PRICE AND POLYJUICE [Part #1: Crime School Investigation]

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You can lose yourself in pleasure

'Til your body's going numb
But will it ever be enough?

You know that it'll never be enough

         Pandora's Box, Original Sin

La ragazza picchiava con le dita contro il vetro cercando di richiamare la sua attenzione. Hermione si avvicinò alla finestra, il suo respiro appannò la superficie gelata ma non riuscì a sentire cosa quella ragazza le stesse dicendo. Scosse il capo per farglielo capire e quella rise e picchiò il vetro col piccolo pugno.

Era bionda e snella, coi capelli mossi sulle spalle e intorno alle guance, la carnagione bianca e liscia come una perla e grandi occhi grigi. Il suo sorriso era contemporaneamente caldo e misterioso. Sembrava divertita. Infine Hermione riuscì a leggere le parole che le sue labbra squisite formulavano.

Non mi riconosci? Fammi entrare!

Improvvisamente la finestra si trasformò in una teca di vetro, dietro di essa la fotografia di una ragazza solitaria le rivolgeva un bizzarro sorriso e sollevava una mano portandosi l'indice della destra davanti alle labbra, facendole segno di fare silenzio...

Hermione si risvegliò con un piccolo sussulto e spalancò gli occhi nella luce tenue della fiamma violetta che dal camino spandeva ombre brune nella stanza semivuota. Per un istante, ancora invischiata nella ragnatela del sogno faticò a rendersi conto di dove si trovasse, poi una gamba nuda a contatto con la sua e una mano possessivamente allargata sul suo fianco dissipò velocemente quel senso di smarrimento. Rimase qualche istante ad ascoltare il respiro sommesso vicino al suo orecchio poi allungò una mano verso un mucchietto di vestiti sopra la sua testa, tastando a caso per cercare l'orologio d'argento che Draco aveva tolto dopo averla graffiata per l'ennesima volta; lo alzò nella pallida luce del fuoco.

Le tre del mattino.

Era sveglia come se non avesse chiuso occhio eppure aveva dormito per più di un'ora e mezza, riflettè abbassando di nuovo le palpebre per cercare di ricostruire le sequenze del sogno che, sapeva, l'aveva svegliata. Non ci riuscì, era come se tutto l'insieme di immagini coi loro significati fosse nascosto dietro una cortina spessa e scura, che si confondeva col buio nella sua mente impedendole di capire anche quale fosse il luogo dove cercare.

La trama ruvida del tappeto sembrava penetrarle nella spalla così cambiò leggermente posizione mettendosi supina, il braccio gettato sul suo ventre assecondò quel movimento e la mano di Draco si posò di nuovo sul suo fianco.

Hermione aveva insistito perché tornassero presto al castello e per quanto ne poteva sapere i ragazzi di Ravenclaw e i loro amici potevano ancora essere alla Stamberga Strillante a gingillarsi tra una risata, un ponche e i manici di scopa. Tuttavia lei non si era sentita abbastanza al sicuro fino a che non erano sgattaiolati all'interno della scuola, dalla finestra del pianterreno, quella dietro le serre. Ogni qual volta riusciva a rilassarsi qualcosa la riportava bruscamente alla realtà.

Si sollevò lentamente su un gomito e con l'altra mano sollevò la coperta che durante il sonno era scivolata giù dalla spalla di Draco.

Alla luce delle fiamme del camino, violette e pallide fatte per scaldare e non per illuminare o bruciare, la pelle candida del ragazzo che dormiva assumeva una sfumatura quasi irreale e le ombre giocavano sulla cicatrice che si estendeva sul bicipite, distorcendo il ghigno del teschio. Lui contrasse il braccio nel sonno e un muscolo guizzò sotto la superficie della pelle sfregiata, creando l'illusione che le spire del serpente si stessero snodando. La mano di lei corse a coprire quell' effigie immonda, a frenare istintivamente quel movimento apparente ma non per questo meno inquietante.

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