ORIGINAL SIN [Part #1: Gone With The Sin]

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There'll be hell to pay someday
So put it all on the bill
Cause we'll always be paying
And paying until
We're beyond expiration

Pandora's Box, Original Sin

Anthony Goldstein aveva perfettamente chiaro il perché il Cappello Parlante non avesse mai preso in considerazione l'idea di metterlo in una casa che non fosse Ravenclaw.

Solo, all'interno della Club House, trasse un'ultima boccata dalla sigaretta e gettò il mozzicone tra le fiamme del camino, al di sopra del paravento di ferro battuto, cercando di raccogliere le idee e i pensieri dopo il breve colloquio con Hermione Granger.

Il ragazzo si voltò lentamente, nel silenzio interrotto solo dallo scoppiettio del fuoco e dal frusciare dei ciocchi di legno che si sgretolavano in braci rosseggianti, considerando quanto lo circondava. Le poltrone ereditate dal vecchio studio di Vitious, le vetrinette e due scaffali sopra cui si affollavano libri e vecchi trofei di Duellanti recuperati da quanto non poteva essere esposto nella Sala dei Trofei della scuola; un tappeto consumato che riposava in un sottoscala della sala comune di Ravenclaw, un tavolo che Justin aveva trafugato dalla sala comune di Hufflepuff quando aveva deciso di sistemare il club su cui giaceva un pomposo servizio da tè d'argento che Zabini aveva preso per dare un tocco di stile all'ambiente.

Anthony aveva sempre pensato che i loro libri su cui annotavano duelli e scommesse, e anche i semplici registri in cui venivano segnate le lezioni, un giorno avrebbero riposato su quegli scaffali che facevano letteralmente a pugni coi pannelli di legno di quercia delle pareti e con le sedie scolpite che Malfoy aveva portato da Slytherin e che avevano reso più comode con dei cuscini ormai completamente pesti.

Aveva sempre pensato che quando sarebbero andati via, altri studenti, di quelli che ogni settimana seguivano le loro lezioni e anche, più avanti, ragazzi che ancora erano troppo piccoli per andare a scuola, avrebbero aperto quei vecchi libri e registri e avrebbero trovato i loro nomi scribacchiati sotto le puntate e i resoconti dei duelli sportivi.

Forse era quel senso di assoluta precarietà che gli faceva desiderare con tutto il cuore di lasciare qualcosa di sé in quella scuola che amava.

Si era chiesto spesso se lo avrebbe ricordato come l'ultimo periodo felice della sua vita, in quei momenti in cui era costretto a riconoscere che oltre il mondo relativamente ovattato e sicuro in cui gli era concesso vivere, c'era qualcosa con cui ogni giorno tutti loro facevano silenziosamente i conti.

C'era una guerra, fuori dalle loro feste e dalle loro partite a carte con cui tante volte avevano ingannato il tempo e la tensione, in attesa di gufi provenienti dalle loro famiglie là fuori, genitori, fratelli, amici che vivevano una condizione di continua incertezza dove ogni scelta poteva rivelarsi quel passo che divideva la vita dalla morte, la rettitudine dalla rovina.

Ogni volta che sfogliava la Gazzetta del mattino, ogni volta che rimescolava un mazzo di carte o guardava le bottiglie trafugate dalla cantina di suo padre, ogni volta c'era qualcosa che gli suggeriva, insidiosa che qualcosa lo aspettava fuori, che qualcosa aspettava tutti loro e non aveva esattamente braccia benevole. E quello che era cominciato come un gioco, il giorno in cui Hermione Granger, al quinto anno li aveva convocati alla Testa di Porco, adesso assumeva nuove sfumature. Doveva essere un modo per ribellarsi alla Umbridge, quell'odiosa vecchia che aveva cercato in tutti i modi di soffocare ogni libero pensiero e ogni forma di giudizio autonomo, ma dall'inizio del sesto anno lui aveva finalmente cominciato a capire.

Capire e cercare di tenere da parte i pensieri inquietanti non era facile, ma sapeva che se un giorno avesse perso il controllo si sarebbe messo a urlare e avrebbe cominciato a spaccare ogni cosa che gli sarebbe capitata tra le mani, chiedendo perché doveva essere accaduto qualcosa di così terribile da defraudare tutti loro dal legittimo diritto a un'infanzia spensierata.

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