DICIOTTO

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Abel rimise al loro posto lo struccante, i dischetti di cotone, il beauty contenente i suoi preziosi attrezzi da trucco. Guardò con attenzione l'immagine di sé che gli veniva restituita dallo specchio: ormai si stava quasi abituando alle occhiaie – dopotutto, trasparivano grigie anche sotto gli infiniti strati di correttore che utilizzava quando vestiva i panni della Divina. Senza trucco, però, si accorse pure delle prime rughe orizzontali, sottili, che gli attraversavano il centro della fronte; dei primi segni – del tempo e dello stress – che accentuavano un po' i solchi nasali. Per fortuna, non c'era ancora traccia di zampe di gallina intorno ai suoi occhi.

Dovrei delegare, almeno al lavoro.

Si passò una mano tra i capelli e poi decise di legarli in una coda bassa.

Lasciare la gestione a Telsa e Roberto, assumere un'altra drag queen, qualcuno in grado di intrattenere davvero i clienti, al posto mio.

Sapeva di essere diventato quasi velenoso con le proprie battute durante gli spettacoli al MoonClan – non avrebbe potuto continuare a lungo su quella linea. Senza contare che il lavoro lo stancava e occupava pure quelle poche ore della giornata che avrebbe potuto trascorre a riposarsi – o a cercare di salvare il mondo con più calma. Sospirò. Gli piaceva il suo lavoro, ma la sua vita era diventata decisamente troppo frenetica e piena.

Prestò particolare attenzione a ogni più piccola azione, ma la tensione al collo non ne voleva proprio sapere di sciogliersi. Sollevò lo sguardo sulla superficie vitrea dello specchio e aggrottò la fronte, maledicendo mentalmente i due riflessi che vide. -Avete intenzione di diventare anche voi mie guardie del corpo?-

-Beh- fece Telsa e gli rivolse uno sguardo severo. -Si dà il caso che io lo fossi già prima di tu circondarti di gente discutibile...-

-Ehi- la interruppe Roberto e le punzecchiò un fianco con un dito. -Stai parlando della mia gente-

-Affatto- ribatté lei. -Abel sa benissimo a chi mi riferisco-

Grandioso. Geert sta sul cazzo un po' a tutti. Sarà perché la sua nomea di bullo lo precede? -È cresciuto e cambiato...-

-Come no- lo interruppe Telsa. -La gente cambia, modifica completamente il suo modo di pensare-

-Si cresce, infatti-

-Ero ironica-

Si girò verso i due, fermi sulla soglia del camerino. -È il mio Krieger, Telsa-

La ragazza gonfiò le guance e aggrottò la fronte. Roberto le punzecchiò una guancia e ridacchiò. E Telsa gli rivolse un'occhiataccia.

Abel scosse la testa. -Avete intenzione di continuare a essere dalla mia parte?-

-Che cazzo di domande fai?- sbottò Telsa e si batté le mani sui fianchi con stizza. -Tu sei...- e si interruppe all'improvviso. -Cioè. Sei il nostro capoclan-

-Non è quello che stavi per dire- disse Roberto, sottolineando l'ovvio. E rise.

-Oh, beh. Lo sai, no?-

-Cosa dovrei sapere?- le chiese Abel e lei arrossì furiosamente, diventando di un buffo color rosso peperone.

-Ero stata scelta come tua sposa-

-Anche se fai parte del branco, sì-

-Soprattutto per questo, perché sono una dei fantastici figli adottivi dei fratelli di tua madre che tuo padre pensava bene di appioppare a te e a tua...- e si interruppe ancora, mordendosi le labbra.

-Sorella. Sì, conosco la storia, Telsa- concluse per lei Abel e trasse un mesto sospiro.

Suo padre aveva sempre pianificato tutto, lo sapeva. Pure le vite degli altri. Aveva spinto i Vogel a prendersi in carico alcuni dei bambini che aveva trasformato da piccoli, scegliendoli tra tutti gli altri – chissà con quali folli criteri – e solo per ammetterli nel branco, e crescerli con lo scopo di farne i futuri coniugi dei suoi figli. Telsa sarebbe toccata a lui. Suo cugino Hauke ad Ada. Solo per Rudi non aveva anticipatamente organizzato nulla del genere, ma perché aveva già deciso di farne il Tod del Clan.

ARABESQUE ~ Capitolo 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora