Avevano vinto lo scontro, ma non la guerra. Batterono in ritirata nel momento stesso in cui sentirono arrivare rinforzi per i becchini.
Abel vide Geert piegarsi sulle zampe e accolse il suo invito senza pensarci due volte: salì sulla sua schiena e tutti si mossero seguendo il lupo dal manto grigio, i riflessi argentei. Saul.
Attraversarono il bosco di corsa, con la costante presenza del nemico alle spalle. Una corsa a perdifiato: percepiva i muscoli di Geert piegarsi per lo sforzo, il suo fiato si era fatto pesante. Era un tripudio di tensione e adrenalina. Aveva tra le gambe una bestia pericolosa, non umana, imprevedibile. Che lo aveva già tradito. Si aggrappò ancora di più al suo manto.
Lo aveva perdonato, ed era grato che si fosse salvato – che lo avesse salvato.
•
-Hai fatto una grandissima cazzata!-
Aveva intuito giusto e Saul era furioso. Trasalì quando lo vide scaraventare senza alcun apparente sforzo il divano contro una parete. Il mobile sibilò in modo sinistro e si frantumò contro il muro, esplodendo in una miriade di schegge di legno e gommapiuma lacerata.
Si coprì istintivamente il volto con una mano, ma si trovava a debita distanza dalla sua furia: seduto sul comodo piano da lavoro della cucina.
Saul ringhiò di frustrazione – evidentemente, vaporizzare il divano non gli era risultato sufficiente per mitigare la propria furia. Si scagliò contro il tavolo e fece volare contro la parete anche quello. Pareva stesse accumulando legna per un bel falò.
Era quasi certo che il falò fosse per lui.
-L'hai fatto arrabbiare tanto- borbottò Rudi, in piedi accanto a lui, intento a rimuovere i rimasugli di sangue incrostato da sotto le unghie con uno stuzzicadenti.
Sembrava impassibile, distaccato, privo di emozioni. Fissò la sommità del suo capo, l'attaccatura dei suoi capelli bianchissimi, scese con lo sguardo sul collo, le spalle. Appariva rilassato.
Tuttavia, anche Abel stava iniziando ad assopirsi psicologicamente. Non riusciva a pescare almeno un'emozione che potesse considerarsi consona al momento. Si guardò le mani ricoperte di ferite, lacerazioni. Avevano dovuto fasciargli un paio di dita; il sangue pulsava nelle estremità, stavano iniziando a gonfiarsi e gli facevano così male che, a stento, riusciva a piegarle.
Saul ansimò e smise di distruggere il mobilio della sala. Si girò a fissarlo e gli puntò contro un dito. Ansante, madido di sudore. La sua pelle brillava di luce propria, di furia vibrante, gli sembrava quasi di poterla vedere scorrere sotto la superficie, alimentando i movimenti dei muscoli, infiammando il sangue nelle sue vene. -Se non ti avessimo seguito...-
-Menomale che mi avete seguito- lo interruppe.
Sapeva di aver commesso un errore madornale, non aveva giustificazioni. Era stato imprudente, avventato, stupido.
Ma non lo avrebbe ammesso mai per niente al mondo.Saul grugnì di frustrazione. -Cosa diavolo ti è passato per la testa?- urlò.
Ma le sue urla non lo spaventavano tanto quanto il suo sorriso, anzi.
-Volevo porre un freno a questa guerra del cazzo-
Suo padre rise con amarezza. -E credi che non avessimo già provato a farlo, in passato?-
Scrollò le spalle. -No- rispose candidamente.
Si era convinto che nessuno avesse mai davvero provato a porsi in pace con l'Associazione – e per i più svariati motivi.
-Ti sbagli. Ma non si può scendere a patti con l'A.S.S.S.-
Aggrottò la fronte. -Stai dicendo che hai provato a farlo?-
STAI LEGGENDO
ARABESQUE ~ Capitolo 3
HorrorÈ tornato. È Divina. È un gran rompiballe. Ma è pure vero che è difficile fare finta di essere simpatici quando ti porti il lutto dentro, il mondo è un caos che gode di equilibri spezzati, di crudeltà e odio. Per fortuna, Abel sa sempre come rimet...