Entrarono in casa e trovarono l'appartamento vuoto, al buio.
-E Florian?- domandò Abel.
-Sarà andato a fare la spesa- borbottò Reik, e il suo tono gli fece temere che il suo compagno non fosse ancora del tutto tornato tranquillo.
Scrollò le spalle, tentando di organizzarsi mentalmente sulle cose da fare.
Mangiare, farsi una doccia, forse dormire. Svegliarsi, andare al lavoro. Gli sembrava di avere troppe cose da fare e troppo poco tempo a disposizione per riuscire a farle tutte.
-Mangiare- Iniziamo da questo.
-Sicuro Florian ha preparato qualcosa prima di uscire-
Abel aggrottò la fronte e si avvicinò all'angolo cucina. Trovò subito un contenitore, pronto per essere riscaldato al microonde, con dentro una zuppa di patate e würstel. Fece una smorfia e mise il contenitore nel microonde. -Stai imparando a conoscerlo meglio di me- si lasciò sfuggire e sedette sul piano da lavoro della cucina.
-Passiamo molto tempo insieme-
-Cos'è, una frecciatina?-
-È la realtà dei fatti. Anche da quando sono tornato al lavoro, comunque i miei ritmi rimangono più umani dei tuoi-
-Divertente- borbottò. Il microonde annunciò con un bip di aver terminato il suo compito.
Gli era già passata la fame.
-Sei geloso?-
Abel si mise il contenitore sulle gambe e accettò la forchetta che gli passò il compagno. Cominciò a mangiare distrattamente, seguito da lui, che rimase in piedi al suo fianco. -Perché mi fai questa domanda?-
-Ogni tanto fai delle osservazioni su me e Florian che mi lasciano un po' di incertezza a riguardo-
Scrollò le spalle. -Sono solo geloso del fatto che non riesco a passare con voi tutto il tempo che vorrei. Sono felice che vi siete innamorati-
Reik gli baciò una guancia e sorrise. -Ogni istante è prezioso, insieme-
Abel fece una smorfia. Non era sicuro che qualche istante fosse sufficiente a tenere viva e salda una relazione. -Vado a farmi una doccia- disse e gli passò il contenitore, tornando a poggiare i piedi sul pavimento.
Reik fece per aprire bocca, ma lui si precipitò in bagno. Non aveva il suo stile, il suo charme, non era bravo a interrompere i discorsi con il suo stesso tocco elegante, e lo sapeva. Chiuse la porta del bagno dietro di sé, facendole produrre un tonfo secco, davvero poco elegante e poco romantico.
Altro che baci in ascensore.
Scosse la testa e si spogliò, entrando subito dentro la cabina della doccia. Maledì l'acqua finché non riuscì a miscelarla con la giusta temperatura. Chiuse gli occhi, chinò il capo in avanti. L'acqua gli riempiva le orecchie e attutiva gli stimoli esterni.
Hauke.
Saul.
Ada.
Gesche.
Geert ed Elsa.
Telsa. Chissà come sta Telsa. Avrà saputo della condanna di Erich. Dovrei chiamarla, chiederle come sta.
Poggiò la fronte contro le mattonelle gelide della doccia. Percepì sulla pelle bagnata un improvviso mutamento termico. Sospirò, mentre sentiva la porta del bagno chiudersi, piano. La cabina della doccia venne aperta, poi chiusa di nuovo. Percepì le sue braccia intorno a sé e fu come se qualcosa gli si spezzasse dentro di colpo: venne sopraffatto da immagini frammentarie, ricordi fugaci e raccapriccianti.
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ARABESQUE ~ Capitolo 3
TerrorÈ tornato. È Divina. È un gran rompiballe. Ma è pure vero che è difficile fare finta di essere simpatici quando ti porti il lutto dentro, il mondo è un caos che gode di equilibri spezzati, di crudeltà e odio. Per fortuna, Abel sa sempre come rimet...