CAPITOLO SEI.

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PARTE UNO.

La mattina dopo, Harry si svegliò pieno di energia. Aveva dormito come un sasso, e durante la notte si era ritrovato ancora una volta fra le braccia di Louis. E quel giorno Liam sarebbe tornato al suo lavoro da contabile.

Era emozionato all'idea di avere un po' di compagnia in ufficio e di poter contare finalmente su qualcuno che gli desse una mano.

Mentre si preparava per fare la doccia, si sfilò la maglietta e la lasciò cadere sul pavimento vicino ai boxer. Louis era uscito a correre, la sua lunga corsa del mattino. E se avesse sceso velocemente le scale quasi completamente nudo per andare a prendere il nuovo bagnoschiuma che aveva dimenticato nella borsa della spesa in cucina? Non l'avrebbe visto nessuno, giusto?

Canticchiando in sintonia con la voce di Bruno Mars e si avviò per le scale. Afferrò il bagnoschiuma e, già che c'era, decise di versarsi un bicchiere di succo di frutta che si sarebbe goduta dopo la doccia.

Avvistò il succo dietro una busta di insalata e le bistecche che Louis avrebbe arrostito sulla griglia quella sera per cena. Il contenuto del frigo era migliorato radicalmente da quando abitava lì.

Salì in ginocchio sul bancone e afferrò il bicchiere. Proprio mentre stava per saltare giù una mano piombò su di lui. Fece un urlo così forte che riuscì a sentirlo nonostante la musica che gli rimbombava nelle orecchie e diede una gomitata alla cieca. Il suo tallone assestò un calcio su un corpo muscoloso e precipitarono entrambi a terra.

Strisciò in avanti dimenandosi freneticamente. Una mano gli afferrò l'anca e abbrancò l'elastico dei suoi boxer. Urlò e poi una mano gli coprì la bocca.

Qualcuno gli tolse gli auricolari.

«Santo Iddio, Harry! Smettila di prendermi a calci!».

«Louis?». Harry cercò di guardare sopra la spalla e si rese conto che era lui. «O Dio mio! Mi hai fatto morire di paura! Credevo che fossi un pazzo stupratore».

«Che cavolo stavi facendo? Sono entrato e ti ho visto che barcollavi sul bancone», gridò.

Stavo prendendo un bicchiere per il succo di frutta», urlò lui in tutta risposta. «Credevo che fossi andato a correre».

«Ci sono andato infatti», disse lui fra i denti, «ma ho una riunione sul presto».

«Oh».

«Perché sei senza vestiti?»

Harry si accorse che era ancora sdraiato sul pavimento della cucina e con addosso solo un paio di boxer aderenti.

«O mio Dio!». Cercò di divincolarsi.

«Per amor del cielo, Harry, smettila di contorcerti».

«Lasciami... Oh». Lui era eccitato. Lo sentiva attraverso i pantaloncini sportivi, incredibilmente sottili. «Louis?»

«Dammi solo un minuto», mormorò.

«Sembri arrabbiato», gli sussurrò.

«Harry!». Più che un'invocazione era un latrato, seguito da un sospiro. Harry sentì il suo alito sul collo, era come una brezza calda. «Okay. Alzati». Louis si tirò su dal pavimento e lo aiutò a rimettersi in piedi tenendolo per il gomito. Harry cercò di sistemarsi il più velocemente possibile.

«Che senso ha, Harry? Ho già visto tutto». Sembrava irritato.

«Va bene». Lasciò cadere il braccio e si mise le mani sui fianchi. «Sei arrabbiato perché mi sono arrampicato sul bancone?».

Lui alzò lo sguardo sul suo viso e poi lo abbassò di nuovo. Harry irrigidì la mascella. «Guardami negli occhi, amico».

«Sì, come no. Non ce la farò mai».

If Only You Were Mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora