Capitolo 18•

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Caro Diario,
oggi è il mio compleanno e compio 16 anni.
Da piccola rispondevo sempre che non vedevo l'ora di arrivare a quest'età, ma ora rimpiango un po' di averci sperato così tanto.
Il bello dei bambini infondo è propio questo..
Sperano e credono anche in cose impossibili, danno spazio all'immaginazione rendendo l'impossibile possibile, la pazzia creatività e la normalità pazzia.
Vedono il mondo da un'altra prospettiva, a mio parere migliore rispetto alla mia o a quella di molti adolescenti come me.
Il bello dei bambini è anche quello di accettare tutti fregandosene di come sei fatto, della tua religione o del colore della pelle.
Il bello dei bambini sono propio loro bambini in tutto ciò che fanno, rendendolo dolce e divertente.
Ieri ho passato tutto il giorno fuori casa, a fotografare i vari paesaggi.
Oggi vorrei fare lo stesso, sperando che nessuno si sia ricordato del mio compleanno.
A proposito!
Dovrei anche andare a lezione di canto ora che ci penso..
Ma forse salto, non vorrei vedere Qualcuno di mia conoscenza.
Passerò la serata ad ascoltare musica e leggere poesie di Pablo Neruda come facevo prima per rilassarmi.
Dovrei passare una giornata tranquilla forse.
Bene, buona giornata diario.

Chiusi il diario riponendolo sotto il materasso e andando a fare colazione salutando la mia famiglia.

"-Buon compleanno Alex!"
mi urlarono in coro papà e Alberico sorridendomi.

Li abbracciai e ringraziai prendendo una tazza di latte fumante per poi berla velocemente.

"-Come mai sei di fretta oggi?"
Mi chiese Albe.

"-Non ho dormito molto bene e devo parlare assolutamente con Sofia e Marika."
Pensai ad alta voce.

Alberico non mi chiese più nulla, così lo salutai per poi dirigermi fuori con lo zaino e le cuffie ovviamente.
Navigai fra i social network e dopo un po' entrai anche su ask.
Distrattamente entrai nel profilo di Riccardo notando tutte le risposte dolci che dava ai suoi fans sorrisi.
Decisi di scrivergli il buon giorno in anonimo chiudendo subito dopo l'applicazione.
Arrivai a scuola e stranamente non c'era ancora nessuno.
Mi sistemai nella panchina sotto l'ombra ascoltando musica e salutando cordialmente i professori che passavano per entrare nell'edificio dalle grandi torture.
*
*
'Beauty And A Beat- Justin Bieber'
Fu la prima canzone ad accompagnarmi durante l'ora buca.
C'era chi studiava, chi disegnava alla lavagna e scherzava e infine io e il nuovo compagno che osservavamo tutti senza parlare con nessuno e isolandoci con la musica.
Non avevo avuto modo di conoscerlo, ma ho sempre pensato che fosse stato un tipo altamente misterioso.
Le uniche cose di cui ero a conoscenza era che si chiamava Enzo Ciolini, che è molto bravo in lingue e basta.
Purtroppo Sofia e Marika oggi non sono venute, e quindi stetti sola per almeno mezz'ora, poi decisi di sedermi vicino Enzo e cercare di socializzare con lui e integrarlo nella classe.
I miei capelli piastrati e legati perfettamente accarezzavano lo schienale della sedia, sussultai appena mi accorsi che la sedia era a dir poco ghiacciata, mi voltai verso Enzo porgendogli la mano sorridendo amichevolmente.

"-Ciao Enzo, io sono Alex."
mi presentai.

Mi fece un cenno col capo scrutandomi e notai che la sua espressione era molto strana.

"-Che ascolti?"
Cercai di iniziare una conversazione.

"-Bieber, tu?"

risi rispondendogli che anche io stavo ascoltando Justin.

Iniziammo a parlare di musica e lingue, poi abbiamo iniziato a parlare un po' di noi.
Ho scoperto che ha origini Brasiliane, e il suo cantante preferito è Justin e non si vergogna ad ammetterlo.

La mattinata passò lentamente come al solito e dopo l'interminabile ora di letterutura finalmente la scuola finì.

Tornai a casa sola ma ogni tanto mi sentivo osservata e mi giravo dietro notando solamente la mia ombra.
Il cielo era sereno e il freddo stava diminuendo di volta in volta.
Chiamai Alberico improvvisamente avvisandolo che non sarei tornata a casa per pranzo ma mi sarei fermata in qualche posto a mangiare.
Appena chiusi la chiamata svoltai verso un laghetto con molti alberi e un sentiero tracciato da alcune foglie cadute da essi.
Fortunatamente i posti che frequentavo io erano molto isolati e questo mi permetteva di pensare e riflettere facilmente.
Iniziai ad avere lo sguardo perso nel vuoto, e i pensieri espressero le varie opinioni.
Odiavo pensare certe volte, ma prima o poi avrei dovuto affrontare comunque i problemi quindi il miglior modo era escogitare come affrontarli possibilmente senza soffrire.
Non sono mai stata una persona impulsiva, e quelle rare volte in cui lo ero sbagliavo persino a camminare.
Forse il canto mi stava aiutando a conoscermi di più e a dissolvere i pensieri :
Quando canti non è vero che non pensi a niente, pensi spontaneamente a una persona importante e tutto ciò aiuta ad esternare i propri sentimenti e dare un interpretazione unica alla canzone.
Io mi sentivo me stessa quando cantavo, e sentivo il bisogno di dover andare al corso.
Chiamai Edo avvertendolo che sarei andata alla lezione di oggi.
Mi rispose con tono leggermente preoccupato, con un sottofondo di varie voci e musica alta, che mi avrebbe aspettata per provare.
Erano le 15 quindi avevo ancora un ora di tempo per pensare e far quello che volevo.
Chiusi gli occhi con la testa rivolta verso l'alto presi il primo pensiero che mi passava per la mente ricordandomi di un incontro importante.
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Dear Diary//Riccardo RidolfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora