II PARTE. CAPITOLO UNO

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SECONDA PARTE.

Harry spostò il vassoio sul braccio sinistro in modo da poter prendere l'ordinazione per il tavolo sette e chiudere il conto del tavolo dodici.

Passò vicino a un gruppo di ragazze che ridacchiavano dirigendosi alla toilette e fece un cenno con la testa verso una coppia seduta accanto al biliardo – gli avevano fatto cenno di portare un altro giro. Proseguendo verso il lato opposto del bar, cominciò a riempire il vassoio.

Era un venerdì sera impegnativo. L'atmosfera tiepida di maggio era una tentazione troppo forte per passare la sera a casa. Sembrava che gran parte della popolazione della cittadina avesse deciso che una cena e un paio di drink fossero il modo migliore per iniziare il weekend.

Per Harry non era un problema.

Più era impegnato, meglio era.

Quando aveva da fare, la sua mente se ne stava buona.

Ma il dolore al petto? Be', quello non lo lasciava mai in pace a lungo.

Non con Louis Tomlinson a diecimila chilometri di distanza. Era trascorso solo un mese dei sei della missione come comandante della sua unità della Guardia Nazionale in Afghanistan.

«Gli affari vanno bene stasera, Harry». Liam gli fece l'occhiolino da dietro il bancone.

«Come spenderemo il tesoro di mance guadagnate con il duro lavoro?».

Harry infilò la sua polo con il logo di Payne dentro i jeans prima di sollevare il vassoio. Era il loro divertimento preferito quando lavoravano. «Tatuaggi.».

«Bellissimo!».

Con il vassoio pieno di birre e la mente piena di Louis, Harry tornò in mezzo alla folla.

Era già passato un mese e ancora non si era abituato all'idea di avere una relazione a distanza molto reale, e molto lunga. Avevano programmato di andare ognuno per la propria strada, di separarsi da buoni amici. E Harry aveva cercato di prepararsi a piangere la fine del loro rapporto per iniziare una nuova vita da solo.

Ma una sola parola era bastata per cambiare tutto.

Rimani.

Il messaggio era arrivato proprio nel momento in cui la consapevolezza di avergli detto addio l'aveva colpito con la forza di una pietra: era seduto nel pick-up di lui e singhiozzava al pensiero di una vita senza Louis. Le sue mani tremavano così tanto che non riusciva quasi a rispondere al messaggio.

Che cosa??

Voglio tornare a casa da te. Rimani.

Non era un «Ti amo», ma era sufficiente. Quelle parole si erano fatte strada dentro la sua disperazione e gli avevano dato speranza. Gli offrivano una vita e un futuro. Insieme a lui.

Quella sera, prima del volo per l'Afghanistan, si erano parlati. E nel petto di Harry era sbocciata una disperata speranza.

«Sono salito su quel pullman e mi sono reso conto che se non ti avessi ritrovato al mio ritorno, sarei precipitato di nuovo nella stessa esistenza di sempre. E io non la voglio più. Piccolo, so che ti sto chiedendo molto. Sei mesi di attesa sono un periodo molto lungo, ma io voglio ritrovarti lì», Gli aveva detto.

Harry aveva gli occhi pieni di lacrime mentre annuiva in silenzio. «Louis, se c'è qualcuno per il quale valga la pena aspettare sei mesi, quello sei tu».

«Lo stesso vale per me».

E così, era rimasto. Aveva annullato il colloquio di lavoro a Londra, disfatto i bagagli e svuotato gli scatoloni. E la prima notte in cui era rimasto solo in quella casa era completamente impazzito.

If Only You Were Mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora