La Ragazza del Ciliegio

Casa dolce Casa

L'unica fortuna di Annie è che quel volo che le aveva procurato più dolore che altro,era terminato, percorrendo la via di uscita all'interno dell'aeroporto, si sentiva quasi osservata e giudicata, anche se con sé aveva Helen e Nurya pronte a proteggerla da ogni pericolo, e gli altri due che facevano da guardie del corpo, nonostante Annie provava antipatia verso una delle due "guardie".
All'uscita Nurya senza neanche cercare chi doveva portarli a casa di Helen, mostrò a Annie una fila di chissà quante auto nere pronte a portarla alla meta

<<E queste per chi sono?>> Chiese Annie con sguardo dubbioso

<<Non sono certo le tue, nel programma di protezione era previsto anche questo, quindi goditi questi ultimi attimi da First Lady,perché non ricapiterà mai più>> rispose Nurya con una risata ironica e facendo cenno di entrare in auto.
Non era sicuramente la prima volta che Annie saliva su delle auto di lusso, ma mai si sarebbe aspettata una simile accoglienza,in un luogo dove neanche i ladri di biciclette sapevano a chi appartenesse. Durante il viaggio Helen parlottava con Nurya dei discorsi più noiosi di cui si potesse parlare, Annie in quel momento si sentiva come se stesse rivivendo una sensazione già provata in passato, ed effettivamente qualche ricordo vago con Jessica le tornava in mente. Osservando le strade che conducevano verso Tokyo,così particolari e piene di vegetazione, Annie si innamorò di un fiore in particolare che germogliava su alcuni alberi, era il fiore di ciliegio, con i suoi petali rosa che addobbavano quell'albero di un colore differente dal normale, era un mondo diverso il Giappone, non era come il clima californiano, o come l'atmosfera gelida del New Hampshire, sembrava un paese tutto sommato tranquillo e ordinato, Annie si sentì subito al sicuro e nella comodità più totale, con quella scorta che le andava appresso e che le dava quel senso di sicurezza che da un bel po' non sentiva

<<e allora?>>disse Helen voltandosi verso Annie, persa a guardare la nuova città dove la sua vita sarebbe cominciata da capo

<<Ma non la vedi? Per ora è nel mondo dei sogni, tra i film mentali>>rispose Nurya con un sogghigno

<<Annie, Annie! Sveglia, smettila di sognare a occhi aperti, mi fai paura così sembri svenuta>>

<<Oh, si dimmi pure non ti stavo ascoltando perdonami>> rispose Sbattendo le palpebre e facendo mente locale di ciò che stava accadendo

<<Come stai?ti senti meglio adesso?>>
Chiese Nurya prendendo il cellulare dalla tasca

<<Si è tutto apposto, ho solo bisogno di dormire, tutto qui>>

Quel volo disastroso non l'aveva fatta dormire serena, tra incubi e attacchi di ansia, aveva solo bisogno di un letto su cui buttarsi e non svegliarsi per i prossimi quattro mesi

<<Siamo quasi arrivati, potrai dormire quanto vuoi adesso>> disse Helen mostrando la sua gioia nell'avere come ospite Annie.
Arrivati all'abitazione,quando i cinque scesero dall'auto, notarono che le auto di scorta dietro si erano dileguate a differenza delle tre auto davanti, La casa era una villetta piccolina multipiano, colorata esternamente con dei colori caldi, dove un piccolo cancello seguito da un piccolo passaggio in mattoni portava alla porta di ingresso. Aveva un giardino grandicello ideale per farci giocare dei bambini a pallone o il proprio cane, prima di andarsene, Nurya prende con forza la mano di Annie, e con una stretta di mano che distrusse la mano destra della ragazza facendola diventare blu lapislazzulo, salutò le due ragazze, il colosso alto due metri che per semplificarci la vita chiameremo Polifemo, salutò dicendo Ciao con un tono serio e professionale, nonostante qualche ora prima ne aveva appena sganciata una in quel bagno che avrebbe potuto intossicare qualsiasi animale che avesse avuto a che fare con rifiuti radioattivi, a questo pensiero Annie comincio a ridere sotto i baffi, cercando di non mostrare la risata trattenuta finché Polifemo non sarebbe tornato nella sua auto. Ecco che passa la voglia di esistere in questo mondo, la ragazza che le aveva distrutto gli occhiali in aereo era venuta di fronte a lei per salutarla, quanta educazione dopo tutto