CAPITOLO TRE.

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PARTE UNO.

Dopo aver lasciato lo studio della dottoressa Dunnigan viaggiarono in silenzio, ciascuno perso nei propri pensieri. Fu Harry a rompere la quiete.

«I tuoi tatuaggi hanno un significato?»

Louis teneva lo sguardo fisso sulla strada. «Perché?»

«Non ti va di parlarmene?»

«Perché me lo chiedi?»

«Stai rispondendo alle mie domande con altre domande. Mi sembra di parlare con uno psicoterapeuta».

«Perché, fanno così?».

Harry fece un gran sospiro. «Parlare con te è come giocare a Jeopardy!».

Louis sorrise senza dire niente.

Il riccio lasciò cadere la questione. Mentre tornava verso la città che negli ultimi due anni era stata la sua casa, guardava i segnali stradali. Aveva chiamato "casa" diversi posti, ma solo perché non aveva trovato una definizione migliore. Almeno, non da quando era un bambino piccolo in un appartamento minuscolo con una mamma e un papà che ormai erano più simili a fantasmi che a ricordi.

«Che hai intenzione di fare dopo aver preso le tue cose?».

Harry si morse il labbro e sospirò. «Fare benzina e andare da Nick».

«Riponi grandi speranze nella generosità di un amico».

Il suo tono gli sembrò severo, giudicante. «È una cosa temporanea. Ho già cominciato a leggere gli annunci di lavoro e le offerte di appartamenti in affitto. Lascerò libero il suo divano molto presto».

«Che tipo di lavoro cerchi?»

«Ho trovato offerte come cameriere, responsabile di sala, archivista e nella peggiore delle ipotesi come venditore temporaneo».

«Il lavoro dei tuoi sogni?»

«Oggi come oggi, qualsiasi impiego che mi permetta di vivere è il lavoro dei miei sogni».

Lui cambiò argomento. «Ti va di parlare del motivo per cui sei uscito da casa tua senza portarti dietro niente?»

«Non particolarmente», rispose Harry, guardando fuori dal finestrino. Sospirò. «Solo uno sbaglio da parte mia. Un errore di giudizio, seguito da una brutta sorpresa quando sono tornato a casa in anticipo».

«Il tuo ragazzo?»

«Il mio ex, da ieri».

«Ti ha tradito?»

«Con una ragazzo che faceva le consegne in bicicletta.»

«Santo cielo, Harry, sei un disastro».

Lui sbuffò. «A quanto pare».

Un'ora dopo, Louis fermò l'auto davanti all'edificio beige che Harry gli aveva indicato. «Vuoi che ti accompagni? Non dovresti sollevare pesi eccessivi».

«No, il mio ex sarà al lavoro e non ho troppe cose da portar via. Non ci metterò molto».

«Affacciati quando hai finito di fare i bagagli, così ti aiuto a caricarli fino alla macchina».

Era ora di andarsene.

Prese la borsa dall'armadio in corridoio, controllò due volte che ci fossero dentro il telefono e il portafoglio prima di salire rapidamente verso la camera da letto. Le lenzuola erano ancora in disordine, e notò che entrambi i cuscini erano stati usati. Il ragazzo delle consegne probabilmente aveva passato la notte lì. O forse lui aveva ordinato la pizza dopo aver finito con la ragazza delle consegne.

If Only You Were Mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora