CAPITOLO NOVE.

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PARTE UNO.

Due settimane...

Harry temeva che dopo la confessione che gli aveva fatto, Louis l'avrebbe considerato merce avariata, o peggio ancora, che l'avrebbe guardato con compassione. Tuttavia, nulla aveva rallentato il loro reciproco bisogno. Passavano più tempo a letto che fuori. Si diceva che prima o poi si sarebbe abituato a vederlo nudo. E non avrebbe più sentito quel batticuore ogni volta che pronunciava il suo nome.

Forse era proprio il fatto che il tempo a loro disposizione stava finendo ad alimentare l'intensità. Qualsiasi fosse il motivo, lo lasciava senza fiato.

  Osservò Louis mentre inseriva senza problemi i preparativi per la partenza nelle sue giornate già strapiene. Al lavoro, in sua assenza, sarebbero stati Niall e Liam a fare le sue veci. L'avevano già fatto in passato e Louis si fidava ciecamente di loro.

Quella sera, tornando a casa, Louis trovò Harry seduto su uno sgabello e intento a osservare lo schermo del suo portatile. Harry alzò il viso per dargli un bacio, e lui vide di sfuggita cosa stava guardando.

«Cerchi lavoro sul computer del tuo capo? Elegante!».

Harry arricciò il naso e lo tirò a sé per dargli un altro bacio. «Sei proprio simpatico». Tornò a concentrarsi sullo schermo. «Sto anche cercando di capire come aggiungere questo mese di lavoro nel curriculum senza farlo sembrare strano».

Louis andò verso il lavandino per riempire due bicchieri d'acqua. «Mettici contratto a breve termine».

«Dio, sei un genio! Ecco perché ho sempre voglia di portarti a letto».

Louis gli passò il bicchiere d'acqua rimanendo dall'altra parte dell'isola. «Ti posso scrivere una lettera di referenze, se ti può essere utile». Come gli era uscita questa?

Gli occhioni verdi di Harry si spalancarono, pieni di speranza. Il che era sempre un pugno in pancia per lui.

«Davvero? Sarebbe fantastico!».

Ottimo. Adesso era costretto a farlo davvero se non voleva passare per stronzo. Anche solo scrivere una mail gli risultava difficile, come avrebbe fatto a compilare una bella lettera di referenze? Non che Harry non se la meritasse. In sole due settimane aveva preso il caos che c'era in ufficio e lo aveva messo sulla buona strada per diventare un sistema efficiente.

Forse poteva farsela scrivere da Liam.

«Dove stai cercando lavoro?, chiese lui.

Harry bevve un sorso d'acqua. «Mi sto concentrando sul piano originale, Birmingham. Non è Doncaster, ma sarà bello stare di nuovo vicino a Nick».

«Hai pensato a rimanere qui?».Come cazzo gli era venuta in mente quella frase?  Gli era scappata dalla bocca senza neanche pensarci.

Harry si agitò sullo sgabello e si voltò verso la credenza. «Ehm, sì. Per un attimo. Non credo funzionerebbe».

Adesso era costretto a chiederglielo. «E perché?». Finse di controllare la posta sul bancone.

Harry si schiarì la gola. «Non voglio restare perché la prenderesti nel modo sbagliato e ti faresti prendere dal panico».

Louis decise di fissarlo fino a che non si fosse deciso a parlare. Gli ci vollero circa trenta secondi di agitazione, ma alla fine ebbe la meglio.

«Ho pensato di rimanere, ma poi ho capito che così mi sarebbe toccato di incontrarti per caso e vederti con il tuo futuro fidanzato, poi marito. Ogni settimana all'alimentari. E a quel punto ogni volta ripenserei a com'era stare con te. Sapendoti però con un'altro al fianco». Rabbrividì e scosse la testa. «Non è così che voglio passare il resto della mia vita».

If Only You Were Mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora