I PARTE. CAPITOLO UNO

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A Louis,
Che é riuscito a leggermi anche quando ero solo una pagina bianca.
Ti amo infinitamente.



Alle mie amiche,
Che mi hanno portato a Roma e a Milano quando la realtà diventava troppo.
Mi avete scosso l'anima insegnandomi cosa significa vivere.














PARTE UNO.

Era ufficialmente il giorno peggiore della vita di Harry.

Ma che diavolo ci aveva visto in quel coglione? Tirò giù le alette parasole, strizzando gli occhi per difendersi dal basso sole primaverile. Se non altro, il tramonto indicava che quella giornata infernale stava per finire. Anche se non aveva idea di dove stesse andando.

Il che era semplicemente perfetto.

Con un gesto meccanico allungò la mano per cercare il telefono, prima di ricordarsi di averlo dimenticato – insieme al portafoglio. Tramite il GPS del cellulare avrebbe almeno potuto sapere se stava andando nella direzione giusta.

Il suo amico Nick viveva a due ore da lì, fuori città, a sud ovest. Harry non era sicuro di come avrebbe reagito il suo ex compagno di stanza del college all'idea di ospitarlo per un po' sul divano, ma al momento era la sua unica speranza.

La spia arancione del carburante si accese proprio in quel momento.

«Maledizione!». Tornando a casa si era dimenticato di fare benzina e non ci aveva più pensato dopo essersene andato come una furia.

Individuò l'uscita successiva – un paesino chiamato Doncaster nello Yorkshire – e mise la freccia. Avrebbe dovuto trovare un telefono a gettoni. Esistevano ancora? Ricordava qualche numero a memoria? Gemette.

Forse avrebbe potuto chiedere in prestito il cellulare a qualcuno per andare su Facebook e implorare un amico che viveva in zona di dargli un passaggio.

Appena arrivato nel paesino, entrò nel parcheggio di un bar che a quanto pareva si stava attrezzando per affrontare un intenso venerdì sera. Aveva un aspetto rustico stile baita. Nessuna luce al neon alle finestre ma un semplice cartello dipinto a mano appeso alla grondaia della piccola veranda: Da Payne.

Sul lato c'erano un patio con delle luci appese e dei tendoni.

I clienti si raggruppavano attorno a delle stufe e al braciere.

Sembravano amichevoli, e in quel momento un amico gli avrebbe davvero fatto comodo.

Harry uscì dal suo maggiolone piuttosto avanti con gli anni e chiuse lo sportello cigolante. Si appoggiò al paraurti sbiadito e si guardò intorno alla ricerca di un simpatico sconosciuto con uno smartphone. «Perché mi ritrovo sempre in queste situazioni?», sospirò spostandosi una ciocca di ricci dietro l'orecchio.

«Ti avevo avvisata!». Il grido gutturale arrivava da qualche fila di auto più dietro. In mezzo a due pick-up un uomo torreggiava su una ragazzetta bruna. La teneva per le spalle e la scuoteva così forte da farle sbattere i denti.

«Che cazzo ti avevo detto?». La scosse ancora più forte.

Harry si fece avanti. «Ehi!».

Il gigante lo degnò a malapena di uno sguardo. «Fatti i cazzi tuoi, stronzo ficcanaso». Harry si accorse che biascicava.

La ragazza bruna iniziò a piangere. «Glenn...».

«Sono stanco di starti a sentire!». Strinse la sua mano enorme attorno al collo della ragazza e la scaraventò contro il pick-up tenendola sollevata da terra. La donna si aggrappò impotente alla mano che le serrava la gola.

If Only You Were Mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora