CAPITOLO SETTE.

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PARTE UNO.

Si stava comportando da codardo. In autostrada, Louis accelerò, il volto contratto in un'espressione accigliata. Quando il suo comandante l'aveva chiamato il pomeriggio precedente per il corso di addestramento, Louis aveva suggerito alla squadra di incontrarsi di sabato per prepararsi all'addestramento di domenica. Non sarebbe riuscito ad affrontare un fine settimana da solo con Harry. Avrebbe rischiato di morire per mancanza di afflusso sanguigno al cervello.

Per un attimo aveva pensato di salutarlo con un bacio ma poi era tornato in sé e gli aveva augurato un buon weekend tenendosi al sicuro dietro il bancone della cucina.

Lo stava facendo per il suo bene, si disse. Non era una di quei ragazzi che si fanno una storiella per poi andarsene per la propria strada. Meritava di meglio. Quindi avrebbe mantenuto le distanze per il resto del mese e dopo si sarebbero separati da amici.

Amici che avrebbero anche potuto spassarsela.

Colpì il volante. «Datti una regolata!».

Sì, doveva darsi una regolata. Concentrarsi sul lavoro. E poi tutto il resto sarebbe andato bene.


**

Harry decise almeno di fingere di essere una persona produttiva e attaccò con la lavatrice. Quindi raccolse tutti i panni sporchi, gli asciugamani e le lenzuola che riuscì a trovare e si diresse verso il seminterrato.

Non era spaventoso quanto si aspettava. C'erano delle piccole finestre in alto, intorno a tutto il perimetro, che lasciavano filtrare la luce del mattino. Come immaginava, trovò la lavatrice e l'asciugatrice nell'angolo accanto a un piano di lavoro e a un lavatoio piuttosto sporco.

Dopo aver avviato la lavatrice, Harry esaminò il resto del seminterrato. Era spoglio, come tutta la casa, se si escludevano delle scatole e dei contenitori di plastica.

Dalla parte opposta rispetto alle scale c'era una piccola stanza con una porta, probabilmente una specie di ripostiglio. Si chiese se fosse piena degli annuari di scuola e dei cimeli d'infanzia di Louis. Provò a girare il pomello, ma era chiusa a chiave.

Il pomello era nuovo, dotato di serratura. Forse era lì che teneva le armi da fuoco. Non aveva notato armi in casa. Era più che probabile che le tenesse al sicuro sottochiave.

Harry trascorse il resto della mattinata dandosi da fare in casa. Aprì le finestre per far entrare la fresca brezza primaverile mentre spazzava il pavimento e spolverava.

Stava spazzando le foglie dell'anno precedente dal portico di Louis, fantasticando sul panino al roastbeef che avrebbe preparato per pranzo, quando qualcuno lo chiamò.

C'era una ragazza bruna sul sentiero a metà strada tra il marciapiede e il portico. Teneva le mani incrociate davanti a sé, e annodata intorno al collo aveva una sciarpa colorata a fiori.

«Mi dispiace disturbarti, è stato Zayn a dirmi dove potevo trovarti».

Harry si appoggiò sulla ringhiera. «Sei Gloria, giusto?».

La donna annuì. «Non ero sicura che mi avresti riconosciuta. Non ci siamo...».

«Presentati ufficialmente?», suggerì Harry.

Gloria fece un mezzo sorriso. «Esatto. Spero non ti dispiaccia se sono passato».

«Assolutamente no!», disse Harry scendendo dal portico. «Vuoi entrare in casa?»

«Ehm, sì. Sei sicuro che non disturbo?»

«Mi fa piacere avere un po' di compagnia. Soprattutto se non hai ancora pranzato, perché sto morendo di fame».

If Only You Were Mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora