Capitolo 30•

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"Porca merda Alex svegliati!"

Sentii il braccio vibrare.

"A meno che non hai portato con te della pizza, esci immediatamente e non rompere il cazzo."

sbraitai accoccolandomi sul braccio di Riccardo.

"-Amore alzati, prima che la situazione peggiori."

Mi sussurrò Riccardo accarezzandomi.

Mi alzai svogliatamente strofinandomi gli occhi e sbattendo ripetutamente le palpebre cercando di abituarmi alla luce.

"-Ma perché devi sempre rompere i coglioni quando sto dormendo, Alberico!?"

Gli urlai accoccolandomi a Riccardo ancora una volta.

"-Stai dicendo che ti sei rimessa con quello?"

Urlò indicando, con faccia disgustata, Riccardo.

Non riuscivo a non difendere Riccardo in quel momento, Alberico non aveva ancora detto niente per quanto riguardava la decisione di "papà" dal cacciarmi di casa, eppure cercava di esternare l'odio per Riccardo in qualsiasi modo esistesse, io l'avevo perdonato e allora perché lui non faceva lo stesso?

Mi alzai d'un tratto dal letto, mettendomi di fronte alla figura di mio fratello.

"-Quello ha un nome, eh non sono affari tuoi di quello che succede nella MIA vita, visto e considerato che tu hai deciso di non farne più parte."

Lo guardai con aria di sfida per poi sembrargli strafottente.

Aprii la porta per indicargli di uscire e lui si mise solo alla soglia.

E prima di andarsene mi guardò dritto negli occhi, avvicinò le labbra al mio orecchio sussurrandomi.

"-Giuro che se vengo a sapere che avete scopato io.."

Gli risi in faccia, segnando con una mano dietro la schiena a Riccardo che gli avrei raccontato dopo, mentre con l'altra stringevo il telefono.

"-Sai fratellino, io e Riccardo scopiamo quanto vogliamo, e non abbiamo bisogno del tuo permesso per farlo."

Mi allontanai cercando di avvicinarmi a Riccardo ma.. Alberico sussurrò una frase, che avrei voluto non sentire davvero.

"Ora capisco perché tua madre non ti ha più voluta, nessuno ti vuole più ormai, mi dispiace che abbia avuto una figlia come te.. era una brava persona."

Dopo di ché la porta si chiuse.

Il telefono cadde a terra, ma io non me ne accorsi.

Stavo fissando quella porta chiusa, e pensavo a mia madre.

Era, Passato.

Cosa stava succedendo?

Mi girai verso Riccardo, che si trovava esattamente dietro di me con un espressione preoccupata dipinta sul volto.

Mi buttai a capofitto fra le sue braccia, era davvero finita?

Le lettere, le lacrime, tutti sforzi inutili.

"-Va tutto bene piccola, ci sono io."

cercò di tranquillizzarmi stringendomi forte e dondolandosi con i piedi cullandomi.

Mi allontanai un secondo e guardai la maglietta del mio ragazzo, aveva la mezza manica tutta nera.

Mi scusai cercando di assimilare delle parole messe assieme, anche se dalla mia bocca uscirono solo delle parole confusionarie.

Dear Diary//Riccardo RidolfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora