TRE

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Il silenzio si era fatto ancora più denso, marcato. Gesche non gli aveva risposto. Ma il suo sguardo parlava per lei: non sembrava particolarmente contenta delle parole di suo figlio.

-Hauke è morto- continuò Abel e rivolse un breve sguardo in direzione di Geert, e notò i suoi occhi tremare, tornare a scurirsi poco per volta, fino a spegnersi del tutto. -Mio padre è in mano all'A.S.S.S. che minaccia di fare... giustizia facendolo diventare carne arrosto. Vi siete sentiti trascurati?- trasse un lungo respiro. -Sai quanto cazzo me ne sbatte?- ansimò.

-Abel...- mormorò Else.

-Meglio se stai zitta, cugina, perché non ho ancora deciso che cosa devo farmene di te-

Lo sguardo di Else ebbe un'incertezza, ma poi aggrottò la fronte, la sua espressione si fece decisa. I suoi occhi, di un intenso verde scuro, si incollarono ai suoi, impedendogli di distogliere lo sguardo da lei. -Voglio essere la tua Krieger-

Abel boccheggiò senza fiato per lo stupore. -Sei seria?-

-Assolutamente. Faccio già parte della Guardia. Sono una combattente-

-Lo so. Quando ho lasciato il Clan la prima volta, Saul aveva già ammesso te e tua sorella nella Guardia-

Else annuì. -E sono un'ottima combattente-

-Ha poca importanza- sospirò e si lasciò andare contro lo schienale della sedia che, in tutta risposta, scricchiolò – non era certo che avrebbe sopportato il suo esile peso ancora a lungo. Per sua fortuna, dietro di sé stavano i suoi amanti e Roberto. Se fosse caduto, era certo che almeno uno dei tre lo avrebbe raccolto al volo.

Percepì il calore di una mano su una spalla e riconobbe subito il tocco di Reik. Il profumo della sua pelle. Non aveva idea se una semplice carezza potesse venir interpretata dai presenti come una forma di debolezza. Li conosceva abbastanza da nutrire qualche dubbio a riguardo, ma poco gli importava. Il calore di Reik parve propagarsi dalla spalla fin tutto il corpo, rilassando un po' i muscoli tesi.
Sospirò piano.

Else si morse un labbro. Forse non si era aspettata le sue parole ed era rimasta abbastanza spiazzata da non sapere cosa ribattere, ma pareva aver avuto tempo per trovare una risposta per lui e fece per aprir bocca, Abel l'anticipò. -Ci sono diversi ottimi combattenti nel Clan. Da quello che so, pure Hias, Geert, Klaus, sono ottimi combattenti...-

-Sono uomini- lo interruppe.

Abel ricambiò la stretta di Reik, intrecciando le dita con le sue, sulla propria spalla. -È per questo che vuoi essere Krieger?-

Else non gli rispose.

Scosse la testa e strofinò una guancia contro il dorso della mano di Reik. Chiuse gli occhi. La stanchezza stava arrivando con prepotenza a ricordargli che era sveglio da quasi ventiquattro ore, e poteva vantare solo due ore scarse di sonno. -Non è abbastanza-

-Perché? Sarebbe un messaggio forte, chiaro, per quelli del Clan che ancora...-

Riaprì gli occhi e rizzò la testa. -No- la interruppe. -Per niente. Credi che il messaggio non mi sia arrivato? Sei seduta alla sua sinistra e sei l'unica, tra i miei cugini presenti, a essere seduta. Mi credete così stupido?-

-Se lo avessimo pensato, non avrei cercato di mandarti messaggi in questo modo- disse Gesche. -So che conosci bene le politiche del Clan-

-Sono cose stupidamente politiche che mi hai insegnato proprio tu, in effetti- ribatté e scosse la testa. -Non basta il fatto che tu sia donna, Else-

-Perché no?- insistette lei.

-Perché, innanzitutto, io non voglio un Krieger. Non voglio un combattente. Eleggere un combattente significherebbe sfidare i membri del Clan che non mi riconoscono come capoclan. E sarebbe un messaggio di debolezza da parte mia: dichiarerei apertamente di ritenermi non all'altezza di uno scontro fisico, di non essere in grado di difendermi da solo-

ARABESQUE ~ Capitolo 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora