FOR YOU

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Bitter apple take a bite

It's kind of wonderful
Fallen star you're mine tonight

Strange but beautiful

Dave Gahan, Bitter Apple

Si fermarono nei pressi della Torre Nord dopo una corsa a perdifiato per il castello. Harry si era fermato solo per infilarsi la maglietta e poi l'aveva di nuovo portata via, per corridoi e scale, proteggendo entrambi con il mantello dell'invisibilità ogni qual volta si profilava un pericolo.

Adesso lo distese di nuovo su entrambi mentre puntava la bacchetta verso la botola da cui si accedeva all'aula di Divinazione.

- Almeno questo posto serve a qualcosa – commentò Harry allegramente, muovendosi trai tavolini e le soffici poltrone fino a raggiungere il camino.

- Incendio – esclamò facendo divampare i ciocchi anneriti in un bel fuoco che diffuse immediatamente per tutto l'ambiente l'odore del fumo e delle strane erbe che usava la Cooman.

Ginny, alle sue spalle, sorrise. Certo Harry non aveva pensato a quale utilità avesse avuto molto spesso per le coppie quella strana aula tutta in porpora e dorature che ricordava l'anticamera di un postribolo vagamente retrò.

Rimase in silenzio a fissare la figura del ragazzo che si stagliava nelle ombre proiettate dalle fiamme del camino, poi Harry lentamente si voltò verso di lei, il suo sorriso si era spento e adesso aveva un'espressione molto seria.

- Ginny, dobbiamo parlare -

Di colpo quel senso di vaga gioia che non aveva nessun motivo apparente di esistere defluì completamente, lasciandola svuotata. Ginny sedette sul largo bracciolo di una delle poltrone, raccogliendo le gambe contro il petto, la posizione fetale di un adulto, pensò con una parte della mente, mentre cercava di prepararsi a quanto avrebbe ascoltato.

In un attimo di disperazione pensò a come si sarebbe sentita qualche ora dopo, nel suo letto: ancora una notte interminabile prima che trascorressero abbastanza giorni, abbastanza mesi per poter tamponare in parte le ferite che le avrebbe sicuramente lasciato quanto Harry stava per dire.

Si abbracciò le gambe stringendosele al seno, raggomitolata su se stessa, ma riuscì a mantenere un'espressione ferma quando annuì brevemente – Ti ascolto –

- Prima mi sono comportato in maniera orribile – esordì Harry, deciso – Perdonami, ti prego -

- Cosa? – lei lo fissò, completamente spiazzata.

- E' che da te mi sento messo alle strette, da un po' di tempo a questa parte così ho reagito male. Credevo che con la fermezza avrei ottenuto qualcosa, ma alla fine mi sono comportato come un perfetto idiota e ti ho detto delle cose che non avrei dovuto dire. Ti ho fatto male e per questo ti chiedo scusa – terminò lui tutto d'un fiato.

- Oh! – fece Ginny, incerta – Non so cosa dire – ammise.

Harry si avvicinò e lei piegò il collo all'indietro per guardarlo, sembrava incerto e infelice, si passava una mano trai capelli nervosamente, scompigliandoli più che mai – Sono quasi sempre così infuriato con te – continuò – Che a volte vorrei scuoterti per le spalle fino a vederti battere i denti. Mi tratti come un stupido, poi come un oggetto, poi diventi dolce e attenta e quando finisco per rilassarmi un poco in tua presenza ecco che sei di nuovo violenta e sarcastica. Non riesco più a sopportarlo –

- Ma la cosa che più di tutto mi fa arrabbiare da matti è che vorrei chiederti che cosa ne hai fatto della mia Ginny – aggiunse in tono di quieto rimprovero.

- Quale Ginny? – domandò lei con voce piatta piatto.

- Quella di una volta, vorrei sapere dove l'hai sepolta. Perché certe volte non riesco a credere che la persona dura e amara che parla con la sua voce e si muove col suo corpo sia veramente lei -

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