Faceva caldo. Il sole era tramontato già da qualche minuto; tra le fronde degli alberi poteva ancora scorgere lingue di fuoco ammorbidite da tenui azzurri, vibranti arancioni. Le foglie assorbivano la luce morente del giorno, illuminate solo in parte, come piccole pietre preziose intente ad arricchire i rami resi neri dall'oscurità incombente. Non soffiava neanche il più leggero alito di vento, l'aria era ferma, carica di umidità, soffocante.
Eppure Abel aveva la pelle ricoperta di brividi. Osservò una coccinella camminare sul bordo laterale della balaustra, la seguì muoversi in avanti, tornare indietro, spalancare le ali e volare via.
Poggiò la nuca contro la parete alle proprie spalle e alzò lo sguardo verso l'uomo che stava in piedi di fronte a lui, con le braccia incrociate sul petto e un'espressione indecifrabile dipinta in viso. Forse si sentiva davvero in colpa per come erano andate le cose meno di un'ora prima, oppure era Abel che continuava a farsi di paranoie proprie proiettandole sugli altri.
Era riuscito a liberarsi di Rudi e dei suoi scatti di ira improvvisi – non avrebbe avuto la forza di mantenerlo calmo ancora a lungo ed era contento che Balthasar lo avesse richiamato a sé per impegnarlo in qualcos'altro, in qualcosa che esulasse del tutto dal prendersi cura di lui. Ormai aveva capito che suo fratello non era affatto stupido come voleva fare credere, ma era contento che avesse accettato quella distrazione imposta, lasciandolo solo.
Solo non lo era per davvero, ma almeno Roberto sembrava in grado di controllare la propria rabbia, a differenza di Rudi. Era sicuramente meno emotivo.
Rabbrividì e si passò le mani sulle braccia. Il caldo gli accarezzava la pelle, ma lui si sentiva gelido, ghiacciato fin nel profondo.
Osservò il manto erboso tingersi di sfumature sempre più scure, i minuti trascorsero velocemente, mentre la sua mente pareva spegnersi e annullare la percezione dello scorrere del tempo. Batté le palpebre e si accorse di non essere più in grado di distinguere con certezza le forme oltre il patio.
-Dovresti dormire un po'- sentì dire da una voce di donna.
Si girò verso l'ingresso del covo e individuò Telsa a un paio di passi di distanza da lui. La riconobbe, oltre che per la voce, dalla linea delle gambe, dal suo odore, dalla dolcezza che gli suscitava la sua sola presenza al proprio fianco. Un'emozione tenera, inspiegabile, ma che era in grado di rimettergli subito il cuore su ritmi più delicati, meno angosciosi.
Non riusciva a vederla in viso, era troppo vicina e lui non aveva granché voglia di alzare la testa, stava comodissimo seduto sul pavimento, le ginocchia tirate al petto e il mento incastrato nell'incavo del gomito di un braccio.
Dormire. Era sveglio, ma non vigile da diverse ore ormai, e si sentiva proprio come se avesse dormito per ore, ma dormito male, malissimo, e per nulla riposato.
Con la coda dell'occhio intravide una mano di Roberto protendersi verso di lui. Rivolse un'occhiataccia in quella direzione, ma alla fine accettò il suo aiuto per rialzarsi.
Si lasciò condurre da entrambi di nuovo dentro il covo, e gli sfuggì una smorfia di disgusto: non ne aveva granché voglia.Lo portarono direttamente nella sua stanza. Abel guardò prima Telsa, poi Roberto, poi il letto e si lasciò cadere su quest'ultimo a pancia in giù. Percepì le dita di Telsa sulla testa neanche dieci secondi dopo e chiuse gli occhi. Il suo tocco gli riportò alla mente i ricordi di altre carezze in situazioni similari, e una tristezza struggente gli strinse il petto. Aveva perso Hauke e non aveva potuto fare nulla per impedirlo. Reik stava male e non poteva fare nulla per aiutarlo. Florian, però, aveva deciso – aveva deciso di lasciarlo. Per quello non avrebbe potuto trovare mai nessuna rassegnazione: se avesse agito in modo diverso, se avesse prestato più attenzione alle sue esigenze, se avesse dedicato qualche istante in più per ascoltarlo. Se.
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ARABESQUE ~ Capitolo 3
HorrorÈ tornato. È Divina. È un gran rompiballe. Ma è pure vero che è difficile fare finta di essere simpatici quando ti porti il lutto dentro, il mondo è un caos che gode di equilibri spezzati, di crudeltà e odio. Per fortuna, Abel sa sempre come rimet...