CAPITOLO DUE.

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PARTE UNO.

La serata trascorse in una nebbia di saluti tra compaesani. Harry si sentiva lievemente stordito e incredibilmente stanco vicino a Louis, che osservava Liam chiudere a chiave le porte d'ingresso. Sbadigliò. Erano le due del mattino, di solito a quell'ora era già a letto da un pezzo. E il viso cominciava a fargli di nuovo male.

«Grazie ancora di essere rimasti ad aspettarmi», disse Liam mentre si avviavano insieme verso il parcheggio.

«Buonanotte», disse Louis.

«Buonanotte anche a te, amico. Buonanotte, Harry! Spero di rivederti».

Harry lo salutò agitando il braccio che non gli doleva, e sbadigliando aggiunse: «Grazie di tutto, Liam».

«Meglio che lo porti a casa prima che si addormenti in piedi, Louis». Lui diede un colpetto sul tettuccio dell'auto del fratello salutandolo mentre partiva. «Pronto?», chiese a Harry.

Lui annuì, incrociando le braccia per proteggersi dal freddo notturno. Erano soli. E sarebbero stati soli nelle prossime ore. Harry si domandò se sarebbe rimasto sveglio tutta la notte sul divano pensando a lui, che era così vicino... e presumibilmente nudo. I tipi come Louis non dormivano in pigiama.

«Quella è la mia macchina», disse, indicando un pick-up grigio scuro in fondo al parcheggio. «Hai bisogno di prendere qualcosa dalla tua?»

«No, sono a posto». Nella sua auto non c'era proprio niente a parte il caffè freddo avanzato dalla mattina.

Cominciarono a camminare insieme e Harry si massaggiò le braccia.

«Hai freddo?», Gli chiese lui. Annuì, e quando Louis gli posò il braccio sulla spalla spingendolo verso la macchina, sentì nascere una sensazione di conforto misto a desiderio. Il calore di quel corpo così vicino riscaldò istantaneamente la pelle nuda e non resistette all'impulso di accoccolarsi a lui.

Louis aprì lo sportello e Harry si issò sul sedile cercando di non fare smorfie di dolore – ogni singolo gesto gli faceva male.

Louis si sistemò sul sedile del conducente e avviò il motore. Spinse un pulsante e Harry percepì immediatamente il calore sotto di sé. I sedili erano riscaldati. Lui svoltò a sinistra fuori dal parcheggio e in pochi minuti si trovarono sul vialetto di una casa di mattoni a tre piani con un ampio portico anteriore. «Tu vivi qui?».

Lui diede un'occhiata alla casa attraverso il parabrezza. «Sì».

«Mi aspettavo un appartamento da scapolo o qualcosa del genere. Abiti con qualcuno?». Una ragazza, magari? Una moglie e quattro figli?

«No. Solo io. E ragazzo sarebbe più adatto.», sorrise, un lampo rapido che gli diede il batticuore.

Il portico era ampio e correva intorno alla casa fino al lato opposto. Era spoglio ma ad Harry bastava chiudere gli occhi per sognare un dondolo e dei cestini di fiori coloratissimi.

Louis aprì la porta e la tenne spalancata per lasciarlo entrare.

Harry superò la soglia e aspettò che lui accendesse le luci. L'ingresso si affacciava su una grande scala con un'ampia balaustra. Le pareti erano coperte di carta da parati decorata con rose e colibrì. «Non abiti davvero qui, vero?».

Louis gettò le chiavi su un tavolino vicino alla porta. Harry non aveva avvistato altri mobili. Lo vide sollevare un sopracciglio. «Cosa te lo fa pensare?», gli chiese.

Lui sfiorò con un dito una rosa di carta. «Nessun motivo in particolare». Infilò la testa nella stanza di destra. L'illuminazione esterna gli permetteva di vedere soltanto un divano barocco con i braccioli di legno, sistemato di fronte a uno schermo piatto posato su due cavalletti. Per il resto la stanza era vuota.

If Only You Were Mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora