Capitolo 12

583 27 1
                                    

Capitolo 12






Timorosa mi guardo allo specchio.

Perfetto!

Per quanto ho pianto ho gli occhi che sembrano quelli di un pesce palla e un'autostrada di capillari rotti sulle guance. Sono un mostro e adesso mi tocca anche apparire splendida dato l'arrivo imminente dei consiglieri.

L'idea che lui, o chiunque altro, abbia sentito i miei singhiozzi, mi fa sentire patetica, ma cavolo, anch'io posso avere un momento di sconforto, no? Non sono gelida e inumana come lui.

La sua risposta al mio biglietto è stata fin troppo eloquente. Mi chiedo cosa sto facendo, se ha senso rimanere qui. Non so se siano i ricordi di quel passato che mi sembra ormai così lontano a farmi rimanere o la speranza idiota che tra noi le cose possano ritornare come prima.

Patetica, patetica, patetica!

"Sakura, sei pronta?"

Patetica.

"Sì, un attimo solo"

Mi sciacquo la faccia con acqua fredda, sperando che in qualche modo attutisca il gonfiore.

Non voglio che mi veda così, non merita neanche una delle mie lacrime.

L'idea è quella di uscire dal bagno a testa alta, non mostrando un minimo di tristezza per quello che lui ha detto, o non detto, o suggerito... o finto. Posso vivere senza di lui, anzi starò meglio. Pensa che con questo atteggiamento io strisci ai suoi piedi, che abbia un ripensamento sul divorzio... beh, ha preso un granchio!


Mi sento carica e pronta allo scontro. Afferro la maniglia e apro la porta con violenza.


La stessa che utilizzo per richiuderla immediatamente quando me lo ritrovo davanti e i miei occhi si riempiono di nuovo di lacrime.


Forse non ero poi così convinta.


Sono alla ricerca di un termine più offensivo di patetica per definirmi, ma penso che non ci sia. Sono uno straccio e lui se n'è accorto. Avrei potuto passargli accanto a testa bassa, vestirmi - sempre a testa bassa - , buttare giù un po' di quel liquore alle erbe iperalcolico che sta sul tavolino del salotto e sarei stata fresca come una rosa, invece... gli ho sbattuto la porta in faccia come un'adolescente.


Adolescente e patetica. Che connubio edificante!


Dov'è finito il mio amor proprio? Dove sono i miei artigli?


Il primo, credo di averlo perso durante il primo – meraviglioso – orgasmo e i secondi nella sua schiena durante quelli successivi.


Brava Sakura! Proprio un bel lavoro!


Se le mani non mi tremassero ancora, probabilmente mi darei una pacca sulla spalla per complimentarmi della mia idiozia.


"Ti aspetto nella hall" mi dice con freddezza e tendo l'orecchio per captare se non sia una delle sue solite trappole. In quella maledetta stanza c'è la moquette, neanche con gli ultrasuoni potrei capire se davvero sia uscito o se mi stia tendendo un agguato proprio fuori dalla porta, pertanto, con la perizia di un artificiere, abbasso lentamente la maniglia e apro appena la porta, quel tanto che basta per riuscire a sbirciare fuori.

KItchen (Sasusaku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora