LETTERS FROM HELL

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Someday, I will feed a snake

Drink her venom, stay awake

With time all plain will fade

Through your memory I will wade

Nightwish, Feel for you

La fine del quinto anno e l'inizio del suo declino personale.

Draco Malfoy ricordava quel giugno accecante di sole come un'unica macchia indistinta, baluginante di sguardi ostili e di presenze nemiche.

Ospite appena tollerato, trattato con disgusto e fastidio, oggetto della morbosa curiosità di sguardi che lo seguivano per poi distogliersi immediatamente non appena incontravano i suoi occhi; di conversazioni frenetiche che cessavano ogni volta che lui entrava in una stanza, di brusii: ronzare fastidioso di insetti immondi che trafiggevano di spilli l'esemplare di una specie diversa.

La brama saziata dell'odio e dell'invidia, l'esaltata soddisfazione di vedere un idolo trascinato nel fango, lui, il rampollo della più importante famiglia purosangue che avesse messo piede a Hogwarts da generazioni, lui, unico germoglio di due nomi che avevano scritto tanta parte della storia del mondo magico.

La plebaglia di Hogwarts, vigliacchi redenti e servi di mestiere, buonisti per debolezza e Grifondoro dell'ultima ora.

Momenti indistinti che scivolavano via tra dita troppo deboli per cercare di trattenerli.

Potter davanti alle clessidre che assegnavano i punteggi alle Case mentre la clessidra del Gryffindor si riempiva magicamente all'ultimo momento, vanificando come tutti gli anni, gli sforzi onesti e disonesti di tre intere Case.

Blaise che entrava nella loro camera mentre lui era intento a cacciare a forza le sue cose nel baule anche se mancava quasi una settimana alla partenza (Mio caro, vieni a Hogsmeade con me, per fuggire tra le braccia del Signore Oscuro ti ci vuole almeno un guardaroba adeguato). Il suo sguardo serafico, il modo in cui lo aveva preso sottobraccio per portarlo a passeggio nel parco della scuola, davanti a tutti. L'espressione di sfida che gli era balenata per un attimo in volto, quando credeva che lui, Malfoy, non lo stesse guardando.

Tiger e Goyle che lo guardavano terrorizzati, in attesa che lui dicesse o facesse qualcosa che desse un senso a tutto quel disorientamento.

Daphne taciturna. Forte, dura Daphne, che spegneva sul frontespizio di Storia di Hogwarts la prima sigaretta della sua vita.

I distintivi della Squadra d'Inquisizione gettati con rabbia nella spazzatura, rendendosi conto che adesso Slytherin era davvero sola contro tutti.

L'infermeria e il sole caldo di giugno che si riversava come una cascata di miele su di lei che dormiva, bruni capelli sparsi su lenzuola candide e lui che avrebbe voluto sollevare quel lenzuolo. Per fare cosa?

Toccarla, violarla, odiarla.

Era un peccato mortale anche soltanto permettere che la notte si insinuasse nei suoi sogni agitati.

Sangue sporco dei babbani, peccato e macchia di un' origine che lui si rifiutava di riconoscere.

Lei, Regina Mezzosangue di quel maledetto ventaglio di tre carte eternamente vincenti, insieme al Cavaliere Sfregiato e al Re Straccione.

Poi qualcosa lentamente aveva preso a scorrere lungo una strada diversa. Tratti illuminati dai lampioni in quella ferrovia buia dove i binari freddi si estendevano all'infinito in una tetra monotonia di momenti solitari.

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