EPILOGO [My December]

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L'alba sorgeva simile a nebbia fumosa, appannando le finestre e impolverando il cielo chiaro di una caligine dorata, l'araldo del sole che sarebbe sorto da lì a poco.

La ragazza bionda vagando per il castello, inquieta, per gran parte della notte, si era infine ritrovata davanti alla statua di un gargoyle, occhi di pietra fissi e malevoli e un ghigno che sembrava esprimere uno scherno segreto rivolto tutto a lei.

Il piccolo professor Vitious, comparve dal fondo del corridoio, stropicciandosi gli occhi con le manine rugose e quando la vide ebbe un sorriso educato appena velato di curiosità – Buongiorno signorina McFays –

- Professore – disse lei, rauca come se poche ore di silenzio le avessero scolorito la voce – Buongiorno -

Vitious passò oltre e lei finse di non vedere la sua espressione perplessa.

Mormorò una parola sommessa e il gargoyle fece un balzo di lato scoprendo un accesso che dava su una scala che si snodava come un nastro verso l'alto, verso la porta contrassegnata dal battente a forma di grifone.

L'ufficio del Professor Silente era invaso da quella luce velata che saliva dalla neve verso il cielo, lattea, diafana; piccoli sbuffi di delicati strumenti argentei che borbottavano dolcemente nel silenzio, tintinnare di vetro sottile e il russare sommesso dei quadri dei vecchi presidi di Hogwarts.

Lei scostò una sedia e vi si lasciò cadere, i gomiti sulle ginocchia, la faccia nascosta tra le mani, le dita che premevano sulla fronte e sulle tempie, con una forza silenziosa che, se non si fosse trattato di lei, sarebbe parsa sintomo di un profondo scoraggiamento.

Quando alzò lo sguardo, in alto, verso il soffitto, in direzione della zona alta e autorevole che era l'unico rango che ormai potevano vantare quegli invitati, morti secoli or sono, alla vita della scuola, incrociò un sorriso arcano sotto baffi sottili e ben curati, occhi scuri e acuti come spilli.

- Buongiorno, nonno -

Questa volta la sua voce risuonò limpida come i raggi del sole che disperdevano la caligine mattutina dal cielo.

- Buongiorno, Narcissa -

Quando Gregory Goyle aveva sentito per la prima volta quella cosa mentre guardava Tracey Davis, il suo primo pensiero era stato che forse doveva smetterla di mangiare tutti i santi giorni una quantità di dolci che equivaleva alle scorte di magazzino semestrali di Mielandia.

Era cominciato come un dolore allo stomaco, qualcosa tra un pugno e una strizzata feroce, contornato da altri sintomi quali i sudori freddi, tremori, annebbiamento della vista, che lo avevano fatto immediatamente pensare a una congestione gastrica che lo avrebbe presto portato a fare compagnia a creature quali il Barone Sanguinario.

Madama Chips lo aveva rassicurato sullo stato della sua salute fisica, Tiger che, con un insolito conato di intuizione, aveva capito al volo, si era sentito di rassicurarlo un po' meno su quello della sua salute mentale.

Adesso, mentre allarmanti voci su un presunto scambio di persona tra Tracey Davis e Bellatrix Black Lestrange cominciavano a diffondersi per il dormitorio di Slytherin insieme alle solite, trite, barzellette sui Gryffindor; adesso che la Caposcuola Pansy Parkinson si era richiusa nel bagno delle femmine fumando una quantità di sigarette che avrebbe fatto venire i complessi di inferiorità anche a Daphne Greengrass, Goyle aveva compreso di trovarsi in una situazione alquanto delicata.

Sì, perché mostrando un buon senso che nemmeno un troll gli avrebbe riconosciuto, aveva cominciato a domandarsi di chi si fosse effettivamente innamorato, se di Tracey Davis oppure di Bellatrix Lestrange. Quest'ultima eventualità avrebbe comportato qualche consistente problema in vista del famoso coronamento del sogno d'amore, visto che la ricercata in questione era sì favolosamente bella, a quanto si diceva e a quanto sembrava dalle foto segnaletiche (che Goyle e Tiger avevano cominciato a collezionare mentre gli altri bambini erano più futilmente impegnati con le figurine delle Cioccorane), ma era anche favolosamente sposata con un tizio così bello e oscuro che, a detta di Millicent Bulstrode (che aveva un'intera collezione di foto segnaletiche dei fratelli Lestrange, roba da fare invidia alla centrale operativa Auror) incarnava il sogno proibito di ogni brava Slytherin purosangue. E che poteva competere quasi, ma Millicent ci teneva a sottolineare quel quasi, con Blaise Zabini.

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